"C'era una volta...". È così che hanno inizio alcuni dei racconti più importanti della nostra vita. Quasi fossero parte di una formula magica, queste parole hanno il potere di rinnovarsi e volgersi al presente ogni volta che vengono pronunciate o lette.
Nel tentativo di regalarvi un briciolo di magia, abbiamo ideato la rubrica "C'era una volta..." per condividere gli incipit più belli e suggestivi dei libri che abbiamo letto.
Nel tentativo di regalarvi un briciolo di magia, abbiamo ideato la rubrica "C'era una volta..." per condividere gli incipit più belli e suggestivi dei libri che abbiamo letto.
Syntechè.
Il volo della Falena
Carla Saltelli
Syntechè non era l’esatta definizione di eccezione: pigro e assonnato, era un paese situato in una delle poche isole dell’arcipelago più assolato nella zona europea. Si dice che la situazione non fosse molto cambiata dopo la Marea, che il paese annoiato si fosse spostato verso la foresta e le montagne, nell’entroterra poi bagnato da acque troppo intrepide. Quando la terraferma era diventata una spiaggia, quando i pochi superstiti si erano ritrovati arroccati, tra alberi e roccia, era nato lo stesso villaggio. Privo di entusiasmo come il precedente.
Syntechè si stendeva come un gatto, arroccato alla base della montagna, con un occhio sempre attento e vigile, sulla foresta poco distante. Le sue case non erano fatte di legno, perché la distesa di alberi non permetteva visitatori, né tantomeno boscaioli. Non era sembrato un problema, visti i pochi bisogni della gente umile di quelle parti.
Perciò, gli abitanti di Syntechè, come tutti, avevano trovato una soluzione nelle vaste miniere della montagna, che fornivano in abbondanza la pietra utile alla poca edilizia necessaria. Col passare del tempo gli uomini avevano cercato, nel loro piccolo, di rendere la propria monotona vita piacevole e i paesi, un tempo simili a prigioni dimenticate, si erano coloriti di verde, le case e le strade erano state decorate e dappertutto erano spuntate fontane e statue.
Cosa ne pensate?
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