Titolo: Nati due volte - L'età del vino e del ferro
Autore: Laura MacLem
Editore: Selfpublishing - 20 settembre 2017
Pagine: 432
Prezzo: ebook €3,99 - cartaceo (in arrivo)
Trama
Il
Labirinto è cambiato.
Da
quando Minosse ha schierato la spaventosa forza della flotta cretese
contro Atene, da quando tutti gli alleati di re Egeo sono stati
sconfitti e sottomessi, e gli dèi stessi hanno combattuto al fianco
del re di Cnosso, le porte del Labirinto si sono chiuse. Non posso
più entrare in quei corridoi, portare la luce danzando con il mio
filo, e il percorso che conduce al centro è cieco e caotico.
Dedalo
è fuggito portando con sé il segreto del percorso labirintico, e
più nessuno, all’infuori di me, può addentrarsi nel buio con la
speranza di poter tornare alla luce. Ma a me non è più permesso
entrarvi.
C’è
qualcuno nel Labirinto.
Io,
la Luminosa, Arianna di Cnosso, figlia di re Minosse e
dell'onnisplendente Pasifae, sono stata derubata di ciò che mi
appartiene di diritto. Ho danzato e filato, ho creato il mio culto
dandogli forma e ordine, ma quell'ordine sta sprofondando nel Caos.
Lo Scuotitore della terra, Poseidone Enosigeo, è in collera. Se la
Signora del Labirinto non tornerà ad ammaliarlo, a incantarlo,
l'intera Cnosso sarà in pericolo.
Il
Labirinto reclama il suo tributo.
Ma
i tributi che gli vengono offerti sono quelli sbagliati.
Desideravo
solo un luogo nel quale consacrare la mia danza, e un corteo dove
sentirmi libera. Tutto questo è diventato impossibile.
Devo
dimenticare il mio amore, devo rinunciare alla felicità. Devo
affrontare il mostro.
Io,
Arianna di Cnosso, la Luminosa Signora del Labirinto, farò qualsiasi
cosa per impedirlo. Anche se dovrò profanare il filo sacro
affidandolo all’eroe di Atene, a Teseo, ai cui occhi incarno
Afrodite stessa. Se non lo facessi il mostro continuerebbe a
profanare il Labirinto. Ma, se lo farò, diventerò una traditrice, e
non avrò mai più in luogo nel quale danzare.
So
che pagherò per questo.
So
che tutte le scelte sono sbagliate.
E
so, unica tra dèi e mortali, che per rinascere è necessario prima
morire.
Il
Labirinto deve rinascere.
***
Oggi vi parlo di L'età
del vino e del ferro di
Laura MacLem, secondo volume del dittico
Nati due volte, di cui ho già recensito il primo L'età del bronzo e del miele qui.
Cercherò anche in
questo caso di non fare spoiler, tuttavia almeno all'inizio dovrò
accennare alla conclusione del primo romanzo, quindi se non volete
leggere nulla in merito saltate la parte incriminata cliccando qui
(anche se, se ricordate il mito, non è davvero uno spoiler).
“Se
tutte le scelte sono sbagliate, Arianna, devi porre a te stessa
un'unica domanda: quale errore puoi sopportare di compiere?”
L'età
del bronzo e del miele si chiude con l'evento scatenante la
guerra tra Atene e Creta: l'uccisione del principe ereditario
Androgeo da parte degli ateniesi, che hanno così violato la legge
dell'ospitalità, cara anche agli dèi.
E
così L'età del vino e del ferro si apre con il lutto di
Creta e l'inizio delle ostilità.
Incontrai
gli occhi del padre, e perciò vidi. Non vidi nulla di tutto ciò che
viene tramandato nel mito, né odio né vendetta, non rabbia e
neppure orgoglio reale da vendicare: vidi un ricordo. C'era Androgeo
in quel ricordo […].
Questo è il romanzo in cui sono presenti gli avvenimenti del mito
conosciuti ai più: la guerra, la sconfitta di Atene, l'invio dei
tributi ateniesi a Creta, il Minotauro e la sua uccisione da parte di
Teseo.
L'abilità dell'autrice sta nel dare una nuova prospettiva a
eventi già noti; non se ne allontana, non li rivoluziona
completamente, ne dà una rilettura coerente per tutto il romanzo. La
MacLem intreccia e sbroglia gli eventi con maestria e ci guida alla
scoperta della storia di Arianna.
È un romanzo cupo, rispetto al primo, che artiglia lo stomaco
e non lo lascia più andare, in cui anche il lieto fine di Arianna è
accompagnato da una nota di maliconia, da un nodo che mai abbandona:
A
quelle parole sentii in gola un nodo arrugginito, che, già lo
sapevo, sarebbe rimasto sempre lì. Il più delle volte sarei stata
troppo impegnata per accorgermene, oppure avrei avuto ragioni di
essere felice che l'avrebbero temporaneamente coperto; ma sarebbe
comunque arrivato il momento, quando la notte moriva e le stelle
brillavano sopra di me, mentre giacevo insonne, in cui saremmo stati
solo noi due io e quel nodo rugginoso di dolore. Sarebbe sempre
rimasto.
Anche
adesso c'è.
Non manca certo la felicità, ma è una felicità duramente
guadagnata per Arianna, e anche per il lettore. È un volume che,
se possibile, ho anche amato più del primo, nonostante sia più
doloroso e sofferto. I due romanzi sono contrapposti un po' come lo
sono l'adolescenza e l'età adulta: se il primo è caratterizzato da
una spensieratezza, ancora un po' infantile, che gradualmente si
riduce all'avvicinarsi delle conseguenze degli eventi messi in moto,
il secondo è ormai pregno di una consapevolezza inevitabile e di
ostacoli da affrontare per Arianna.
Arianna è la principessa di Cnosso e la Signora del Labirinto,
e come tale ha doveri e incombenze cui deve far fronte. Ma è
anche una donna innamorata abbandonata dal suo sposo, e anche se
è un abbadono dettato dalla volontà di proteggerla, l'ha ferita
ugualmente.
Ho
trovato splendida l'evoluzione di Arianna, da fanciulla orgogliosa e
inconsapevole, a donna forte e in grado di tenere testa persino agli
dèi.
E ho apprezzato anche come è stato sviluppato il suo rapporto con
Dioniso: in questo romanzo il dio è lontano e meno presente
fisicamente, ma è nei pensieri di Arianna e in ciò che sta
provocando nel mondo nel tentativo, riuscito, di affermare il suo
culto. Dioniso non se ne vai mai del tutto, anche se lo rivediamo
davvero solamente negli ultimi capitoli.
Devo dirlo, è una coppia che è entrata nel mio cuore senza
alcuna fatica. Sono due personaggi a cui è stata data un'evoluzione
ben studiata e una strada da percorrere non semplice. E ciò che li
lega è qualcosa che mi ha fatta innamorare.
A proposito di amore, vogliamo parlare del mio amore per
Asterione? Su, parliamo di come sia stata crudele l'autrice nel
farmelo amare pur sapendo che avrebbe avuto un destino non sofferto,
di più. My poor baby.
È un personaggio che ha un percorso travagliato, e il cui
destino è profondamente intrecciato a quello di Aridela (così
chiama la sua sorella minore). Asterione non è solo un
fratello per Arianna, è stato anche un padre, quando Minosse
come re non poteva esserlo, la protegge sempre e comuque.
E come viene ripagato? Col dolore. Insomma, è uno di quei personaggi
in cui si incarna il Mai 'na gioia.
E parliamo invece di chi si merita il Mai 'na gioia più
potente che ci sia? Teseo e Piritoo per fare due nomi a caso? Eh? Ne
parliamo?
Sì, non l'ho superata. Succede. D'altronde mica potevo rimanere
troppo seria per tutto il tempo, un po' di degenero ci doveva essere.
Tornando seri (ma lo ero
anche prima, sapevatelo *lancia
maledizioni a voi sapete chi*), questa duologia è davvero
meravigliosa: per lo stile,
curato e ricco, che scorre fluido e avvolge il lettore nella
narrazione; per i personaggi
che vivono tra le sue pagine; per lo sguardo nuovo con cui poter
osservare un mito; perché sì, perché se amate la
mitologia, i retelling e i libri ben scritti, questo dittico fa
proprio al caso vostro.
“Perché
è la scelta che mi rende felice, quindi è la scelta giusta.”
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