Cari Lettori,
il post di oggi non è esattamente una recensione, anche se la "etichetterò" così per una scelta di uniformità.
Quando ho scritto queste parole, ero guidata più dalla necessità di condividere la mia lettura e di farla conoscere che dalla volontà di esprimere un'opinione sul libro che ho letto.
Autore: Agnese Borsellino, Salvo Palazzolo
Editore: Feltrinelli
Prima edizione: 5 novembre 2013
Pagine: 199
Prezzo: Rilegato - € 18,00
Il 19 luglio 1992 non avevo ancora compiuto due anni: non ho ricordi diretti di quel giorno ma, come molti altri che erano troppo piccoli o ancora non erano nati, la mia mente mi ripropone vecchie immagini in bianco e nero, fotografie dello scheletro di un'auto. Quel giorno morirono Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.
Anni dopo studiavo il nome di Borsellino e quello di Falcone sui libri di scuola ed ero abbastanza grande per intuire la portata del loro impegno, il significato della loro morte e della parola «mafia». Ciononostante sono stati molti i momenti in cui tutto mi è sembrato lontano, quasi non mi riguardasse davvero e questo sebbene vi abbia sempre prestato una certa attenzione.
Dopo aver letto Ti racconterò tutte le storie che potrò, mi sembra che la questione sia meno nebulosa di prima e certamente meno distante: smettiamo di credere che la mafia sia solo in quel sud lontano, che sia fatta da uomini brutti e cattivi, delinquenti di poco conto.
Non so come e perché mi sono avvicinata al libro che Agnese Borsellino, con l'aiuto di Salvo Palazzolo, ha scritto. Vi ho trovato molto più di quello che mi aspettavo: molta speranza, forza e coraggio per i giovani, parole e valori in cui riconoscersi, da far propri, da trasformare in fatti.
Mi colpiscono, ancora una volta, la tua voglia di vivere, l'amore per le piccole cose, anche quelle un po' frivole, e soprattutto l'inesauribile speranza di ritrovare la luce in fondo a quel tunnel in cui pensavano di averti cacciato definitivamente coloro che ti hanno privato troppo presto dell'amore della tua vita.
Manfredi Borsellino
Non è un libro che vuole rivelare verità scomode, ma vi è anche l'appello perché la verità (non solo quella sulla strage di via D'Amelio) emerga, si diffonda luminosa. È, invece, il racconto di una donna innamorata del marito e della vita. Agnese ricorda le tante vite che ha vissuto: quella in cui era la signorina dei pizzi e dei merletti, quella con Paolo che è stato capace di plasmarla e trasformarla e quella dopo quel pomeriggio di luglio. Attraverso i ricordi di Agnese emerge l'uomo che fu Paolo Borsellino e non nascondo che mi sembra ora di averlo conosciuto.
In quel giorno di aprile, Agnese ha deciso che era venuto il momento di raccontare le sue tante battaglie, prima e dopo il 19 luglio 1992. "Per ridare entusiasmo e speranza al nostro paese," mi ha detto con un sorriso grande. "Perché io non mi arrendo, devono saperlo gli uomini della mafia e gli uomini dello stato che conoscono la verità sulla morte di Paolo. Le mie parole vivranno per sempre, perché sono un gesto d'amore nei confronti del mio Paolo." E ha iniziato il suo racconto.
Salvo Palazzolo
Ho letto le prime venti pagine, piangendo ininterrottamente. Non sapevo come avrei potuto portare a termine una lettura che si stava rivelando così emotivamente impegnativa. Poi sono arrivati i momenti di "respiro", in cui le lacrime non mi annebbiavano la vista, e momenti in cui ho persino sorriso. Naturalmente ci sono stati altri passaggi difficili da leggere senza sentire la commozione e soprattutto la rabbia prendere il sopravvento. Mi si stringe lo stomaco anche solo ripensandoci ora: come altri, sento il vuoto di una perdita personale.
Tante vite ho vissuto. Prima e dopo Paolo Borsellino, mio marito, il padre dei miei figli. Me l'hanno portato via una domenica di luglio di vent'anni fa, me è come se fosse ieri. Lo sento ancora avvicinarsi: mi sorride, mi fa una carezza, mi dà un bacio, poi esce accompagnato dagli agenti di scorta. E non c'è più, inghiottito da una nuvola di fumo che vorrebbe ingoiare tutta la città.
[…]
E allora, tante parole di mio marito mi sono apparse chiare, chiarissime. Come non mai.
Voglio ritrovarle tutte le parole di Paolo. Parole di amore, di verità, di rabbia, di indignazione. Voglio ritrovare anche le sue parole di paura, di amarezza, di tristezza, che poi erano accompagnate sempre da altre parole: di coraggio, di speranza, di gioia, di ironia, di forza. Lo so che non sarà facile ritrovare le parole del mio amato Paolo, ma ci voglio provare, ripercorrendo dentro di me tutte le vite che ho vissuto. Prima e dopo di lui. Perché le mie vite sono state scandite dalle parole di Paolo. Scandite, accarezzate, sostenute.
Non posso aver la pretesa di trasformare me stessa sulla base di un libro, sulle parole che ho letto, ma voglio lasciare che mi tocchino, che siano la scintilla di un cambiamento, che siano ispirazione del percorso che farò nella mia vita.
Quando spiegavo che questa non può essere una recensione, mi riferivo al fatto che non ci sono trama o stile da commentare: c'è da leggere (che in questo caso è come sedersi ad ascoltare) e da capire le ragioni dietro alle stragi di mafia, da carpire la passione che un uomo, Paolo Borsellino (ma non solo), metteva nel lavoro e nella vita. Dobbiamo iniziare una nuova vita perché avremo il futuro che ci saremo costruiti.
Sembra una frase banale, ma non lo è: non lo è per i significati che si porta dietro. Siamo noi, giovani di oggi, che abbiamo la possibilità e il dovere di cambiare il nostro mondo e il futuro dei nostri figli. Sembra lontano il 1992, ma quanto è lontano? È davvero il passato quello che ho letto?
Non voglio che le mie parole banalizzino questo libro, per questo ho preferito lasciar spazio a dei piccoli estratti. Perdonatemi, se il post di oggi esce un po' fuori dai generi di cui vi parliamo di solito: sentivo la necessità di condividere una piccola riflessione con voi.
Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.
Leggere le parole di Agnese, e indirettamente di Paolo Borsellino, mi ha fatto sentire più intensamente l'amore per la terra di mio padre e di mio nonno, ma anche per la nostra nazione, la nostra Italia che ha tante, troppe cose che non funzionano, che sarebbe meravigliosa se la corruzione non fosse così quotidiana da aver smesso di farci indignare.
Imparare a riconoscere la mafia, in tutti i suoi aspetti perché essa si sa nascondere troppo bene, ci farà compiere un piccolo passo, ma saremo più forti se sapremo volgerle le spalle senza tornare indietro.
"Parlate della mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene. Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente mafia svanirà come un incubo".
Ecco perché scrivo.
Grazie Monia per la segnalazione. Ho bisogno di un libro vero e toccante e che mostri gli aspetti brutti del Belpaese.
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