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C'era una volta... #3


"C'era una volta...". È così che hanno inizio alcuni dei racconti più importanti della nostra vita. Quasi fossero parte di una formula magica, queste parole hanno il potere di rinnovarsi e volgersi al presente ogni volta che vengono pronunciate o lette.
Nel tentativo di regalarvi un briciolo di magia, abbiamo ideato la rubrica "C'era una volta..." per condividere gli incipit più belli e suggestivi dei libri che abbiamo letto.


Buonasera amici :-) come state? Infreddoliti come la sottoscritta? Chiamatemi incontentabile, ma non amo il freddo né il caldo...mi piace il clima mite delle mezze stagioni e tra gennaio/febbraio il mio umore non è proprio dei migliori. Per fortuna che ci sono i libri per tirarci su ^-^ e oggi vi lascio proprio l'incipit di un bel romanzo. Sì, doveva esserci una mia recensione, ma come al solito non ho fatto in tempo a scriverla. Che novità, eh?

Moonstone

Gina Laddaga



Prologo
Con mano tremante, presi in mano il coltello stringendolo forte per il manico. Mi avvicinai ai tre lupi e istantaneamente il lupo bianco mi guardò con i suoi occhi azzurro ghiaccio. "Come faccio?" domandai a me stessa "COME FACCIO?"

Primo capitolo
La prima nevicata invernale a Montepulciano - cittadina Toscana circondata da cinta murarie e fortificazioni datate intorno al 1500 - dopo anni di inverni miti, si presentò inaspettata e molto abbondante. Si formarono strati di ghiaccio, per colpa della bassa temperatura, che rendevano scivolosi i marciapiedi, le pendenze e le scalinate dei palazzi in Piazza Grande. I bambini erano eccitati: di pomeriggio tiravano fuori gli slittini colorati, usati nelle loro vacanze in montagna - qui non nevicava quasi mai - e a coppie scendevano le ripide discese del Corso. Era quasi impossibile arrivare a piedi in centro, percorrendo le antiche salite ripide. Eppure quella sera dovetti percorrere quasi tutta la strada a piedi - gli autobus che portavano in Piazza Grande dopo le 20.00 non viaggiavano più. Tantomeno con la neve.
Lavoravo nel bar accanto al Palazzo Comunale e il mio turno iniziava ogni sera alle 22.00; questo voleva dire che per arrivare in orario ero partita, quella sera, circa un'ora prima da casa mia, per camminare lentamente nei miei Moon Boot azzurri ed evitare di rompermi l'osso del collo. Vivevo con mia nonna Lisa da quando i miei genitori si erano trasferiti in America. Mia madre Stella era toscana, ma mio padre Steven era del New Jersey. Si erano conosciuti a Tijuana in Messico, entrambi in vacanza, e da quell'amore nacqui io. Dopo essersi sposati a Las Vegas e dopo la mia nascita, mia madre decise di tornare in Italia e mio padre la seguì: si sposarono anche in Toscana. Per quanto mi riguarda, avevo visto l'America solo dall'interno del ventre materno, quindi era come se non la conoscessi. Avevo deciso di restare a Montepulciano con mia nonna materna. Io l'adoravo e lei adorava me. Mia madre, casalinga frustrata, aveva insistito fino allo stremo delle sue forze psichiche purchè li seguissi in America: mio padre, piscoterapeuta, era riuscito a trovare lavoro in un centro di detenzione minorile a Belvidere, nel New Jersey - da anni bramava quel lavoro - e voleva trasferirsi. Mia madre voleva seguirlo naturalmente, ma io no. Sentivo che il New Jersey non era casa mia. Montepulciano sì.




Allora, cosa ne pensate? Io trovo sia un incipit che coinvolge immediatamente per il tono colloquiale dello stile!
Per caso avete già letto Moonstone?
Fatemi sapere!







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