Ho rimandato molte volte questa recensione, ma aspettavo ormai da troppo tempo di poterla condividere con voi.
Il libro di cui vi parlerò oggi è il secondo capitolo della saga "ExtraUnione" di Michele Raniero.
Se non conoscete questa serie, potete leggere la mia recensione a "ExtraUnione e la Società degli Uomini Morti".
Titolo: ExtraUnione e la Fortezza di Nugari
Saga: ExtraUnione #2
Autore: Michele Raniero
Editore: il Ciliegio
Prima edizione: aprile 2014
Pagine: 291
Prezzo: Brossura - € 17,00
Editore: il Ciliegio
Prima edizione: aprile 2014
Pagine: 291
Prezzo: Brossura - € 17,00
Trama
Sono passati sette anni da quando Met è stato costretto ad abbandonare ExtraUnione e sua madre per diventare un soldato di Ullman, il presidente di Unione.
L’improvviso attacco di Neuton, una potenza rivale, rischia di piegare il continente: l’unica possibilità sembra risiedere nell’alleanza tra Unione e la Società degli Uomini Morti, un’organizzazione clandestina che, unica tra i gruppi di resistenza, è riuscita a prosperare e affermarsi nella sottomessa ExtraUnione.
Prima di abbandonare il suo paese natio, Met era entrato a far parte della Società degli Uomini Morti e al suo ritorno Kath e Kira, i due fratelli fondatori dell’organizzazione, lo hanno accolto nelle loro fila, seppur con qualche diffidenza.
L’alleanza è stata stretta, ma ora i due eserciti, quello di Unione e quello degli Uomini Morti, devono combattere insieme per respingere gli invasori neutoniani.
Lo stesso Met è ora costretto a rivelare la sua appartenenza ai due mondi: egli è figlio di Richard Gresten, generale di Unione, ed è diventato egli stesso un vice-generale, ma è anche uno dei più fidati membri della Società degli Uomini Morti. Gli Uomini Morti possono mettersi nelle mani di un soldato di Ullman? E l’esercito di Unione può ancora affidarsi a uno dei suoi uomini più brillanti?
Ormai caratteristica che contraddistingue la saga, la narrazione si muove agilmente tra passato e futuro di ExtraUnione per adagiarsi poi stabilmente nel presente di Met. Tuttavia, benché egli sia il punto di vista principale, l’autore non rinuncia a omaggiare Kira, che adoro e non a caso è tra i miei personaggi preferiti.
Come nel primo libro, il prologo offre la visione degli atti successivi alla conquista di ExtraUnione permettendo al lettore di mettere a fuoco alcuni degli obiettivi e dei piani del presidente Ullman. In particolare si assiste alla progettazione di uno dei luoghi più importanti di Ullmanopoli I: la Union Tower. Oltre a un combattimento senza pari contro il folle (e affascinante) Aokiri, uno dei quattro generali di Neuton, Met vi tiene un discorso accalorato e importante per comprendere a fondo il suo personaggio e i grandi dissidi.
«Loro mi guardano e non vedono altro che un rappresentante di tutto ciò che odiano. I loro occhi mi scrutano a fondo, ma si fermano ai gradi e al colore della mia divisa. Per loro sono Met Gresten, un uomo di Ullman, il servo di un tiranno, e scorgono ben poca differenza con il neutoniano che sta per invaderli. E non posso biasimarli per questo. Io stesso vedevo le cose come loro, all’inizio».
Se in Extraunione e la Società degli Uomini Morti poteva essere difficile comprendere come Met Roustin sia diventato un vice-generale di Unione, pur rimanendo un Uomo Morto e convivendo con i contrasti della sua duplice condizione, in questo capitolo, attraverso dei flash-back, vengono rivelati alcuni momenti centrali nella sua formazione militare.
Tuttavia nello spirito di Met è ancora impossibile trovare risposta alla domanda che lo tormenta: Chi era? Met Gresten di Unione o Met Roustin della Società degli Uomini Morti?, perché emergono segreti che sconvolgono sempre di più la realtà e lo costringono a rimettersi in discussione e a diffidare delle persone che ha accanto.
Con l’eccezione dell’impareggiabile Sam, amico di infanzia, da cui non si è mai separato e che, grazie alla formazione dell’Accademia di Unione, è diventato uno scienziato di prim’ordine. Grazie a lui e alle sue geniali trovate, nonché con l’aiuto della brillante Abby, Met si è salvato anche nelle situazioni più critiche.
Molto più movimentato del primo libro (la guerra è ormai iniziata), il romanzo presenta anche nuovi personaggi, tutti caratterizzati e definiti. Persino l’espressività e il modo di parlare rimangono costanti nel tempo rendendoli ben distinguibili.
Non potendo citarli tutti, per ovvie ragioni di spazio, mi limito a nominare una delle accoppiate vincenti: come ben sapete, ci sono individui che devono trovarsi insieme, se non altro per permetterci di godere dei loro battibecchi.
«Un ascensore?» grugnì Roan, guardando con disappunto il pavimento che tremava.
«A Ron-Roan non piacciono gli ascensori» spiegò Rut con un risolino. «Magari potresti chiudere gli occhi…».
«O magari qualcuno potrebbe stringergli la mano» rincarò Sam, divertito.
Galeotto fu Sam e il primo Ron-Roan, ma Rut e Roan, entrambi vice-capi della Società degli Uomini Morti, per me sono inseparabili. Immaginare l’uno senza l’altro sarebbe un po’ come pensare a Met senza Sam o a quest’ultimo senza qualche sana rimbeccata di (o a) Safer, uno degli uomini di Richard Gresten e scienziato.
Se in ExtraUnione e la Società degli Uomini Morti si potevano notare delle piccole ingenuità da parte dell’autore, il nuovo episodio ne mette in luce la maturazione. La caratterizzazione emotiva dei personaggi, già notevole, diviene più accurata e complessa, ma anche lo stile si arricchisce lasciando spazio ad alcune descrizioni particolarmente poetiche.
A contrappunto di quest’ultime vi sono altrettanto accurate spiegazioni sugli armamenti e i mezzi a disposizione degli eserciti che, se da un lato possono risultare parti meno scorrevoli, denunciano un’attenzione per i dettagli non indifferente.
A questo nuovo episodio di ExtraUnione non manca nulla: azione, giochi di potere, colpi di scena, spunti di riflessione. Sono rimasta incollata dalla prima alle ultime sconvolgenti pagine (fidatevi e preparate i fazzolettini). Ora che mi sono “ripresa”, però, posso dire che è arrivato il momento più difficile: aspettare l’uscita del seguito.
Spero almeno di essere premiata con l’aggiunta di un gadget speciale al terzo libro. Mi accontento di uno dei quattro Cavalieri, i N.E.S. speciali dei generali di Neuton… Musashi, per esempio, sarebbe perfetto.
e mezzo cuore tricolore
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