Buongiorno amici lettori,
e buon inizio settimana! Mi piace pubblicare il lunedì, spero sempre che leggere quello che scrivo vi faccia iniziare la settimana col piede giusto, magari con la voglia di fare un salto in libreria!
Ma passiamo alla recensione che vi propongo oggi, che riguarda I Caduti di Pietra di Giuseppe Russo...
Autore: Giuseppe Russo
Editore: Photocity.it
Pagine: 224
Prezzo: €12,50 (cartaceo)
Data di pubblicazione: gennaio 2015
Trama
Il 10 giugno del 1940 l'Italia fascista entrava in guerra, persuasa da un'illusione storica e da calcoli politico-militari totalmente errati. A Napoli, diventata uno strategico trampolino di lancio verso il Mediterraneo, la guerra portò enormi disastri, inghiottendo non solo più di ventimila civili innocenti, ma danneggiando e devastando per sempre una grande fetta del patrimonio storico, artistico e culturale della città. La stessa sorte, seppur in misura minore rispetto alle tragedie della problematica città partenopea, toccò ad altre zone della regione. Numerosi centri furono prima bombardati dagli angloamericani, poi colpiti dai nazisti in ritirata, e successivamente usati e violentati dall'occupazione degli Alleati. Questi ultimi, inizialmente definiti "liberatori", alla fine agirono ugualmente come un esercito d'occupazione feroce e non meno odioso del nemico in ritirata. Gli anni della guerra, in Campania, furono tre volte più devastanti che nel resto d'Italia. Non caddero solo militari e civili. Caddero anche le pietre angolari della nostra cultura.
La mia recensione
Certamente, come avrete capito, non vi parlerò di un libro di mero intrattenimento, siamo davanti infatti ad un saggio storico, incentrato sulla storia del nostro paese durante i terribili anni della Seconda Guerra Mondiale.
Il 2015 è un anno particolare in cui si sono unite la commemorazione dell'inizio della Prima Guerra Mondiale per l'Italia ma anche i 70 anni della fine della Seconda. A volte il destino è beffardo! Purtroppo 70 anni sembrano al giorno d'oggi tanti e a volte si tende a dimenticare o addirittura a sminuire ciò che è stato. Perché questa premessa? Perché questo libro condensa in appena 200 pagine gran parte della storia della nostra eredità. I terribili anni che attraversò l'Italia dal 1940 al 1945 segnarono profondamente il paese e la popolazione, ma anche la nostra cultura. Convinto di entrare in una guerra lampo che avrebbe visto vincitore l'alleato tedesco, il governo italiano si buttò quasi alla cieca in un conflitto che non sarebbe stato breve e che non era in grado di affrontare. Tra i tanti problemi che si palesarono fin da subito ci fu anche quello della salvaguardia dei beni culturali, quindi chiese, basiliche, palazzi storici, giardini, castelli, monasteri, e via dicendo, ma anche i beni amovibili, quadri, ceramiche, libri, arazzi, mobili. Un patrimonio enorme che rischiava di andare distrutto sotto i bombardamenti e non solo. Ciò che mi è piaciuto di questo libro è il fatto di guardare la storia da un punto di vista diverso, non da quello degli alleati o da quello dei nazi-fascisti, ma unicamente da quello dei beni culturali e del patrimonio culturale nel suo insieme. Questo comporta una posizione critica un po' controcorrente. Mi spiego meglio. Con l'ingresso dell'Italia in guerra iniziarono presto i bombardamenti alleati, inglesi prima, americani poi, sul territorio campano in particolare, in quanto snodo critico e strategico di fondamentale importanza per i rifornimenti e le infrastrutture. Già da questi prime incursioni aeree il patrimonio artistico si vede duramente colpito (i provvedimenti di salvaguardia dello stato italiano furono infatti assolutamente inadeguati se non dannosi per l'integrità fisica e storica dei beni), anche perché non furono risparmiati neanche quegli obiettivi che per convenzione internazionale dovevano essere esentati dai bombardamenti (ospedali, scuole, luoghi di aggregazione popolare, ma anche chiese, musei, pinacoteche). Ci fu un'intenzionale decisione nel colpire questi siti per fiaccare la popolazione e farla sollevare contro il nemico. O ancora, dopo l'armistizio e l'invasione alleata (notare il termine usato, invasione) luoghi storici di grande importanza come la Reggia di Caserta, il Teatro San Carlo e via dicendo furono usati per acquartierare truppe e comandi. Questo comportò una chiara volontà di sfregiare i simboli della Storia del territorio per sottolineare la potenza alleata: muri e rivestimenti in seta furono bucati per far passare fili telefonici, affreschi vennero intonacati, ecc. Inoltre erano nella norma furti più o meno consapevoli di piccoli o medi oggetti asportabili (chi voleva un ricordo da portare a casa, chi commissionava furti di opere d'arte).
Insomma, Giuseppe Russo ci mostra gli eventi quali furono, togliendo il velo politico e ideologico che li ricopre e ci mostra cosa effettivamente volle dire vivere in quegli anni. Perché in fondo quello dei beni culturali è un aspetto di una situazione ben più ampia, basti pensare cosa è significato per le popolazioni vivere prima il fascismo, e poi la ritirata tedesca che voleva fare dietro di se terra bruciata e l'avanzata alleata, la cui unica preoccupazione era raggiungere il propio obiettivo, annientare i tedeschi.
Attraverso la distruzione, parziale o totale, del patrimonio storico artistico della Campania, l'autore mostra la tragicità degli venti, la disperazione che segnò in quegli anni il popolo campano.
Ciò che mi sento di criticare, nel mio piccolo, riguarda l'ampiezza del territorio che l'opera vuole trattare, cioè la regione Campania. In realtà l'attenzione è incentrata su Napoli e pochi altri centri mentre vengo completamente saltati altri (un esempio su tutti di Pompei non si parla, solo un breve cenno, anche se venne parzialmente colpita dai bombardamenti). Naturalmente non si può parlare di tutto, sarebbe impensabile, però mi sarebbe piaciuto uno sguardo più ampio, un breve excursus ad esempio anche sui centri minori, sulle aree archeologiche.
Non è un libro per tutti, non è un libro che si legge per passare il tempo e non è un libro che si può prendere alla leggera; è un libro che deve essere letto con occhio e mente critica, ripensando alla storia studiata sui libri di scuola ma anche, e soprattutto, a quella raccontata da chi l'ha vissuta.
Voto
3 cuori e mezzo |
Alla prossima
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