Recensione: IL RE DELLE FATE D'AUTUNNO di Claudio Chiaverotti e Pierluigi Porazzi

4/10/2024

Titolo; Il re delle fate d'autunno. In fondo alle filastrocche è sempre buio
Autori: Claudio Chiaverotti e Pierluigi Porazzi
Editore: Mursia - 22 febbraio 2024
Pagine: 304
Prezzo: cartaceo - € 18,00

Trama
«Dolcezza, un puntino quasi dimenticato su qualunque mappa stradale, qualche migliaia di abitanti, poche anime rimaste, la maggior parte vendute per molto meno di trenta denari. Tutti invece conoscono la fabbrica di prodotti chimici che dà lavoro alla maggior parte degli abitanti del paese, l’Ekta.»

Adolescenti, belle e con qualche segreto di troppo: sono le vittime di un serial killer che si fa chiamare il re delle fate d’autunno e semina terrore nello sperduto paesino di Dolcezza, in Friuli. Al caso lavora l’ispettrice Foscari che, con il suo vice Chiarloni, scava tra le torbide ombre di una provincia solo all’apparenza tranquilla. Chi è l’assassino? Perché uccide? E ha qualcosa a che fare con l’Ekta, la fabbrica che tutti in paese detestano e temono?

***


La vita è un film. Un thriller senza logica, 
con il finale che crolla in pezzi e si ricompone sulle sue domande. 

Dolcezza è un paesino di provincia come tanti: sconosciuto ai più, sostenuto dalla presenza di una fabbrica importante nella quale, bene o male, lavorano tuttз. A Dolcezza c’è l’Ekta, le cui emissioni ufficialmente sono nei limiti di legge ma avvelenano e uccidono lavoratorз e famiglie.
Ma Silvia e le altre ragazze rapite a Dolcezza non sono state uccise dai fumi dell’Ekta. Giovani. belle e apparentemente innocenti come le fate a cui inneggiano i versi della filastrocca ritrovati sui loro corpi, sono vittime di un serial killer che deve essere fermato.
Il caso è da subito nelle mani dell’ispettrice Giulia Foscari e del suo vice Chiarloni. Se tanti dubbi si assiepano attorno all’identità dell’assassino, sembra da escludersi che si tratti di un forestiere.
Ma tutti i cittadini di Dolcezza potrebbero avere attitudini o tratti sospetti e, peggio ancora, tutti potrebbero avere un movente.

«Perché avete celebrato quel rito?»
«Per uccidere il mostro.»

L’esposizione del malessere e del disagio sociale, provocati e alimentati dagli orizzonti chiusi di un paese perso nella provincia, si inserisce all’interno della narrazione come un tassello fondamentale per comprendere la realtà in cui si muovono i personaggi, da Giulia all’assassino.
Chiaverotti e Porazzi mostrano così la capacità del male di farsi strada tra le fratture della psiche, come promessa anestetizzante del dolore.
La trama intessuta dagli autori porta a sospettare di tutti, con pochissime eccezioni. D’altra parte, se poco mi hanno esaltata i colpi di scena, ho trovato una penna convincente che ha un punto di forza in una protagonista che meriterebbe una serie.
Mi è sembrato interessante anche il processo di profiling descritto nel romanzo: Giulia non aspetta di avere tutti i dettagli per sedersi a tavolino e unire i punti. Lascia spaziare la mente in cerca di associazioni inaspettate, tenendosi così lontana da propri bias cognitivi e non escludendo alcuna ipotesi.
Il re delle fate d’autunno è thriller da leggere d’un fiato, avvincente quanto basta per una lettura d’evasione.




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