Recensione: IL METODO CATALANOTTI di Andrea Camilleri

7/10/2018

Titolo: Il metodo Catalanotti
Serie: Il Commissario Montalbano #26
Autore: Andrea Camilleri
Editore: Sellerio
Pagine: 293
Prezzo: € 14

TRAMA
Questa volta Mimì Augello se la vede brutta: nella casa dell’amata di turno rientra inaspettatamente il marito; così Mimì è costretto a calarsi dalla finestra per salvare pelle e reputazione. Da un pericolo all’altro: nell’appartamento del piano di sotto dove ha cercato riparo, nel buio intravede un corpo steso sul letto, completamente vestito e irrigidito dal gelo della morte. Di un morto ammazzato ritrovato sul letto viene informata la polizia, solo che non si tratta di quel morto, perché è in tutt’altra casa, anche lui con l’abito buono. Come può essere accaduto? E che ne è stato dell’altro cadavere? Perché tutta la scena del crimine ha qualcosa di strano che sa di teatro? Parte da questo groviglio la nuova indagine di Salvo Montalbano, ed è proprio il teatro il protagonista del romanzo; la vittima, Carmelo Catalanotti, aveva una vera passione per le scene e dedicava tutto il proprio tempo alla regia di drammi borghesi. Si era anche inventato un metodo personalissimo per mettere gli attori in condizione di recitare: affrancarli dai loro complessi, aiutarli a liberare le emozioni, una vera e propria operazione di scavo nelle coscienze. Catalanotti conservava scrupolosamente annotazioni e commenti su tutti i potenziali attori con cui veniva in contatto, oltre che appunti di regia e strani quaderni pieni di cifre e di date e di nomi… Il commissario Montalbano spulcia tutti i dossier di Catalanotti, i testi teatrali ai quali lavorava, le note sui personaggi e soprattutto il dramma che stava per mettere in scena, Svolta pericolosa. Poco a poco si lascia coinvolgere dall’indagine e dalla nuova responsabile della scientifica, Antonia, che sul commissario ha l’effetto di una calamita. Sarà proprio il teatro a fargli trovare la soluzione del doppio cadavere.

LA MIA OPINIONE

Chi conosce biograficamente Andrea Camilleri sa sicuramente del suo lavoro e della sua passione per il teatro, nata molto prima del suo mestiere di scrittore. 
In questo romanzo l'autore ha incrociato queste due passioni, mettendo Montalbano di fronte ad un caso i cui tutto è teatro e messinscena.

Nel corso di una rocambolesca fuga dalla casa dell'ennesima amante, Mimì Augello viene a trovarsi faccia a faccia con un cadavere. Nel cuore della notte avverte ovviamente Montalbano, per condividere con lui il fardello ma anche il problema fondamentale: come far ritrovare il cadavere?
Tutto sembra risolversi il giorno dopo, quando in commissariato arriva la notizia del ritrovamento di un cadavere, che però non è il morto di Mimì.
Tra una scena del crimine che sembra quasi finta, come se fosse una messinscena ed una che non sa come far scoprire, Montalbano incontra Antonia, la nuova responsabile della polizia scientifica di Montelusa, che si aggiunge ai grattacapi che deve affrontare in questo romanzo.
Intanto una cosa è certa: bisogna indagare sulla vita di Carmelo Catalanotti, la vittima, e scoprire di più sulla sua vita e soprattutto sulla sua passione per il teatro ed il suo particolare metodo, che non mancava di applicare sulle persone che aspiravano a salire sul palcoscenico dei drammi di cui curava la regia.

Questo romanzo risulta, anche per chi come me legge i gialli di Camilleri da tempo, qualcosa di nuovo. Prima di tutto, per questa immersione quasi totale nel mondo del teatro. Per trovare la soluzione dell'omicidio, Montalbano deve assumere un punto di vista nuovo e leggere i fatti attraverso un punto di vista nuovo, che coinvolge non la vita della vittima in generale, ma il suo metodo, il suo approccio al teatro, che è così totale da essere quasi crudele.
In secondo luogo per Antonia, che porta così tanto scompiglio nella vita del commissario, con la sua compostezza, i suoi silenzi e la sua distanza.
Camilleri riesce a rigenerare Montalbano in questo romanzo, a dimostrazione che nelle serie di gialli non cambiano solo gli ambienti e le situazioni, ma che è necessario rinnovare anche i protagonisti, renderli vivi, realistici e non appiattirli mai.
Menzione speciale per lo stile ed il linguaggio di Camilleri, unico autore siciliano a potersi vantare di aver esportato il nostro dialetto senza glossari e note a margine, facendo un percorso graduale nei suoi romanzi tale da essere ormai giunto alla narrazione in siciliano puro per passare all'italiano solo occasionalmente nei dialoghi.

Camilleri è una sicurezza, uno di quegli autori che mi piace così tanto che so per certo che non può deludermi e che anzi, riesce ancora a sorprendermi.




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