Recensione: L'INCANTO DI CENERE di Laura MacLem

12/11/2015


Titolo: L'incanto di cenere
Autore: Laura MacLem
Editore: Asengard - 26 febbraio 2013
Pagine: 192
Prezzo: Cover Rigida € 9,90; Ebook - € 4,99

Trama
Una fanciulla e le sue sorellastre, una scarpina di cristallo, topi e zucche e un grande ballo, ma soprattutto un terribile segreto e un patto diabolico...

***

Devo ammettere che Cenerentola non rientra tra le mie fiabe preferite, ma ero sufficientemente incuriosita da questo romanzo da inserirlo nella mia wishlist. Oltretutto prometteva una rilettura dark della fiaba e ne sono stata attirata.
Mi sono avvicinata a L’incanto di cenere con aspettative tiepide, un po’ dubbiosa se facesse al caso mio. E devo dire che invece sono rimasta alquanto sorpresa.
Si tratta di un vero e proprio ribaltamento della fiaba: non solo la protagonista è Genevieve, la sorellastra di Cenerentola, ma lei è anche il personaggio positivo, la “buona”. Fin dal principio è chiaro che il nemico, colei dal quale bisogna guardarsi è proprio la bionda fanciulla, Christelle ovvero Cenerentola.
Laura MacLem mantiene i fili principali della fiaba, ma li intreccia a proprio piacimento, modificandoli e andando a intessere una trama oscura e macabra.

La madre di Genevieve e Anastasie sposa il padre di Christelle, come nella versione originale, ma non è la crudele matrigna che solitamente immaginiamo. È invece una donna che ama il marito, anche se l’ha sposato per dare la possibilità alle proprie figlie di un futuro solido e sicuro.
Nessuno tratta male Christelle, anche se hanno paura di lei: si mormora che la madre fosse una strega e che per tale motivo fosse stata messa al rogo. E la ragazza non è da meno, fin da bambina ha mostrato un animo tutt’altro che gentile e buono. E dimostra fin dalle prime pagine la sua malvagità. Christelle è la strega della tradizione medievale, capace di riti magici sanguinosi, inquietante e senza alcuna pietà.


Insomma, dimenticate tutto ciò che sapevate di Cenerentola. Anzi, no, non fatelo, ricordando potreste apprezzare tanti elementi utilizzati in modo originale dall’autrice. Come i topi e le zucche, presenti ma entrambi necessari agli incantesimi malvagi di Christelle. O le scarpette di cristallo e la misura dei piedi delle fanciulle: Cenerentola con i piedini delicati e Genevieve con una misura più importante.
Persino le canzoni vengono citate, ovviamente con un tono sinistro e oscuro (e nonostante ciò a me è sempre partita in testa la melodia). Ci sono la madrina e il principe, ma non entro nel dettaglio della loro identità nel romanzo per non togliere il gusto della lettura.
Mi sono quindi trovata a riconoscere i personaggi e i vari elementi ritrovandoli però ribaltati oppure con una sfumatura completamente diversa.
Non è più la fiaba di una fanciulla che, vessata dalla famiglia, trova il suo lieto fine con un principe, ma la storia di due ragazze protagoniste di una battaglia antica. Il perno della storia è la lotta tra il Bene e il Male, un Male che è incarnato da Christelle, ma che si rivelerà essere molto più grande e pericoloso di una semplice strega, e che sembra deciso a ottenere il potere assoluto.
Vi è il contrasto tra cristianità e paganesimo, perché se la madre di Genevieve (e lo stesso padre di Christelle) si affida alle preghiere e alla religione, Genevieve si metterà sullo stesso piano della sorellastra per combatterla.
Genevieve è il personaggio che conosciamo meglio, e se all’inizio è una ragazzina spaesata e indifesa, che non sa bene come fare a proteggere la famiglia, nel corso del romanzo è lei l’unica che contrasta veramente Christelle. Il principe c’è, ma non è certo lui l’eroe della storia.

È una rivisitazione che mi ha spiazzata, ma mi è piaciuta anche molto. L’autrice ha uno stile ricco ed è riuscita a intessere un’atmosfera dark e in certi momenti anche soffocante. È stata una lettura accompagnata dall’ansia, mi sono ritrovata avvinta dalle vicende, fra l’inquietudine provocata dalla minaccia di Christelle e il divertimento nel trovare gli elementi della fiaba originale.
C’è però un punto dolente: non ho apprezzato le descrizioni dettagliate delle pratiche di Christelle e alcune scene, quelle finali soprattutto, perché ho trovato che sfociassero nell’horror splatter. Per mio gusto personale, preferisco descrizioni meno crude e credo che troppo spesso sia stato concesso spazio a scene il cui unico risultato finale era di rivoltare lo stomaco. Alcune avevano il giusto equilibrio, erano inquietanti e anche cruente nella corretta misura, ma spesso è stato oltrepassato il limite del disgusto e a quel punto il mio apprezzamento è sceso. Probabilmente è molto soggettivo questo discorso, perché non sono un’amante dell’uso eccessivo di scene truculente. Mi piace spaventarmi e inquietarmi, ma non ritrovarmi con la nausea.

Tutto sommato, però, rimane una ben riuscita rivisitazione horror della famosa fiaba.






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6 commenti

  1. L'ho letto moltissimo tempo fa e concordo che é stata una lettura e rivisitazionedavvero particolare :) In realtà quando avevo deciso di leggerlo, in tutta onestà non pensavo minimamente che rientrasse nel genere; gli unici che ho mai letto sono stati un paio dei libretti dei Piccoli Brividi.
    Buona giornata :)

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    Risposte
    1. Concordo, è piuttosto particolare come rivisitazione, il che la rende molto interessante, secondo me. :)

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