Recensione: PISTA NERA di Antonio Manzini

9/26/2016

Titolo: Pista nera
Serie: Rocco Schiavone #1

Autore: Antonio Manzini

Editore: Sellerio
Pagine: 278


Prezzo: € 13 (cartaceo) € 8,99 (ebook)


TRAMA

Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. Però ha talento. Mette un tassello dietro l'altro nell'enigma dell'inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav'uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l'unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida ("in natura la morte non ha colpe"), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.



LA MIA OPINIONE
Sono una lettrice di gialli di vecchia data, chi mi segue da un po' lo saprà già. Negli anni del'adolescenza le mie letture sono sempre state orientate verso questo genere, che è quello che accomuna un po' tutta la mia famiglia. 
Nonostante le mie molte letture in questo campo, però, ancora non mi era capitato di incontrare un investigatore come Rocco Schiavone.
Il vicequestore romano (chiamatelo "commissario" e subirete la sua ira funesta), trasferito ad Aosta per motivi discilplinari, da quando si trova alle pendici delle Alpi non si può certo definire felice.
Aosta è completamente diversa dalla sua Roma, che gli manca come se gli avessero strappato un pezzo di cuore. Ma, mentre ogni tanto continua a persersi nei dolci ricordi legati alla città eterna, Rocco si ritrova tra capo e collo un caso piuttosto complicato, che comprende un cadavere fatto a pezzi da un gatto delle nevi.
Una rottura di scatole bella e buona, insomma.
Schiavone così si ritrova ad indagare sulla vita del povero morto ammazzato, Leone Micciché, con i suoi metodi investigativi poco ortodossi ma che finiscono per risultare efficaci.



Schiavone è un personaggio senza mezze misure, che impone al lettore di essere a sua volta senza messe misure. Si può soltanto amare o odiare, non ci sono altre scelte. Per oltre metà del romanzo l'ho trovato insopportabile, uno di quei personaggi che se fossero stati reali avrei preso volentieri a padellate, un investigatore così lontano da quelli di cui avevo letto fino ad ora che avrei potuto mettere da parte senza troppi complimenti. Ma così non è stato, perché questo personaggio ha finito per trascinarmi in fondo a questo romanzo nel tempo record di due giorni, cosa che non mi succedeva da mesi. Perché sì, volevo scoprire chi fosse il colpevole, ma è innegabile che la storia in questo romanzo la faccia il protagonista. 
Intrattabile, cinico, anaffettivo, se ne infischia delle regole per un buon 90% del tempo eppure, alla fine, non si può fare a meno di affezionarsi a lui.
Un protagonista caratterizzato benissimo sin dai primi capitoli, che viene affiancato da personaggi secondari altrettanto ben caratterizzati, in un romanzo che ha un'ottimo ritmo narrativo e risulta avvincente fino all'ultima pagina.



Promuovo con buoni voti questo primo capitolo della serie di Rocco Schiavone, che mi ha portata dritta alla lettura del secondo, la cui recensione arriverà prestissimo!






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