"C'era una volta...". È così che hanno inizio alcuni dei racconti più importanti della nostra vita. Quasi fossero parte di una formula magica, queste parole hanno il potere di rinnovarsi e volgersi al presente ogni volta che vengono pronunciate o lette.
Nel tentativo di regalarvi un briciolo di magia, abbiamo ideato la rubrica "C'era una volta..." per condividere gli incipit più belli e suggestivi dei libri che abbiamo letto.
Buonasera ragazzi ^_^ oggi ci sono io con questa rubrica piccina piccina! Sicuramente molti di voi hanno la fissa per l'inizio di un libro come la sottoscritta. Perché, diciamolo, se cattura ti fa avere quel colpo di fulmine con la storia che capita solo a volte. E io sono una fan dell'incipit a effetto e oggi voglio condividerne uno che a me ha colpito moltissimo.
Mutation
Irene Grazzini
L’uomo
fissava la parete scura, il respiro affannoso.
Non
udiva più nulla. I rumori erano cessati, ma quel silenzio gravido di
attesa era più assordante delle grida e degli spari che erano
svaniti di colpo.
Irreale.
La
quiete prima della tempesta.
L’uomo
sentì una goccia di sudore freddo scivolargli sulla nuca, penetrare
nel colletto e sotto il corpetto di chitina che gli cingeva il busto.
Non aveva un’armatura. Non era un guerriero. Era soltanto uno
studioso.
Eppure
stringeva in pugno una balestra ad aria compressa, come se ne andasse
della sua vita. Forse era così.
Non
riusciranno a prendermi qua dentro!
Si
sforzò di non pensare a quello che era accaduto all’esterno. Erano
arrivati durante l’Ora del Sonno, eludendo la sorveglianza dei
Cacciatori di guardia. Li avevano colti di sorpresa, vanificando ogni
resistenza. Erano emersi dalle tenebre del Sottosuolo e avevano
recato con sé sangue e morte.
L’uomo
strinse le palpebre. Immagini tremende gli scorrevano davanti agli
occhi. Conoscenti, colleghi, amici... quanti di loro erano
sopravvissuti?
E
se fossi rimasto solo io?
Scacciò
il pensiero con decisione. Era troppo terribile. No, non poteva
essere rimasto l’unico umano ancora in vita nell’Alveare Beta7!
Erano una piccola comunità, formata da qualche centinaio di persone.
Ma
possedevano qualcosa che valeva più di tutte le loro vite.
Era
stata la loro maledizione.
L’uomo
non si voltò. Non voleva vedere l’oggetto che campeggiava al
centro del bunker corazzato. Le pareti erano spesse, piombate. Mura
invalicabili. I suoi compatrioti avevano impiegato anni per
costruirle, utilizzando il piombo estratto dalla miniera A3.
Rendevano quel luogo inaccessibile.
Era
al sicuro. I nemici non potevano entrare.
E
lui non poteva uscire.
Sono
al sicuro come in una tomba.
Deglutì
e il rumore riverberò da un angolo all’altro. La stanza aveva una
strana acustica, riusciva a trasformare ogni suono in uno stridio
metallico. Un borborigmo freddo. Il pavimento era perfettamente
liscio, senza un’imperfezione. Anch’esso piombato, ovviamente.
Una precauzione in più, dato che il pericolo non veniva dal basso,
ma dall’alto.
L’uomo
sospirò. C’erano vari tipi di pericolo e l’essere umano non era
il peggiore. Ma di certo era il più spietato.
Trattenne
il fiato, aguzzando l’udito. Da quando si era chiuso là dentro,
gli pareva di essere finito in un mondo parallelo. Non riuscire a
vedere nulla di quanto stesse accadendo lo riempiva di sollievo misto
a terrore. C’erano spettacoli a cui preferiva non assistere, ma
allo stesso tempo rimanere ad attendere un nemico sconosciuto
logorava i nervi. Era come se un martello pendesse sulla sua testa,
pronto a fracassarla.
Ancora
silenzio.
L’uomo
avrebbe voluto mettersi a urlare.
Si
morse la lingua a sangue. Quanto tempo era passato? Si accorse di non
riuscire a quantificarlo. Il tempo era una convenzione umana. Un
attimo poteva durare in eterno o spegnersi in un battito di ciglia.
Cosa restava, poi, se non un’ombra sbiadita?
La
Macchina che custodisco. Si
rammentò, cercando di racimolare coraggio. Resta
da secoli, insieme ai suoi segreti.
Ed
era per quei segreti che la sua gente era morta. Ne valeva la pena?
Nonostante quello che aveva imparato, nonostante i suoi giuramenti,
non ne era sicuro.
Troppo
pochi umani erano rimasti nel mondo per sprecare così delle vite.
Allora, cosa ne pensate? Io trovo sia un incipit che incuriosisce davvero tanto e che spinge a farsi un sacco di domande sulla storia e sui misteri che l'autrice ha intessuto!
Per caso avete già letto Mutation?
Fatemi sapere!
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