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Recensione: IL MARE NON ASPETTA. VIAGGIO EMOTIVO IN NORVEGIA di Valentina Fortichiari

Titolo: Il mare non aspetta. Viaggio emotivo in Norvegia
Autorǝ: Valentina Fortichiari
Editore: Oligo - 10 maggio 2024
Pagine: 112
Prezzo: cartaceo - € 13,00

Trama
In questo nuovo racconto emozionante e poetico, ambientato in Norvegia, tra Olso e le Isole Lofoten, Valentina Fortichiari torna a unire la predilezione per il grande Nord con la passione per l’elemento acquatico (l’autrice è stata agonista, insegnante di nuoto, e tuttora è nuotatrice). Con una scrittura sobria, suggestiva, la narrazione è centrata sul rapporto sentimentale tra padre e figlia, fatto di nuotate condivise, ricordi, momenti indimenticabili (la magia dell’aurora boreale). Sullo sfondo, il lavoro sulla scrittura e la frequentazione di personaggi (in parte riconoscibili), protagonisti della cultura degli ultimi anni, sono frutto dell’esperienza in parte autobiografica dell’autrice che al mondo delle case editrici ha dedicato e dedica gran parte della propria esistenza.

***

Il mare non aspetta è il dispiegamento del rapporto tra Arya, la protagonista e voce narrante, e il padre, ormai anziano e malato. È anche la storia dell’inspiegabile abbandono da parte della madre. L’evento, che lascia un trauma irrisolto e moltiplicato dal trasferimento della migliore amica di Arya anni dopo, rende ancora più importante il legame tra padre e figlia.

Nel racconto di Arya la madre diventa una figura eterea, irraggiungibile e inspiegabile.

Nella breve foliazione si condensano molti aspetti della vita della protagonista, ma nel complesso e senza che costituisca un difetto, Il mare non aspetta è un romanzo senza trama.

I pensieri e i ricordi di Arya si rincorrono, apparentemente disordinati, per delineare la sua vita e la sua persona, tra passato e presente: una bambina con la passione per il nuoto e una donna ancora innamorata del mare e affezionata al padre.

La centralità rivestita dal mare, non a caso presente anche nel titolo, invita a riflettere sull’ambientazione del romanzo: non solo genericamente sulla Norvegia, seppure delineata con ampie e suggestive pennellate da Fortichiari, ma sugli scenari principali.

Esclusa la casa natìa, l’appartamento dove Arya ancora vive e che, d’altra parte, occupa uno spazio limitato e non vissuto, i luoghi del romanzo sono tre: la casa del padre, la casa editrice e il mare.

Il padre vive su una delle isole Lofoten, in una casa che lo rispecchia negli interessi e nelle abitudini e dove la protagonista assapora la stessa serenità che avrebbe tra le braccia paterne.

In questa prospettiva la casa paterna acquista un valore maggiore e più significativo di quella di famiglia.

Il rapporto tra Arya e il padre, però, si dispiega in mare, quando nuotano insieme o osservano le bracciate e i talloni l’unǝ dell’altrǝ.

 

Nuotare insieme è come dargli il braccio in una lunga camminata, solo che in acqua non abbiamo peso, fluttiamo e tutto è più facile, leggero, inconsistente.

 

I pensieri non restano a riva come afferma la protagonista. Come i corpi dei nuotatori, diventano invece più leggeri e facili e li abbracciano svolgendosi bracciata dopo bracciata.

Al mare rimanda anche l’ufficio di Arya che, non a caso, è stato ribattezzato “la prua della nave”. Nella casa editrice il rapporto che viene raccontato è quello con l’editore Magnus Spangrud, mentore e figura importantissima nel tracciare i binari professionali della protagonista.
Confesso che mi soffermo volentieri sulla casa editrice perché, amando le riflessioni su scrittura ed editoria, mi è difficile non apprezzare aneddoti e riferimenti.

 

«Mi limito a lavorare sulle parole, sulla scrittura di altri, papà. È come forgiare metalli, dare forma a qualcosa che a volte ha bisogno di un’armonia che non c’è. E che io intravedo. So come aiutare gli altri a mettere ordine nei pensieri, a volte nei personaggi. Come dare un’ombra di trucco a un pallore che ha bisogno di luce e di colore. Ho fatto qualcosa di buono anche nelle traduzioni. È come scrivere, sai? O meglio, è una forma di scrittura, una riscrittura che parte dalla creazione di altri, ci entra in punta di piedi, la assimila, nella cadenza, nella trama, nelle suggestioni, in ogni vibrazione, e la riformula in una lingua differente».

 

Come accennato, Il mare non aspetta non contempla lo svolgersi di una vicenda o a risoluzione psicologica di personaggi. Sono le pagine di una vita, il racconto di un rapporto personale.

Il mare non aspetta si legge con facilità: non perché breve, ma perché capace di tenere l’attenzione.

Se non è detto che una lettura debba lasciare qualcosa per essere piacevole, forse questa non lo ha fatto con me o più semplicemente è ancora troppo presto per riconoscerlo. Tuttavia, mi ha sorpreso la scrittura di Fortechiari, priva di barocchismi, ma ugualmente suggestiva e appassionata.





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