Editore: Oligo - 10 maggio 2024
Pagine: 112
Prezzo: cartaceo - € 13,00
Trama
Il mare non aspetta
è il dispiegamento del rapporto tra Arya, la protagonista e voce narrante, e il
padre, ormai anziano e malato. È anche la storia dell’inspiegabile abbandono da
parte della madre. L’evento, che lascia un trauma irrisolto e moltiplicato dal
trasferimento della migliore amica di Arya anni dopo, rende ancora più
importante il legame tra padre e figlia.
Nel racconto di Arya la
madre diventa una figura eterea, irraggiungibile e inspiegabile.
Nella breve foliazione si
condensano molti aspetti della vita della protagonista, ma nel complesso e senza
che costituisca un difetto, Il mare non aspetta è un romanzo senza trama.
I pensieri e i ricordi di
Arya si rincorrono, apparentemente disordinati, per delineare la sua vita e la
sua persona, tra passato e presente: una bambina con la passione per il nuoto e
una donna ancora innamorata del mare e affezionata al padre.
La centralità rivestita
dal mare, non a caso presente anche nel titolo, invita a riflettere sull’ambientazione
del romanzo: non solo genericamente sulla Norvegia, seppure delineata con ampie
e suggestive pennellate da Fortichiari, ma sugli scenari principali.
Esclusa la casa natìa, l’appartamento
dove Arya ancora vive e che, d’altra parte, occupa uno spazio limitato e non
vissuto, i luoghi del romanzo sono tre: la casa del padre, la casa editrice e
il mare.
Il padre vive su una
delle isole Lofoten, in una casa che lo rispecchia negli interessi e nelle
abitudini e dove la protagonista assapora la stessa serenità che avrebbe tra le
braccia paterne.
In questa prospettiva la
casa paterna acquista un valore maggiore e più significativo di quella di
famiglia.
Il rapporto tra Arya e il
padre, però, si dispiega in mare, quando nuotano insieme o osservano le
bracciate e i talloni l’unǝ dell’altrǝ.
Nuotare
insieme è come dargli il braccio in una lunga camminata, solo che in acqua non
abbiamo peso, fluttiamo e tutto è più facile, leggero, inconsistente.
I pensieri non restano a
riva come afferma la protagonista. Come i corpi dei nuotatori, diventano invece
più leggeri e facili e li abbracciano svolgendosi bracciata dopo bracciata.
«Mi
limito a lavorare sulle parole, sulla scrittura di altri, papà. È come forgiare
metalli, dare forma a qualcosa che a volte ha bisogno di un’armonia che non c’è.
E che io intravedo. So come aiutare gli altri a mettere ordine nei pensieri, a
volte nei personaggi. Come dare un’ombra di trucco a un pallore che ha bisogno
di luce e di colore. Ho fatto qualcosa di buono anche nelle traduzioni. È come
scrivere, sai? O meglio, è una forma di scrittura, una riscrittura che parte
dalla creazione di altri, ci entra in punta di piedi, la assimila, nella
cadenza, nella trama, nelle suggestioni, in ogni vibrazione, e la riformula in
una lingua differente».
Come accennato, Il
mare non aspetta non contempla lo svolgersi di una vicenda o a risoluzione psicologica
di personaggi. Sono le pagine di una vita, il racconto di un rapporto personale.
Il mare non aspetta
si legge con facilità: non perché breve, ma perché capace di tenere l’attenzione.
Se non è detto che una
lettura debba lasciare qualcosa per essere piacevole, forse questa non lo ha
fatto con me o più semplicemente è ancora troppo presto per riconoscerlo. Tuttavia,
mi ha sorpreso la scrittura di Fortechiari, priva di barocchismi, ma ugualmente
suggestiva e appassionata.
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