Recensione "RESTO QUI" di Marco Balzano

10/16/2018

Buongiorno lettori!
Eccomi tornare dopo una lunga assenza anche qui su Italiana Do It Better - Books Edition. Mi siete mancati sapete? Ho deciso di riprendere le mie recensioni qui con quella di un libro bellissimo, e intenso, Resto qui di Marco Balzano.


Resto qui
di Marco Balzano
Einaudi | Supercoralli | 180 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €18,00
20 febbraio 2018 | scheda Einaudi

L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.


La mia recensione
"Ci avessero domandato quel giorno qual era il nostro desiderio più grande, avremmo risposto che era continuare a vivere a Curon, in quel paese senza possibilità da dove i giovani erano scappati e tanti soldati non erano più tornati. Senza voler sapere niente del futuro e senza nessun'altra certezza. solo restare."

Mi sono avvicina a questo libro in punta di piedi, incuriosita da quel campanile in copertina e da una storia che per certi versi mi sembrava radicata nel nostro passato ma anche quanto mai attuale. Ebbene, non ero pronta ad una lettura così intensa e impeccabile. Marco Balzano ci racconta, infatti, la vita di Trina, una maestra che vive a Curon nel periodo fascista. Poco più in là, dove svettano le Alpi, ci sono il confine con l'Austria e la Svizzera, eppure Curon è territorio italiano e, nonostante la forte radicalizzazione della cultura tedesca, deve sottostare alle leggi del regime: basta nomi stranieri, basta parlare il tedesco. E in un paesino in cui ci si conosce tutti e si è sempre le stesse famiglie da generazioni arrivano manovali, maestri, impiegati da tutta Italia. La guerra è vicina e la comunità di Curon si ritrova ad essere straniera a casa propria, italiani che iniziano a guardare alla ventata nazionalsocialista di Hitler come a un ritorno alle proprie origini. Con lo scoppio del conflitto il regime prima e l'esercito di occupazione tedesca poi fanno quello che non sono riusciti a fare negli anni precedenti: uccidere uomini, distruggere case, far scappare chi non vuole più tornare al fronte. Ma nonostante tutto la Curon delle origine resiste e sopravvive. Terminato il conflitto chi è sopravvissuto ricostruisce le stalle distrutte, riprende a far pascolare gli animali, rimette in piedi ciò che può. A distruggere del tutto questo paesino arriva la minaccia più grande, non un esercito, non le armi. Una diga. Un'enorme diga che creerà un lago per la produzione di energia elettrica. Un lago che sommergerà Curon. Ancora oggi l'unica testimonianza di ciò che è stato è quel campanile, sopravvissuto al tritolo solo perché riconosciuto come bene culturale e quindi salvato. Ma la vita della gente? I ricordi, l'anima, il cuore degli abitanti, quelli chi li salva?

Balzano è riuscito a farsi portavoce di una dramma nel dramma. Quello della guerra che ha in qualche modo accumunato tutti, da un lato o dall'altro, e quello di questa piccola comunità che oltre a vedere i propri componenti sparire in fronti lontani o morire sull'uscio di casa per un rastrellamento, ha visto le proprie case uccise dal livello dell'acqua che piano piano saliva. E' il progresso, gli spiegavano. Vi aiuteremo, gli dicevano. Eppure di Curon tutti se ne sono fregati e sotto quell'acqua così illuminata c'è finita con tutte le sue case e le sue stalle, con le officine e i pascoli più belli. 
Ma Balzano non si limita farci una lezione di storia, perchè racconta la vita di Curon attraverso quella di Trina e della sua famiglia. Una bella famiglia, forte, allietata dalla nascita di due figli. Ma la Storia, quella con la S maiuscola, la colpisce più e più volte, come se si volesse accanire su questa famigliola nata nel momento sbagliato, nel posto sbagliato. Marica sparisce nel nulla volontariamente, Erich è costretto a partire per il fronte e poi a scappare per nascondersi, e infine il figlio che si arruola volontario e crea una barriera indissolubile con il padre. Eppure, nonostante tutto, lei, anzi loro, restano lì, a combattere contro i fascisti e i nazisti e contro quella maledetta diga, che più la combatti più cresce, e ti annienta, un pezzo alla volta. 
Un inno alla resilienza, alla memoria calpestata più volte, il ricordo di una comunità che ha avuto la colpa di trovarsi nel posto sbagliato. Balzano ha scritto un romanzo che tocca il cuore e le coscienze, che andrebbe letto e riletto per capire fino a che punto si possano distruggere le cose belle, si possa insultare il passato e disprezzare il presente.  

Voto


Alla prossima





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