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Recensione: PELLE DI FOCA di Melania D'Alessandro


copertina di Pelle di foca di Melania D'AlessandroTitolo: Pelle di foca
Autore: Melania D'Alessandro
Prima edizione: Autopubblicato - 16 novembre 2018
Pagine: 400
Prezzo: ebook - € 3,49; cartaceo - € 16,49

Trama
Irlanda, dove il confine tra mito e realtà non è così netto. Là dove l’acqua può diventare la più acerrima dei nemici e al contempo amica fidata, c’è chi racconta storie di selkie e di mondi nascosti. Brennalyn ama ascoltarle, poiché sa che il suo destino è quello di tornare all’oceano che l’ha generata: ha le mani palmate, gli occhi e i capelli scuri come le donne-foca delle leggende. Tuttavia il paese diffida di lei, raccolta da Fergus la notte di Ognissanti quando era ancora in fasce. Divisa tra terra e acqua, Brennalyn desidera la libertà che solo il mare può darle. Attraverso il pregiudizio, la superstizione e la solitudine, imparerà a conoscersi, accettando la pelle di foca che l’accompagna dalla nascita.

***
D’Alessandro sceglie per Pelle di foca un’intonazione che fa del suo romanzo una fiaba che, senza tempo e senza età, può intrattenere sia lettori giovani che maturi. Sono sincera: proprio questa peculiarità mi ha destabilizzata molto in un primo momento e ho continuato a domandarmi a quale lettore si stesse idealmente rivolgendo l’autrice. D’altra parte, ne risulta uno stile piacevole e attento alle parole che lascia emergere gli elementi di forza del romanzo.
L’ambientazione irlandese ne è esempio perché non è relegata sullo sfondo né è sfruttata per poter rendere plausibile che una selkie sia protagonista. I personaggi sono, infatti, calati all’interno della loro cultura: omaggiano ricorrenze e seguono tradizioni (anche gastronomiche) che rivelano la conoscenza dell’autrice stessa.
Interessanti i riferimenti alle leggende, ai miti e alle favole irlandesi che, tutti esplicitati in una nota bibliografica finale, sono inseriti nella narrazione attraverso l’espediente del racconto orale e della storia della buonanotte. Sebbene, talvolta, mi sia sembrato che la narrazione subisse così uno stacco troppo forte, alcuni racconti mi sono piaciuti e in particolare quello della Strega del mare.
Il romanzo segue la crescita di Brennalyn, soffermandosi sulle esperienze uniche che la bambina vive grazie alla sua indole e su quelle più comuni, dall’inserimento scolastico ai nuovi incontri. Non è difficile intuire che, temuta e respinta, Brenna colleziona per lo più piccole e grandi cattiverie: le è fondamentale l’affetto di Fergus che, pur con i suoi limiti, la spinge ad alimentare la sua fantasia e ad aspirare alla libertà.
Forse la necessità di far cogliere le sfumature dell’educazione di Brenna, del suo carattere e di quello di Fergus, crea uno sbilanciamento tra le parti che acquistano un ritmo più incalzante verso la conclusione. Rovescio (positivo) della medaglia è un’accurata e particolareggiata costruzione dei personaggi principali. Inoltre, il narratore denuncia anche le ombre che oscurano l’animo della bambina e del pescatore e, cercando una posizione neutrale, cerca di mostrarli anche nella loro imperfezione.
Il libro è piacevolmente arricchito dai disegni dell’autrice, che aggiungono poesia alla suggestione delle parole e permettono di soffermarsi su episodi specifici della storia.
Pelle di foca trae dai miti e dalle leggende irlandesi vigore, ma non ne condivide la sospensione per guardare l’essere umano e le sue debolezze da molto più vicino di quanto ci si potrebbe aspettare.




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