Autrice: Emanuela Bianchi
Edizioni: Oligo
Genere: Storia sociale e culturale
Formato: Cartaceo
Pagine: 64
Prezzo: Eu 13
Trama:
Calabria, seconda metà del Settecento. Cecilia Faragò è accusata di essere una strega e di aver provocato la morte del parroco. A vessarla due preti che vogliono impossessarsi dei suoi beni. Vedova e analfabeta, si affida a un giovane avvocato che porterà il suo caso fino alla corte di Napoli e riuscirà a smascherare gli impostori, dando l'occasione a re Ferdinando di abolire per sempre il reato di stregoneria. Emanuela Bianchi ha il merito di aver fatto uscire dall’oblio una storia dimenticata, oggi al centro di una rievocazione annuale a Soveria Simeri, raccontata nella sua opera teatrale "LaMagara" (Premio della critica Gaiaitalia 2014) e oggi in questo nuovo libro.
Recensione:
Quella di Cecilia Faragò è una storia di dolore, ma anche di vittoria, su una società (quella settecentesca), permeata dai soprusi sulle donne. Cecilia Faragò ha vinto con la tenacia il processo, l'ultimo nel Regno di Napoli, che la vedeva accusata ingiustamente di stregoneria. Cecilia è una giovane donna, nata in un piccolo paese della Calabria nella seconda metà del Settecento, che passerà alla storia, anche e soprattutto grazie all'autrice di questo libro, Emanuela Bianchi. Cecilia vive una vita felice da bambina, tra i selvaggi boschi della Calabria, dove raccoglie erbe officinali con la mamma e la nonna, ma contornata da una società arcaia, piena di credenze e pregiudizi infondati nei confronti della figura femminile.
Al compimento dei 13 annni viene data in sposa a quello che diverrà suo marito, Lorenzo, un uomo docile, che si prende cura della sua famiglia, composta da sua moglie e i suoi due figli. Per uno dei due figli, Sebastiano, il padre sceglierà, come spesso accadeva all'epoca, la vita monastica e diventerà francescano. Alla morte del marito e del figlio Andrea, deceduto prematuramente, la donna, che cura con le sue erbe tutti i malati del paese con amore, viene costretta da due prelati a consegnare loro tutti i suoi averi.
Ingannata, Cecilia non si darà per vinta e porterà i due prelati, che la accusano di essere una "magara", una fattucchiera, il suo caso davanti alla Regia udienza provinciale di Catanzaro. Quello di Cecilia è un atto a dir poco rivoluzionario per l'epoca. Affidandosi ad un avvocato che la difenderà, ella vincerà la causa, portando re Ferdinando ad abolire il reato di stregoneria ed entrando così nella storia come una delle prime figure femminili ad aver conquistato la libertà dalle false accuse che all'epoca venivano mosse alle donne. Una bellissima figura, quella di Cecilia, per non dimenticare chi ha lottato contro i pregiudizi e la malvagità, in nome di tutte le donne.
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