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Recensione: TREMI CHI È INNOCENTE - BARBARA FRANDINO


TREMI CHI È INNOCENTE
di Barbara Frandino
Einaudi | I Coralli | 208 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €17,50
14 gennaio 2025


Una famiglia può essere un piccolo universo. E se a raccontarla mentre esplode è un ragazzino di sedici anni con una voce trascinante, una testa fuori dal comune, una vita sociale ai minimi termini e un numero considerevole di mali immaginari, tutto si fa più mosso e imprevedibile. Il punto è che quando i desideri di Nico cominciano ad avverarsi, un uomo muore. Ma tutti nella sua famiglia hanno un movente per uccidere. E una vita piena di segreti e di colpe, di crepe e di bagliori. «Quello che non capisco è perché adesso ce ne stiamo qui a cercare di imbrogliarci a vicenda, a fingere di essere una famiglia normale, persone normali». Quando il cadavere di un uomo viene ripescato nel fiume, Nico è certo di sapere di chi si tratta. Per una ragione molto semplice: è stato lui a ucciderlo. O almeno così crede. Nel tentativo di ricostruire i fatti, per assolversi o condannarsi, si ritrova a scavare nelle bugie della sua famiglia e a cercare l’origine della loro infelicità, che come una malattia si è propagata e ha infettato ogni cosa. Persino i desideri. Magari tutto è cominciato quando suo padre, un ingegnere in cerca della felicità termodinamica, ha iniziato a riempire la casa di oggetti che lui stesso avrebbe voluto inventare. O quando sua madre, con un diploma di laurea che prende polvere in un cassetto, ha sognato di perdersi dentro i libri che ama e sparire per sempre. Oppure nel momento preciso in cui Nico ha guardato suo zio e ha temuto di somigliargli. O magari un motivo non c’è, succede e basta, che le vite precipitino. La certezza diventa presto una sola: per quella morte tutti avrebbero un movente, perché tutti hanno qualcosa da nascondere. A tratti crudele, a tratti ironica, sempre efficacissima, la scrittura è la vera arma di questo romanzo mondo. Un noir familiare che si legge d’un fiato, un ordigno perfetto che ci lascia intravedere la distanza minima tra chi siamo e chi potremmo essere.


La mia recensione
Voi pensate di aprire questo romanzo e trovarci dentro un thrillerone! Un efferato delitto? Un colpevole ancora sconosciuto? Lo so che quel titolo vi urla "indagine in corso" da tutti i pizzi! E invece... no. O meglio, non proprio. Una morte c'è, un delitto pure, e tutto prende le mosse da lì, da quando viene ritrovato un cadavere nel fiume. Chi è, chi non è, Nico, 16 anni e una vita a cercare di capire quei mal di testa che sempre più spesso gli spaccano il cervello a metà, ne è certo: sa chi è il morto e lo sa perchè lo ha ucciso lui. Fermi tutti! Nel cercare di rimettere insieme i pezzi di quello che è successo, proprio Nico ci accompagna a conoscere quella famiglia perfetta che gli ruota intorno e che in realtà è completamente al tracollo. Una madre frustrata che si abbandona nelle braccia delle storie dei romanzi, un padre diabetico a cui piace accumulare elettrodomestici, uno zio che forse una retta via non l'ha mai avuta. 

Non è semplice parlare di questo libro perché ha al suo interno tante sfaccettature e soprattutto perchè ti stupisce con un racconto in realtà molto delicato. Questo romanzo parla di una famiglia che avrebbe tutte le carte in tavola per essere felice e che invece è completamente alla deriva, impregnata com'è di bugie, non detti e giudizi. E Nico ci accompagna proprio nelle sue trame, a guardare quella madre che lo ha sempre soffocato e che improvvisamente scopre essere bugiarda e traditrice e quel padre vittimista e debole, forse troppo ingenuo, in realtà con un vuoto interno che cerca di colmare accumulando roba. Nico non è al di fuori di tutto ciò, ha solo 16 anni eppure è frutto di quella famiglia sfasciata.
In questo mondo bello e brillante fuori, cupo e marcio dentro, si incastra la morte di un uomo, il cui cadavere viene trovato oltre la diga sul fiume, gonfio e bluastro. E se ad una prima battuta Nico pensa di averlo ucciso con delle semplici parole, presto si rende conto che in tanti lo avrebbero voluto morto, in tanti avrebbero potuto farlo. 
Come dicevo all'inizio è un romanzo che avrebbe tutte le carte in tavola per essere un thriller eppure anche lui ci mente un po', perchè a leggerlo bene ci racconta di un piccolo universo familiare che, se nel passato è stato felice, oggi come in uno sviluppo naturale si accartoccia in tanta felicità e implode, in maniera silenziosa e impercettibile, ma anche risoluta e irreversibile. Erano "una bella squadra, siamo tre solitudini che cercano di salvarsi". E al centro c'è Nico che nel suo auto incolparsi dell'omicidio sembra quasi farlo anche per la crisi familiare che volente o nolente lo investe, trascinato giù nell'abisso da genitori disfunzionali che tutto avrebbero dovuto fare nella vita tranne che stare insieme. 

È un romanzo breve, come breve e nette sono le scene che l'autrice propone di volta in volta. Non ci butta addosso riflessioni profonde e filosofiche ma ci spinge a farci una nostra opinione, a giudicare in positivo o meno (quello sta al lettore) Nico e la sua famiglia. E in certo senso noi lettori stessi diventiamo Nico, guardiamo con disapprovazione la madre apatica, persa nelle storie altrui, con pietà quel padre così poco considerato da dover rinfacciare a tutti chi è che porta i soldi a casa. E alla fine... alla fine storciamo un po' il naso davanti ad un conclusione forse un po' troppo frettolosa ma che sa, comunque, magari non di un nuovo inizio, ma di un'altra continuazione. 

Voto
... e mezzo!


Alla prossima










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