Titolo: Navigazioni di Circe
Autore: Sandra Petrignani
Editore: Theoria (poi Baldini&Castoldi)
Pagine: 138
Prezzo: cartaceo - € 8,90 (indicativo)
Trama
Nell'Odissea la maga Circe parla ben poco di sé: dea innamorata per volere del Fato, si esprime quel tanto che basta per adempiere al suo compito, e congeda Ulisse nella consapevolezza di averlo dovuto amare al solo scopo di farsi abbandonare da lui.
***
Sono Circe, so e posso aspettare per anni.
Il tempo che non conosco è, proprio per ciò, dalla mia parte e nel tempo prima o poi tutto ritorna.
Circe si è accorta di loro per caso: non sa se quei fogli bianchi siano sempre stati lì, celati dal disordine della sua casa e in attesa, o se li abbia acquistati lei stessa per poi dimenticarsene. Ora che li ha notati, però, non può opporsi: deve scrivere e dare a quei fogli il colore di un’emozione. La maga si sente quasi vittima di un sortilegio, ma forse la vera magia sta proprio nel suo racconto.
Mentre scrive con la sua macchina da scrivere, Circe scopre che i fogli non accettano un ordine e, ribelli, volano via, si perdono e sono vittima degli attacchi del gatto Bertuccia. Il libro che leggiamo è, appunto, una raccolta degli scritti della maga e io, avendo letto quanto dispettosi siano stati, mi diverto a immaginare che non siano tutti e alcuni, sfuggiti all’autrice, proseguano per il mondo le navigazioni di Circe.
La donna racconta le sue giornate e gli impegni quotidiani che la dividono tra la raccolta delle conchiglie e la cura dei prigionieri, ma al centro del racconto si trovano l’arrivo e l’attesa del ritorno di Ulisse. Circe, infatti, rimane colpita dall’aspetto dell’eroe luminoso, ma ancora di più è invaghita dall’aura che lo avvolge.
Il primo periodo trascorso assieme è fugace: Ulisse è presto pronto a ripartire, deve lasciare Circe che, nonostante quanto malignamente dicono, non può fare alcunché per trattenerlo. Riesce a strappargli una piccola promessa.
Prima che i narcisi appassiscano sarò di nuovo qui.
E adesso ho anche questo compito: prendermi cura dei fiori per permettergli di tenere fede alla promessa.
In molti credono che Circe rapisca gli uomini, li trasformi addirittura. In realtà non subiscono alcun sortilegio e spontaneamente scelgono di entrare nella gabbia dove altri compagni li attendono, pur di restare con lei. Più volte la donna spiega che non vi è costrizione alcuna, proclamando tra le righe la propria innocenza. Permane, tuttavia, la stessa inquietudine evocata dalla stanza proibita di Don Elemirio nel Barbablù di Nothomb.
Petrignani non propone la sua versione del mito, non lo rivisita in chiave moderna: elude il tempo, forse se ne prende gioco e lascia che la sua protagonista e i suoi compagni abbiano accesso a strumenti estranei a Omero, ma non trasforma le possibilità della loro esperienza.
Nel suo esordio l’autrice si limita a offrire un’occasione alla maga: quella di raccontarsi e far conoscere una storia che né Omero né altri hanno narrato. Navigazioni di Circe è, dunque, la confessione di una donna generosa che accoglie, soddisfa e ama, ma nondimeno presto si annoia, perde interesse e il sentimento diventa un dolce ricordo, un affetto meno catalizzante. A dispetto dei suoi innumerevoli amori sono molte le ore che ella trascorre in solitudine sulla spiaggia.
Questi ricordi mi fanno male. È per compiacere i fogli che scrivo, vogliono racconti e racconterò. In azzurro: calma, arrendevolezza, abbandono. Il colore del richiamo e del bello. Seduti sulla sabbia fredda siamo stati un tempo lunghissimo a guardarci in silenzio con un senso di piacevole pienezza e, insieme, di paura profetica.
Succede all’inizio d’ogni amore; è proprio la consapevolezza della sua caducità ad imporre quell’urgenza quella fretta quell’accelerazione del corpo e dello spirito che tutti hanno sperimentato.
E prima della fretta, a volte, si verifica il suo contrario, una perfetta immobilità: la tensione ferma dell’atleta prima dello scatto, inizio di una corsa che presto o tardi si arresta.
Sebbene Circe si metta in mare in un paio di occasioni e dal mare si allontani per poter adottare una nuova prospettiva, le sue navigazioni non hanno a che fare con percorsi geografici: sono esplorazioni dell’anima, la sua innanzitutto. A renderle possibili sono i fogli, detestati e amati tiranni: la loro presenza nella narrazione ne trasforma la natura, consentendole di superare i limiti del romanzo e di diventare scrittura della scrittura. Petrignani fa, così, della storia di Circe un gioco metaletterario, un momento di riflessione sulla scrittura stessa e sul ruolo che essa si trova ad avere nella vita di chi la pratica. La scrittura è supporto di memoria, ma anche immagine, duplicato: quale rapporto ha con la realtà?
Ho provato a resistere, ma poi la curiosità di rivedere i racconti, di verificare cosa si fosse conservato e cosa distrutto l’ha avuta vinta. Perciò ho cavato fuori dal bagaglio tutti i fogli e riordinatili alla meglio mi sono messa a leggere. E più leggevo, più sentivo ardermi le guance. Cos’era quella roba che appariva come uno spudorato duplicato della vita? Sia pure pieno di lacune, risultato della selezione casuale dovuta ai colpi di vento, al fuoco e agli altri fattori naturali che sappiamo, era comunque uno sfacciato duplicato. Ma se ho impiegato il tempo a scrivere tanto minuziosamente la vita, come ho fatto a viverla? È possibile vivere e scrivere contemporaneamente?
Nonostante la portata filosofica dei pensieri di Circe/Petrignani, la lettura è agevole. La penna dell’autrice è leggera ed equilibrata, arguta e precisa nel tracciare una storia dall’apparenza semplice, ma dalle notevoli implicazioni.
Il piacere estremo con cui ho letto Navigazioni di Circe si è sciolto in una comprensione più profonda delle sue pagine e già sento che questo libro lascerà il segno.
Amo l'"Odissea" e tutto ciò che riguarda la mitologia greca, quindi mi segno subito questo libro.
RispondiEliminaSpero che ti piaccia!
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