Recensione: "Yōkai. La notte della volpe"

1/28/2020

Titolo: Yōkai. La notte della volpe
Autori: Matteo Angioni, Valentina Iorene Desideri, Daniele Forcella, Marco Mancinelli, Daniele Picciuti
Prima edizione: Bakemono Lab - 20 aprile 2019
Pagine: 187
Prezzo: cartaceo - € 14,00

Trama
Gli spiriti agiscono con inganno e violenza, per vendetta o pura malvagità, ma esistono anche spiriti buoni che intessono relazioni amichevoli, perfino amorose, con l’uomo. Pur trattandosi di esseri soprannaturali, essi sfruttano a loro piacimento i sentimenti e le emozioni. Gli autori dei cinque racconti presenti in questa raccolta si sono avventurati nel mondo del folclore giapponese, territorio di innumerevoli suggestioni, a cui hanno brillantemente dato voce nelle loro storie.



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La notte della volpe raccoglie cinque racconti lunghi tra loro molto diversi ma collezionati armoniosamente. L’atmosfera, spesso inquietante e sospesa, gioca un ruolo decisivo nel raggiungimento di questo effetto e ha contribuito a darmi la sensazione di leggere storie ben inserite nella tradizione giapponese.
Nondimeno, ammetto che buona parte della mia diffidenza era gravata dalla nazionalità degli autori, tutti italiani. Mi chiedevo se fosse valido il loro tentativo, per quanto indubbiamente appassionati e preparati. È un interrogativo che, per onestà (non mi sento sufficientemente ferrata nella letteratura giapponese), devo lasciare aperto limitandomi a riportare le mie sensazioni.
Prima di addentrarmi nel merito di ciascun racconto, vorrei esprimere un apprezzamento per la prefazione di Ornella De Lullo che introduce gli yōkai anche ai lettori meno esperti.
Mi è sembrato che nell’insieme i racconti offrissero un’occasione di riflessione su particolari situazioni umane. Per esempio, nell’incalzare estraniante del primo racconto, si intrecciano impossibilità di fallire, caratteristica che si attribuisce abitualmente alla cultura giapponese ma che in modi diversi appartiene anche alla nostra società, l’elaborazione del senso di colpa e, soprattutto, la reazione distruttiva davanti a un rifiuto. I fiori fioriranno domani di Mancinelli è un racconto che dà vertigini e avvicina immediatamente il lettore al protagonista.
Cuore di loto, racconto di Picciuti, riporta forse il più classico degli insegnamenti custoditi dalle storie di yōkai. Ha il merito di svelarlo attraverso un intreccio efficace che trasporta alla fine della Guerra Ōnin (XV sec.), senza impensierire il lettore con un eccesso di coordinate storiche.
Secondo la tradizione giapponese le anime dei defunti trasfigurano in farfalle, Cho no yurei. Il protagonista del racconto di Forcella ha a che fare proprio con questo spirito: è un incontro legato a un passato spiacevole, ma fondamentale per il suo futuro.
Angioni propone, invece, un racconto fortemente disturbante di cui mi sarebbe piaciuto avere a disposizione qualche pagina in più. Come nei sogni ha risvegliato in me il desiderio del brivido e il fascino per i labirinti in cui può precipitare la mente umana.
Avrete intuito che il racconto di Angioni mi è piaciuto molto, ma il mio preferito è senza dubbio l’ultimo, quello che dà il titolo alla raccolta. Desideri adotta un punto di vista inaspettato, mescolando disperazione e tenerezza. La notte della volpe è una storia romantica che ricostruisce le origini del legame tra la luna e la volpe.
Al di là delle mie preferenze, l’antologia è stata una lettura piacevole e adatta alle nebbie autunnali e invernali. Quale periodo migliore per entrare in contatto con gli spiriti?



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