Autore: Isabella Piersanti
Casa editrice: il prato
Collana: I sentieri
Pagine: 128
Trama:
"Perché ho scritto queste
pagine? Beh, prima di tutto per me stessa, per mettere ordine nelle mie poche
idee ma confuse, come diceva il grande Ennio Flaiano. Poi per Valentina, la mia
figlia maggiore, perché possa conoscere la storia della nascita della sorella e
perdonarci se qualche volta, le abbiamo dato l'impressione di trascurarla; per
dirle che le vogliamo un mondo di bene e che per questo le abbiamo voluto dare
una sorella, per dirle che le siamo grati perché, se oggi Giulia è quella che
è, moltissimo è per merito suo.
Per Giulia, perché un domani possa ripercorrere
la sua storia.
Per Francesco, mio marito, con cui ho iniziato e continuo questa
splendida avventura che è la nostra vita. Per condividere questa mia esperienza
con chi si trovasse in situazioni simili, perché forse può essere utile un
confronto con chi ha vissuto e vive la stessa realtà, senza la pretesa di dichiarare
verità assolute ma semplicemente di raccontare la mia storia. Per dire che
avere una figlia con la sindrome di Down non è un dramma. Che non significa non
essere più felici, anche se resterà Down per sempre. Che, sì, ci sarà
difficoltà ma anche tante risate e che si riceverà un amore incondizionato,
puro, totale che è difficile sperimentare in altre condizioni.”.
Recensione:
Questo libro è il racconto autobiografico di una famiglia semplice, quella in cui nasce
Giulia, affetta da sindrome di Down.
Anche tra i personaggi famosi non mancano i casi di figli affetti da
tale sindrome, se ne fa appunto riferimento all’interno della prefazione di
questo testo. La coniglietta californiana di Playboy, Amanda Booth, e lo
scrittore newyorkese Arthur Miller hanno entrambi condiviso tale
esperienza.
Le differenze, nella loro reazione, sono immensamente più profonde di quanto si possa immaginare solo lontanamente (Miller, ad esempio, decise di non tenere con sé Daniel, il suo secondogenito, afflitto da questa terribile sindrome). Nella prima parte di questo romanzo è descritto nello specifico anche lo stato d’animo con cui si è tentato nel passato di nascondere questa malattia. E così è andata appunto, di secolo in secolo, fino a pochi anni fa. Era una vergogna per le famiglie avere un figlio disabile e così veniva tenuto nascosto. Spostato in tutta fretta nella stanza più lontana se solo arrivava qualcuno in visita.
Perfino Albert Einsten per tutta la vita coprì con un velo d’imbarazzo e ipocrisia il figlio, ricoverato in una clinica a Zurigo.
Gli esempi citati di genitori che decidono di nascondere i loro figli affetti da questa malattia, sembrano moltissimi e credo questo stupirà voi tutti, com'è avvenuto con me.
Le differenze, nella loro reazione, sono immensamente più profonde di quanto si possa immaginare solo lontanamente (Miller, ad esempio, decise di non tenere con sé Daniel, il suo secondogenito, afflitto da questa terribile sindrome). Nella prima parte di questo romanzo è descritto nello specifico anche lo stato d’animo con cui si è tentato nel passato di nascondere questa malattia. E così è andata appunto, di secolo in secolo, fino a pochi anni fa. Era una vergogna per le famiglie avere un figlio disabile e così veniva tenuto nascosto. Spostato in tutta fretta nella stanza più lontana se solo arrivava qualcuno in visita.
Perfino Albert Einsten per tutta la vita coprì con un velo d’imbarazzo e ipocrisia il figlio, ricoverato in una clinica a Zurigo.
Gli esempi citati di genitori che decidono di nascondere i loro figli affetti da questa malattia, sembrano moltissimi e credo questo stupirà voi tutti, com'è avvenuto con me.
L’autrice di questo
romanzo è lei stessa una madre che ha deciso di mettere per iscritto i suoi
sentimenti, in primis per se stessa, per mettere ordine nelle sue poche ma
confuse idee (come diceva il grande Ennio Flaiano), in secondo luogo per la
figlia maggiore Valentina, perché possa conoscere la storia della
nascita della sorella e perdonare i suoi genitori se a volte le hanno dato l’impressione
di trascurarla. Questo romanzo è molto emozionante, descrive nel dettaglio le
sensazioni di una madre che scopre dopo un cesareo la malattia della figlia, ma
per la quale aveva già deciso di non scegliere la via più semplice dell’aborto.
Una madre che, dopo la paura iniziale (confessa solo ora di aver desiderato che
la bimba nascesse morta), riconosce nella piccola Giulia capacità
inaspettate e davvero speciali. Mi ha molto toccato l’elenco dei timori citati
dall’autrice, che sono poi gli stessi che ogni madre potrebbe provare: quando
Giulia, ad esempio, entrerà in un ristorante oppure quando si parlerà della sfera
sessuale. Non si può fare a meno di pensare all’invecchiamento precoce
delle persone che hanno la sindrome e di cui in realtà poco si sa. Molto bello,
a mio giudizio, il rapporto tra le due sorelle così com'è descritto. Fatto di affetto,
complicità, autenticità.
Un libro toccante, genuino, ma
non di meno di grande effetto sul lettore. Da queste pagine imparerete che: il
brutto di avere la sindrome di Down è che il giorno in cui nasci, i tuoi
genitori diventano un po’ tristi; il bello è che, dopo quel giorno, non lo
saranno mai più. Consigliato a chi lotta ogni giorno contro i pregiudizi verso
questa “ condizione” e a tutti quelli che, invece, dovrebbero conoscere lo
splendore e la ricchezza d’animo di questi “ragazzi tanto speciali”.
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