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Recensione: DI CARNE E DI CARTA (Amori nella nebbia #1) di Francesca Baraldi

Abbiamo così poche occasioni di felicità, nella vita,
che siamo moralmente tenuti a inseguirle fino in fondo, per rispetto a quelli che non le hanno avute.


Titolo: Di carne e di carta (Amori nella nebbia #1)
Autore: Francesca Baraldi
Prima edizione: autopubblicato - 14 giugno 2014
Pagine: 374
Prezzo: cartaceo - € 12,99; ebook - € 2,99

Trama
Chiara vive in un mondo di carta: insegna Lettere in un liceo di Ferrara, studia all’università per conseguire un dottorato e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha imparato ad amare, sia le pagine sia gli uomini dentro le pagine, che sono tanto più affascinanti e tanto più semplici da gestire di quelli veri.
Quando conosce Leonardo, il nuovo assistente universitario che la seguirà nel dottorato di ricerca, Chiara si ricrede solo in parte: in quanto a fascino lui non ha nulla da invidiare ai protagonisti maschili dei romanzi, ma è davvero ingestibile. Convinto che tutto ciò che conta sia il mondo di carne, distaccato quanto Chiara è appassionata, Leonardo le mette i bastoni tra le ruote sin dal primo incontro, accusandola di nascondersi nella lettura per non affrontare la vita, criticandola per l’approccio emotivo alla letteratura e facendole riscrivere la tesi da capo.
Eppure quell’uomo così ostile le mostra anche inattese premure e la aiuta come un personaggio fittizio non potrebbe mai fare. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro ai loro scontri?
Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si gioca la sfida tra la carne e la carta, per decidere quale delle due sia più reale o forse per scoprire che si realizzano a vicenda.

***

La passione per la letteratura e la conoscenza ha portato Chiara a insegnare italiano e latino alle superiori e a cercare di conseguire un nuovo Dottorato. Ed è proprio lavorando alla sua tesi che ha incontrato Leonardo Villani: il più detestabile degli stronzi, nonché assistente e sostituto della professoressa che la sta seguendo nella tesi. Per quanto Villani si dimostri spregevole, Chiara non è disposta a rimandare la tesi soprattutto dopo aver scoperto che lo studioso è, appena ventinovenne, un luminare della letteratura.
D’altra parte, non sono soltanto le insinuazioni di Villani a spingerla a rivendicare il proprio valore e le proprie convinzioni. C’è l’opportunità di imparare un approccio diverso e arricchirsi e c’è qualcosa che non quadra in quell’uomo dal profumo e dagli occhi di mare e Chiara vorrebbe capire cosa.
Chiara è convinta di poter amare solo gli uomini di carta, quelli per i quali alla fine di un libro ringrazi l’autrice e inizi a sperare che in un futuro la tecnologia consenta di estrapolarli dalle pagine e renderli reali. Leonardo sembra impegnarsi per rafforzare la convinzione della sua dottoranda, anche e proprio mentre tenta di distruggere il senso del suo studio.
Peccato che qualunque cosa sia quello che Chiara sente per lui, abbia di certo a che fare con la carne e poco o nulla con la carta.
L’amore, è chiaro, c’è ma è plurale, polimorfico ed egocentrico perché sta al centro del romanzo e sa calcare il palco, ma è ciò che si trova in secondo piano a non fa sembrare vuota la scena.
In Di Carne e di carta l’amore assomiglia alla vita: non ha ancora capito se stesso, è incasinato e talmente imperfetto da sbagliare pigiama, ma non il tempismo ed è lì quando serve davvero.

Ecco, per quanto fossero perfetti e seducenti, gli uomini di carta non potevano fare qualcosa del genere. Restavano lì, cristallizzati in quelle pagine che parlavano di loro, e di certo non massaggiavano nessuno, da quei fogli. Doveva essere bello, avere qualcuno che si prendesse cura di te, che ti sostenesse nei momenti più sgradevoli, che si impegnasse per migliorarti la vita. Che ti tenesse la testa mentre vomitavi nel bagno di un locale.

Leonardo è il personaggio più controverso del romanzo perché va bene il profumo di mare, va bene la sapiosessualità, ma veste tanto bene i panni del bello e dannato che o si prende per plausibile un disturbo della personalità oppure qualcosa non torna.
quel qualcosa che non quadra è stato anche il movente della mia lettura perché, mentre Chiara cercava di risolvere Leonardo (e forse decifrava se stessa), io mi godevo il percorso aspettandomi la stangata, che è arrivata, perché con Baraldi arriva sempre, ma mi ha comunque colto di sorpresa. Vi ho già messo abbastanza in guardia e, onde evitare lo spoiler, aggiungo solo: non fidatevi, ma fidatevi.
Al di là del rapporto tra i due protagonisti, ho voluto leggere tra le righe Di carne e di carta una riflessione e un consiglio più personali. È facile rivedersi in alcuni aspetti di Chiara, che legge e sogna molto sui fogli di carta ma nella vita è abituata a stare con i piedi ben piantati a terra, a credere di essere testa e ragione. Ben altra questione è scoprire, come accade a lei, che seguire il proprio istinto forse incasina tutto e forse lo rende migliore.
Non è stata certo una sorpresa trovare personaggi, i secondari tanto quanto i principali, tanto sfaccettati da assumere uno spessore realistico a dispetto di ciò che potrebbe sembrare improbabile. Spesso Baraldi lascia che siano le affermazioni, le reazioni e i comportamenti a rivelarne il carattere.
Persino Ivano e Paula, che hanno uno spazio limitato seppur importante, assumono rilievo, anche se non riescono a eguagliare Angelo e Alessandra. Proprio Alessandra è la metà ideale della mela o, molto meglio, della bottiglia di vino aperta da Chiara.
La loro è un’amicizia di cuori che sanno battere insieme e sanno di dover guarire da soli, ma di poter soccorrersi. Chiara è per Alessandra e Alessandra è per Chiara quell’amica che ci arriva prima di te, che lo sa che ti piace già e sarà un casino e te lo dice apertamente, ma è pronta a bere e cantare con te.

Alla fine una bottiglia era bastata. O magari erano bastati gli ABBA. O forse erano bastate l’una all’altra.

Tra gli aspetti che ho più amato del romanzo non posso mettere in secondo piano le citazioni letterarie, musicali e cinematografiche perché – sono sicura di averlo già confessato – adoro trovarle nei libri e poi Baraldi permette al lettore di rintracciare tutte le fonti indicandole in una nota finale.
Mi hanno fatto sorridere gli aneddoti sul rapporto tra insegnante e allievi: una volta di più mi sono resa conto di quanto poco siamo abituati a umanizzare le persone che incontriamo, rendendoci conto che probabilmente hanno una vita simile alla nostra.
Di carne e di carta è una storia di passioni e d’amore. È la scoperta che l’amore per se stessi non è una celebrazione di un’ostinata indipendenza dagli altri e che la vita sarà anche stronza, ma qualcosa ci sa anche dare.

Tu sei quello che mi costringe a essere me stessa. Che mi insegna chi sia io stessa. Tu sei una chiave di lettura che non avevo mai preso in considerazione, una matematica nuova in cui messi insieme siamo un cerchio quadrabile. Sei la mia geometria non euclidea.



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