La forma dell'acqua
di Andrea Camilleri
Il Commissario Montalbano #1
Sellerio Editore
173 pagine
€ 6,99 (ebook) - € 10 (cartaceo)
TRAMA
Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica - un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata - ha la forma dell'acqua («"Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. "Qual è la forma dell'acqua?". "Ma l'acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data"»). Prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell'ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente. Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell'assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco.
LA MIA OPINIONE
La prima edizione de La forma dell'acqua è uscita nel 1994 per Sellerio, che nonostante alcune importanti pubblicazioni, all'epoca era ancora un editore di provincia.
Io avevo appena tre anni e di Andrea Camilleri avrei sentito davvero parlare solo qualche anno dopo, dai miei genitori, che hanno intuito il potenziale del Commissario Montalbano un po' prima che arrivasse nelle nostre case attraverso il tubo catodico e nelle vesti di Luca Zingaretti.
Loro si sono appassionati tantissimo a questa serie e lo stesso ho fatto io, divorando i libri non appena uscivano e seguendo la serie televisiva, repliche comprese, ogni volta che era possibile.
Vi starete chiedendo, a questo punto, perché sono qui a parlarvi del primo romanzo di questa serie, che a conti fatti, considerato quanto mi sento legata a Camilleri come autore, dovrei conscere non dico a memoria, ma quasi.
La verità, molto semplicemente, è che non lo avevo ancora letto.
Io avevo appena tre anni e di Andrea Camilleri avrei sentito davvero parlare solo qualche anno dopo, dai miei genitori, che hanno intuito il potenziale del Commissario Montalbano un po' prima che arrivasse nelle nostre case attraverso il tubo catodico e nelle vesti di Luca Zingaretti.
Loro si sono appassionati tantissimo a questa serie e lo stesso ho fatto io, divorando i libri non appena uscivano e seguendo la serie televisiva, repliche comprese, ogni volta che era possibile.
Vi starete chiedendo, a questo punto, perché sono qui a parlarvi del primo romanzo di questa serie, che a conti fatti, considerato quanto mi sento legata a Camilleri come autore, dovrei conscere non dico a memoria, ma quasi.
La verità, molto semplicemente, è che non lo avevo ancora letto.
Anzi, se dobbiamo dirla tutta, la mia lettura dei volumi dedicati al Commissario Montalbano è stata piuttosto confusionaria all'inizio, perché avevo semplicemente fame di libri e sono stata decisamente aiutata dal fatto che in questi gialli la trama orizzontale sia facilmente ricostriubile. In altre parole, possono essere letti in qualsiasi ordine.
In questa prima avventura del Commissario, siamo catapultati nella sua Vigàta, dove all'alba, alla Mànnara, un luogo frequantato da prostitute, è stato ritrovato il cadavere dell'ingegnere Luparello, un uomo molto in vista nella cittadina perché impegnato in politica, anche se non in prima persona.
Il problema non è soltanto la morte dell'ingegnere, ma anche il modo in cui il cadavere è stato ritrovato: nella sua auto, seminudo, dopo aver terminato un rapporto sessuale.
Quello in cui sta per infilarsi Montalbano è un vero ginepraio, perché le piste da percorrere per risolvere questo caso sono diverse e sembrano una più rischiosa dell'altra.
Il problema non è soltanto la morte dell'ingegnere, ma anche il modo in cui il cadavere è stato ritrovato: nella sua auto, seminudo, dopo aver terminato un rapporto sessuale.
Quello in cui sta per infilarsi Montalbano è un vero ginepraio, perché le piste da percorrere per risolvere questo caso sono diverse e sembrano una più rischiosa dell'altra.
Ma il Commissario non è un uomo che si lascia spaventare. I suoi metodi non seguono esattamente le procedure, ma ha un intuito invidiabile e in un'indagine come questa sapere come muoversi, tra atti ufficiali ed iniziativa personale, è importantissimo.
La matassa di cui Montalbano deve ritrovare il capo è davero ingarbugliata, ma non certo impossibile da riprendere.
La matassa di cui Montalbano deve ritrovare il capo è davero ingarbugliata, ma non certo impossibile da riprendere.
Questo primo volume della serie è davvero breve, sono appena 170 pagine, e si leggono praticamente in un pomeriggio.
Bevità per non corrisponde a semplicità, infatti i risvolti di questo caso sono molteplici e solo seguendo passo per passo l'indagine insieme al Commissario possiamo capire quale sia la sconvolgente verità nascosta dietro un depistaggio architettato ad arte.
Bevità per non corrisponde a semplicità, infatti i risvolti di questo caso sono molteplici e solo seguendo passo per passo l'indagine insieme al Commissario possiamo capire quale sia la sconvolgente verità nascosta dietro un depistaggio architettato ad arte.
Nonostante questo sia soltanto il primo romanzo di una lunga serie, il protagonista è già delineato molto bene, così come i personaggi che orbitano intorno a lui, come la fidanzata Livia ed i suoi più stretti collaboratori, Fazio e Mimì Augello.
Quello che salta all'occhio sin da subito è il carattere spigoloso di Montalbano, il suo essere tanto un lupo solitario quanto un investigatore molto capace. Non è di certo simpatico, ma ha un'ironia tagliente che lo rende magnetico. Ecco perché, nella mia opinione, è un perisonaggio che funziona così bene.
Il linguaggio, sebbene sia ancora lontano dal vigatese espresso in tutta la sua bellezza negli ultimi volumi della serie, è già una prima sperimentazone dell'unicum linguisico che il Maestro è riuscito a creare, affiancato allo stile immediato ma allo stesso tempo evocativo.
Come nel mio caso, non bisogna certo leggere questo volume per primo per conoscere Montalbano, ma forse è una buona idea cominciare da qui per immergersi al meglio non solo nella psicologia ma anche nella poetica di Camilleri e della sua creatura più riuscita.
Quello che salta all'occhio sin da subito è il carattere spigoloso di Montalbano, il suo essere tanto un lupo solitario quanto un investigatore molto capace. Non è di certo simpatico, ma ha un'ironia tagliente che lo rende magnetico. Ecco perché, nella mia opinione, è un perisonaggio che funziona così bene.
Il linguaggio, sebbene sia ancora lontano dal vigatese espresso in tutta la sua bellezza negli ultimi volumi della serie, è già una prima sperimentazone dell'unicum linguisico che il Maestro è riuscito a creare, affiancato allo stile immediato ma allo stesso tempo evocativo.
Come nel mio caso, non bisogna certo leggere questo volume per primo per conoscere Montalbano, ma forse è una buona idea cominciare da qui per immergersi al meglio non solo nella psicologia ma anche nella poetica di Camilleri e della sua creatura più riuscita.
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