Recensione: CINQUE SECONDI di Mirya

10/04/2019

Cinque secondi sta per raggiungere il traguardo di un anno dalla pubblicazione e io finalmente ve ne parlo. Tanto per essere subito chiari, è un libro che vi consiglio. Di Mirya, in fondo, avete già letto su questo blog: vi abbiamo parlato di Wired, la sua trilogia fantascientifica, e di Trentatrè (leggete Trentatrè!).

Titolo: Cinque secondi
Autore: Mirya
Prima edizione: autopubblicato - 9 ottobre 2018
Pagine: 312
Prezzo: ebook - € 2,99; cartaceo - € 11,99

Trama
Cosa saresti, se nessuno ti riconoscesse? Cosa proveresti, se il mondo non ti vedesse? Cosa faresti, se non potessi lasciare alcuna traccia di te?
Io sono Mnemosine, e ti racconterò la storia della mia vita, a patto che tu la ricordi.
Io sono Mirya, e ti racconterò la vita della mia storia, a patto che tu la dimentichi.
E se fosse il contrario?
Hai solo cinque secondi per scegliere.
Perché il tempo non basta mai.

***
Avete presente quei libri che raccontano una storia e, capovolti, ne hanno un’altra, che era poi la stessa ma da un punto di vista diverso? In un certo senso Cinque secondi è così: un libro con due storie, che sono una soltanto o forse molte di più, e quindi con due voci.
La prima è quella di Mnemosine che, beffardamente, non può essere ricordata se non cinque secondi alla volta. Cinque secondi scandiscono tutta la sua vita perché sono il tempo in cui lei esiste. Una regola della magia a cui appartiene o della sfiga che le appartiene.
Ed è chiaro che ci siano delle eccezioni e quella fondamentale è Susanna, la madre di Mnemosine, perché altrimenti come sarebbe sopravvissuta una neonata di cui nessuno aveva memoria?
L’altra storia, che si alterna e intreccia con quella di Mnemosine, è di Mirya, l’autrice di questo libro. Le sue, lo spiegano le istruzioni introduttive, sono le pagine che il lettore può saltare, se vuole o se ha paura di incappare in uno spoiler di questo o degli altri suoi romanzi.
Come se si potessero evitare gli spoiler di Mirya.
In ogni caso io vi consiglierei di leggere anche i suoi capitoli e se non avete letto gli altri romanzi di Mirya, magari vi verrà voglia di farlo. Nello spazio che si è riservata per raccontarsi, l’autrice offre al lettore l’occasione di gettare un’occhiata al dietro le quinte, al momento in cui Mnemosine si è rivelata con la sua vita da raccontare e una vita da vivere.
Ed è proprio su questo confine indefinito che le storie quasi si confondono e leggere il libro nella sua interezza diventa ancora più interessante: le voci di Mnemosine e Mirya si armonizzano e si incontrano, svelando un gioco che, come quello delle case degli specchi, moltiplica e deforma, rivela e dietro una mancata verità nasconde.
Non voglio insistere e devo anch’io lasciarvi liberi di scegliere, ma credo che le pagine di Mnemosine siano un inizio che trova il suo proseguimento (o forse soltanto uno dei possibili) in quelle di Mirya, che sono uno stimolo a pensare o a ripensare la scrittura e la lettura, un’esortazione a instaurare un dialogo con i giganti, i libri, i film, la musica, l’arte, la scienza e noi stessi.
Le riflessioni di Mirya, benché portate su un altro piano, sono le stesse di Mnemosine ma, mentre l’autrice offre al lettore la possibilità di non leggerle, il personaggio chiede di essere letto e in un’unica soluzione. C’è da prendere un bel respiro, dunque, prima di immergersi.
D’altra parte, lo stile non concede alternativa perché la scrittura di Mnemosine è un fluire di ricordi perfetti ed emozioni che annullano i piani temporali e al contrario cercano di imbrigliare gli eventi a una scansione cronologica, perché la protagonista e narratrice ha una sua peculiare percezione dello scorrere del tempo, con quei cinque secondi in cui la sua esistenza è riconosciuta da un’altra persona, e il lettore ha bisogno di riferimenti precisi.
Mirya corre un rischio calcolato: quello di non essere compresa, non nel messaggio o nei messaggi, quanto piuttosto nella scelta stilistica che rende la lettura impegnativa perché sembra privare del respiro.
Cinque secondi è un romanzo e in parte un metaromanzo, o forse no, forse è altro, un’anomalia, un capolavoro. Perché ho apprezzato l’idea e quello che ho trovato nelle storie (nella storia), ma ciò che ci ho trovato, e io parlo sempre di ciò che ho trovato nei libri che leggo, è mio e vale per me.
Poiché può sembrare che abbia parlato per lo più della parte facoltativa del libro, sento il bisogno di tornare alla storia di Mnemosine e delle sue eccezioni ma solo per rassicurare che è assolutamente autonoma, godibile e straziante. Oh, l’ha scritto Mirya, ve lo devo dire io?
E se ogni libro di Mirya è una sfida lanciata, forse tu sei quello che può accettarla.


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