Recensione: CORSO REGINA 68 di CAMILLA BONETTI

9/28/2016


Titolo: Corso Regina 68
Autrice: Camilla Bonetti
Editore: Bookabook
Pagine: 101

Sinossi: Cosa ci fa una fata a Torino? Evocata per errore da Virginia, precaria aspirante scrittrice ventinovenne, Fata Madrina si ritrova in un monolocale di Corso Regina, civico 68. La convivenza forzata non è semplice e non ha idea di come tornare nel Regno delle Fiabe: il monolocale è troppo piccolo per contenere le iniziative della bacchetta magica e gestire le difficoltà di adattamento alla vita di città.
Con il passare dei giorni, inoltre, il velo di perfezione turchese che avvolge la fata diminuisce, facendo sospettare una nuova verità. Intanto Viola, la vicina di casa iper-razionale di Virginia, si innamora della persona sbagliata, mescolando ancora una volta le carte all’ombra della Mole. Tra ex fidanzati che si sposano, amici con benefit, macellai vegetariani e liceali svogliati, Madrina e Virginia riusciranno a trovare il loro lieto fine.


La mia opinione: 
Virginia vive a Torino, è un'insegnante precaria e al momento è depressa a causa dei suoi ex, visto che uno la chiama a suo piacimento e l'altro sta per sposarsi con un'altra.

In tutto ciò, un sabato mattina alle 6, si presenta alla sua porta una strana signora anziana, vestita d'azzurro e che sembra conoscerla. Viene fuori che la signora non è pazza ma è la fata madrina, si, proprio quella di Cenerentola!

Questa volta però, non sarà la fata madrina a risolvere le cose perché in primis è la sua vita che è un gran macello! Di fatto, non sappiamo granché di questo personaggio, sarà lei stessa a darci la sua versione e visione delle cose.

Ci sono delle scene tipiche da film Disney ma rivisitate in chiave realistica, molto ironiche e divertenti!

Sia dalla copertina che dal romanzo, traspare l'amore dell'autrice per Torino, diciamo che invoglia ad andarci o tornarci.

Nell'introduzione l'autrice ci svela che il titolo del romanzo è legato proprio ad un suo vecchio indirizzo nell'amata Torino, allo stesso tempo però, prende le distanze dai contenuti del romanzo e non ho ben capito perché, magari si tratta solo di ironia.

Il romanzo è originale e particolare, c'è quel pizzico di magia che non guasta, ma essa non edulcora la realtà come si potrebbe supporre, nel complesso si legge con piacere.

Mi ha ricordato quando da piccola desideravo tanto una bacchetta magica per ottenere quello che volevo, sistemare ciò che non andava e così via. I sogni son desideri.... di felicitàààààà.

Il romanzo, invece, ci fa chiaramente capire che non serve la bacchetta magica per sistemare le cose, spesso basta cambiare la propria prospettiva.



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