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Recensione: ARABESQUE di Livin Derevel



Titolo: Arabesque 
Autore: Livin Derevel 
Editore: Milena Edizioni - 7 novembre 2015
Pagine: 294
Prezzo: Ebook - € 3,99; cartaceo - € 16,00


Trama
Non è la giornata fortunata di Bentley Flores.L’esame per cui si era dato tanto da fare è stato improvvisamente rimandato, la ragazza per cui ha una cotta non ha tempo da dedicargli, e piove. In più ecco spuntare una donna un po’ hippy e un po’ santona, che lo usa come facchino prima di regalargli una lampada di dubbio gusto come ringraziamento. Tornare a casa gli pare la salvezza, e invece chi è quello strano ragazzo tutto sorriso che Bentley non ha mai visto prima? Perché sembra così affezionato a lui? Ma soprattutto, com’è che ha la capacità di esaudire desideri? Bentley non ha idea di cosa inizi a succedere nella sua vita, e tenterà di trovare il modo di cavarsela attraverso una storia impregnata di realismo magico, dove suo malgrado sarà eletto il padrone di un inaspettato genio della lampada.

***

La giornata non è iniziata nel migliore dei modi per Bentley Flores, studente della facoltà di Belle Arti a San Francisco. L’esame di arte barocca, il più complesso del corso, per cui si è preparato per mesi, è stato rimandato a data da destinarsi a causa di problemi famigliari della professoressa; lui e Kora, amica di cui è infatuato, decidono di andare a prendersi un caffè per riprendersi dalla notizia e quando lui si decide a dichiararsi, Kora riceve una telefonata ed è costretta a tornare a casa. 


Pagò al bancone lasciando il resto e si infilò il cappuccio nell’uscire. Diluviava. 
Può andare peggio di così? 

«Mi scusi!» 
Ley alzò gli occhi al cielo piovoso. 
Certo che poteva andare peggio. 


Una strana donna gli chiede aiuto per trasportare delle tele all’interno del suo negozio e nonostante il malumore e la voglia di tornare subito a casa, Bentley l’aiuta. La donna per ringraziarlo gli dona una lampada a olio proveniente dal Medio Oriente. Il ragazzo la accetta per educazione, anche se è sconcertato e vagamente inquietato dai modi di fare di lei. 
A casa decide di pulirla per regalarla alla nonna, ma con sua sorpresa accade l’impensabile: si ritrova nel salotto di casa un ragazzo, con il sorriso pronto e una vivacità esuberante. 


«Io sono Frank, e sono un genio!» 

Momento di silenzio totale. 
«Ah.» Ley lo squadrò cercando di capire da quale manicomio fosse scappato. «E… dimmi, genio, come sei entrato in… casa mia…?»

Bentley non crede a questo strano, e folle, ragazzo, che allora lo sfida a chiedergli di fare qualcosa. Ley usa così il suo primo desiderio chiedendo di poter dare l’esame e di passarlo con il massimo dei voti e subito dopo lo schiocco di dita di Frank squilla il telefono: lo avvisano che la mattina dopo dovrà recarsi in facoltà per sostenere l’esame con gli assistenti della professoressa. Ley deve arrendersi all’evidenza quando Frank dà ulteriore dimostrazione dei suoi poteri: si ritrova davvero a essere il padrone di un genio! E ha ancora due desideri da esprimere…

Il romanzo ruota attorno al rapporto che si viene a creare tra Ley e Frank, una relazione che diventa sempre più complice e intima. Frank è adorabile e tenero, così dedito al suo compito di genio, con secoli di attività alle spalle, ma ancora così vivace e pieno di meraviglia per tutto ciò che lo circonda. Inizialmente il suo affetto per Ley è dettato dalla natura particolare del rapporto tra padrone e genio, ma con il passare del tempo diventa sempre più evidente che non si tratta più solo di quello. 
E Ley è un artista; è riservato e molto selettivo nelle amicizie, ma lega subito con Frank, lo accetta con tutte le sue stranezze dopo un iniziale momento di disorientamento. 
A completare la cornice vi sono gli amici e il fratello di Ley, personaggi secondari ma simpatici che offrono delle scene molto divertenti. Tra le mie preferite rientra quella in cui anche Dave, il fratello minore di Ley, scopre che Frank è un genio: a Halloween Frank si occupa delle decorazioni della casa e decide di infondere una “goccia di vita” nel pupazzo di un gatto piuttosto inquietante, dagli occhi di fuoco. 

Due piccoli, vispi occhietti rossi erano puntati su di lui. 

«Meow…»
Un gatto. Cosa ci faceva un gatto in casa sua? Cosa ci faceva un gatto posseduto dal diavolo in casa sua? 


Ley convince il genio a farlo ritornare normale, ma non abbastanza in fretta, dato che Dave fa in tempo a vederlo: 


«Tu…» bisbigliò pianissimo. Ci volle loro un po’ per realizzare che era Frank il soggetto della frase. «Il gatto… era… era vivo…»

E come una marionetta a cui avevano tagliato i fili, Dave crollò sul pavimento. 

Arabesque è una fiaba moderna, romantica e malinconica allo stesso tempo, con una coppia che sicuramente è insolita, dato che si tratta di un romanzo a tematica LGBTQI, e ammetto candidamente che non sapevo bene cosa comportasse questa definizione, ma l’autrice ha scritto un interessante post a riguardo sul suo blog se volete un chiarimento. 

Nonostante non ci siano grandi sorprese nell’intreccio, la storia è piacevole e divertente, e io me ne sono innamorata. Complice anche lo stile dell’autrice, scorrevole e descrittivo, in alcuni casi “pittorico” nel concentrarsi sui particolari di scene o sensazioni. 
È un romanzo che consiglio a chi è in cerca di una fiaba e di un po’ di romanticismo. 









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