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Recensione MISS BEE E IL CADAVERE IN BIBLIOTECA di Alessia Gazzola


MISS BEE E IL CADAVERE IN BIBLIOTECA
(#1, Miss Bee)
di Alessia Gazzola
Longanesi | La Gaja Scienza | 256 pagine
ebook €8,99 | cartaceo €14,90
19 novembre 2024


Londra, 1924. La ventenne Beatrice Bernabò, detta Miss Bee, si è trasferita nella capitale inglese al seguito del padre Leonida, docente di Italianistica all'Università. Il mandato del padre gode della protezione dell'ambasciatore italiano nel Regno Unito. Invitata a cena dalla nobile dirimpettaia, Mrs. Ashbury – vedova e madre di un unico e affascinante figlio, il conturbante Christopher detto Kit – Beatrice si trova suo malgrado in mezzo a un giallo che è al contempo un triangolo amoroso: se non è colpevole l'uno, lo è l'altro. Ma lei di chi è innamorata, dell'uno o dell'altro? Ambientata nel mondo patinato e decadente dell'aristocrazia britannica al risveglio dall'incubo della Prima guerra mondiale, tra seducenti visconti e detective che sognano di tagliar loro la testa come nella rivoluzione francese, questa avventura di Miss Bee è una frizzante e incantevole combinazione di suggestioni – da Agatha Christie a Downton Abbey, dai romanzi di Frances Hodgson Burnett fino a Bridgerton – cui si aggiunge l'inconfondibile unicità del tocco di Alessia Gazzola.

La mia recensione
Dopo Alice e Costanza arriva Beatrice. Alessia Gazzola torna con una nuova protagonista e una nuova serie, lontano questa volta dalla Roma moderna e dalla Verona del freddo nord; siamo, infatti, nella Londra degli sfavillanti anni '20. Beatrice Bernabò, italiana trasferitasi a Londra a seguito del padre professore, due sorelle, una passione per i paralumi e un amore segreto con il nobile dirimpettaio, Kit Ashbury, figlio della sua illustre mecenate londinese. Cosa potrà mai andare storto in tutto ciò? Ad una cena di Mrs Ashbury Beatrice non solo incontra l'undicesimo visconte di Warthmore ma si imbatte anche in un cadavere e di conseguenza nell'ispettore capo Blackburn, impegnato nelle indagini. E in men che non si dica anche la stessa Bee si ritrova a indagare, ma per salvare chi? Kit o Lord Warthmore? 

Io li vedo i vostri occhi che roteano, lo sento un sospirone: un altro triangolo amoroso! Si! Anzi, vi dirò di più, per un pezzo di libro siamo pure in un quadrilatero (???). E sapete una cosa? A me Miss Bee sta simpatica. Ma facciamo un passo alla volta. Che l'autrice si diverta con i gialli un po' più leggeri, di quelli in cui di sangue e storie truci manco si sente la puzza, lo sappiamo e credo che squadra che vince non si cambia. Anche con Beatrice il tono è quello, un giallo ben congegnato, un'intricata storia di amore, una soluzione che non è quella, una rivelazione finale e una protagonista scaltra e furba abbastanza da uscirne indenne ma non abbastanza pronta da capire che non sempre il cuore ti porta dal lato giusto della vita. 
Ero un po' dubbiosa sull'ambientazione storica, temevo un po' che la sfacciataggine e la civetteria dei ruggenti anni '20 avrebbero reso un'oca insopportabile la protagonista. Non avviene (grazie al cielo!), perchè Beatrice e tutto fuorché un'oca. Accecata da un amore fasullo? Certo, ma è anche pronta e intelligente, vuole mostrarsi per quella che è e non nascondersi dietro il suo essere donna e per giunta non ancora maritata. È una tosta insomma la nostra Beatrice e spero continui così. 

Meno convincenti i personaggi maschili. Lasciamo perdere il buon Kit che ha il carisma di uno dei paralumi di Beatrice, ma devo ancora inquadrare tanto Lord Warthmore quanto l'ispettore Blackburn, entrambi non ancora delineati nel loro effettivo ruolo; il primo cambia carattere come cambia il vento, il secondo ci potrebbe dare delle gioie, ma si deve un pochino muovere. Vedremo come saranno e cosa faranno nel prossimo libro. 

Elemento che secondo me cozza poco con il resto del romanzo è la questione padre di Beatrice e fascismo, inserita a forza manco fosse una scarpa troppo piccola. Sono gli anni della marcia su Roma e della salita al potere di Mussolini ma non li ho trovati ben inseriti nel contesto. O meglio mi è sembrato che il professor Bernabò e la stessa Beatrice avessero una visione troppo vicina a quella che avremmo noi, troppo "col senno di poi" e non più affine a quella del periodo, per altro fuori Italia. È un elemento che stona, anche perchè torna diverse volte e su cui secondo me andava fatta una riflessione diversa da parte dell'autrice, più vicina a quello che era il pensiero del 1924 e non a quello che possiamo pensare noi nel 2025. 

In conclusione, è stata una lettura piacevole, un ottimo intermezzo tra letture più importanti, giallo ma non troppo, romance ma non troppo. Per me è stato un ottimo ritorno ad una lettura più piacevole e più scorrevole e dopo due libri lenti e pesanti ci voleva qualcosa che invece fosse un po' più frizzante. Certo, ha le sue pecche ma sicuramente continuerò la serie!

Voto
...e mezzo!


Alla prossima





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