Recensione: NOTTI IN BIANCO, BACI A COLAZIONE di Matteo Bussola

4/24/2017

Titolo: Notti in bianco, baci a colazione
Autore: Matteo Bussola
Editore: Einaudi
Pagine: 184
Prezzo: cartaceo - € 17,00; ebook -  € 7,99

Trama
- Papà, - ha detto, - quando hai incontrato
la mamma, come hai fatto a sapere che era
la mamma?
- L'ho capito dopo circa dieci minuti.
- E da cosa?
- Quando ci siamo incontrati la prima volta,
si è sollevata i capelli dietro la nuca, sopra
la testa, e si è fatta uno chignon senza
neanche un elastico, solo annodandoli.
- E allora?
- E allora lí ho capito che lei aveva
disperatamente bisogno di un elastico.
E io dei suoi capelli.

Il respiro di tua figlia che ti dorme addosso sbavandoti la felpa. Le notti passate a lavorare e quelle a vegliare le bambine. Le domande difficili che ti costringono a cercare le parole. Le trecce venute male, le scarpe da allacciare, il solletico, i «lecconi», i baci a tutte le ore. Sono questi gli istanti di irripetibile normalità che Matteo Bussola cattura con felicità ed esattezza. Perché a volte, proprio guardando ciò che sembra scontato, troviamo inaspettatamente il senso di ogni cosa. Padre di tre figlie piccole, Matteo sa restituirne lo sguardo stupito, lo stesso con cui, da quando sono nate, anche lui prova a osservare il mondo. Dialoghi strampalati, buffe scene domestiche, riflessioni sottovoce che dopo la lettura continuano a risuonare in testa. Nell'«abitudine di restare» si scopre una libertà inattesa, nei gesti della vita di ogni giorno si scopre quanto poetica possa essere la paternità.

***
Nel titolo, Notti in bianco, baci a colazione, è riassunta la vita di Matteo Bussola, fumettista nelle ore che accolgono l’alba, marito e padre di tre adorabili bambine a tempo pieno. Ed è proprio la sua vita che si trova raccontata nelle pagine del libro: brevi episodi, momenti diversi e importanti delle sue giornate nell’arco di un anno, cadenzato dall’alternarsi delle stagioni.
Bussola invita il lettore a immergersi in una quotidianità fatta di piccole cose, scoperte e lezioni da imparare. Gli insegnanti sono molti e diversi, dal cane Garrett e la sua amica, dalle ragazze bionde alle cassiere del supermercato, da Marisa, la barista che ha le brioche fresche anche il giorno di chiusura, ai compiti per la scuola.
La cattedra, però, spetta senza dubbio a Ginevra, che ama la pizza e con le sue domande riesce sempre a insegnare qualcosa. Si è soliti pensare che padri e madri abbiano le risposte a tutto; da figlia, nonostante abbia superato la maggiore età da quasi un decennio, lo credo ancora. Quel che meraviglia Bussola, ma in fondo ha stupito anche me, è che siano i figli a ispirare le risposte e a volte le abbiano già, quasi sempre nella versione migliore.

Osservare le mie figlie è un modo per fissare alcuni punti e mettere meglio a fuoco la vita.

Le fatiche, le insicurezze e le gioie di essere padre sono una parte importante di Notti in bianco, baci a colazione e può, forse, sorprendere che tutti (siano genitori o soltanto figli) possano ritrovarsi in questo libro.
I racconti di Bussola offrono uno spaccato di un’intimità domestica in cui è possibile riconoscersi. La voce narrante non è la mia né potrebbe esserlo il vissuto, ma lo stile diretto e il tono colloquiale mi hanno emozionato. Non me sono resa conto quando le lacrime di commozione mi hanno colto sul pullman e su quella carrozza del treno miracolosamente vuota. È stata rivelatrice la risata che mi è scappata in stazione, in mezzo alla folla.
In quel momento ho pensato che se incontrassi di nuovo quel signore con cui ho parlato di libri in treno, gli consiglierei Notti in bianco, baci a colazione perché può essere interessante e piacevole, per una volta, non imbarcarsi in un’avventura o in un’indagine e leggere il racconto di un uomo che impara la vita ogni giorno e scoprire che, in qualche modo, la sua è anche la nostra storia.


«Papà,» ha detto.

«Cosa?» 
«Nei cuori ci sono anche l’amore, vero?» 
«Sì, ma non si dice ci sono, Ginevra. Si dice c’è, l’amore è singolare.» 
«Non è vero!» ha detto seria. «L’amore sono tanti.» 
Mi sono zittito e non l’ho corretta più, perché l’amore sono tanti anche secondo me.




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