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Recensione: FRONTIERA di Isa Thid

Titolo: Frontiera
Autore: Isa Thid
Editore: Catnip Design - 28 gennaio 2018
Pagine: 133
Prezzo: ebook - € 2,99

Trama
Quando fugge dal centro di detenzione con un pugno di compagni, esiste solo un obiettivo nella mente di Azura: recuperare Massimino, suo fratello, e portarlo in salvo oltre la frontiera con la Francia per raggiungere la Svezia. Lì, si dice, offrono asilo politico ai moderni clandestini: omosessuali, immigrati, mezzosangue.
Comincia così la storia di Azura, giovane italo-siriana intrappolata in un mondo che non la accetta, combattente impreparata ma caparbia, che ha nel cuore una chiara lista di priorità assolute. Insieme a lei Maslov, rivoluzionario russo e omosessuale dalle tendenze terroristiche, e Dalmasso, ricco pacifista a capo di un collettivo antagonista con sede a Torino.
Attorno a loro il nuovo mondo, fatto di innesti cerebrali e connessioni perenni, corruzione e oppressione, centri di identificazione, violazione della privacy, razzismo e omofobia.
E in mezzo al caos della rivoluzione solo una ragazza e il suo fratellino, e quella frontiera tra loro e la libertà.

***

Mi capita spesso che i libri mi trasmettano molto più di quanto mi sia possibile condividere e spiegare in una recensione. Qualche volta mi rendo conto di quanto ci sia in un libro proprio mentre sto elaborando la mia opinione e mi rammarico, poi, di dover fare una scelta perché inevitabilmente non mi sarà possibile metterne in luce tutti gli aspetti.
O almeno io non ci riesco.
Frontiera è una novella, un racconto lungo, la cui lettura è quasi un battito di ciglia. Eppure, ha al suo centro un nodo formato da piccoli nodi, così stretti che il lettore non può scioglierli ma soltanto studiarli, fino a comprendere come si sono formati. 

«Tutto è partito da lì, è stata la guerra al terrorismo a rendere i nostri stessi stati terroristi». 

In Cloning Terror Mitchell spoglia l’espressione «guerra al terrore» per rivelarne la pericolosa vacuità di senso, l’intrinseca e perversa contraddizione che ne hanno determinato il fallimento, innescando la moderna crisi sociale. Frontiera ne immagina e racconta le conseguenze in uno scenario italiano ed europeo che non è il nostro, ma appare fin troppo possibile.
Il nemico è individuato e arginato all’interno di mura che non riescono a contenere la paura. Ogni tentativo di contrastarla, d’altra parte, non fa che alimentarla operando un rovesciamento subdolo delle intenzioni. I progressi tecnologici hanno portato, per esempio, alla realizzazione di innesti cerebrali e videocam oculari che permettono la navigazione in rete e la trasmissione costante di dati a eye-like. I video caricati su eye-like permettono di rintracciare i clandestini e, in fondo, chiunque sia dotato di un impianto. Più controllo per una maggiore sicurezza, e una minore libertà.
Pur senza ricostruire gli antefatti e la contestualizzazione storica, Thid fornisce al lettore tutti gli elementi necessari a delineare adeguatamente il mondo di Frontiera. Sfruttando con efficacia la brevità della novella, l’autrice si concentra, invece, sull’azione e la narrazione prende il ritmo concitato della fuga.
Lo stile, secco e ruvido, rispecchia il carattere della protagonista e le emozioni sembrano, di primo acchito, soffocate a favore del pragmatismo che guida Azura, il cui principale obiettivo rimane garantire la salvezza al fratello. Eppure sono le emozioni che Azura tenta di subordinare alla propria volontà a muovere la storia, a operare cambiamenti e a renderla viva.
Ho trovato particolarmente d’impatto il confronto tra Azura e Massi: lei, pronta a lottare ma solo per fuggire e vivere; lui, deciso a difendere attivamente la propria identità e unicità, anche quando sembra inevitabile l’uso della violenza. Giusto e sbagliato diventano labili, gli ideali sembrano smarrirsi in percorsi in cui sopravvivere e vivere non riescono a coincidere.
Sono poche pagine dense, che scavano e lasciano un segno, evidenziando l’abilità narrativa dell’autrice. Thid riesce, infatti, ad arricchire la narrazione di numerosi dettagli che confluiscono a formare il quadro generale. D’altronde, se una pecca deve essere individuata, non ho dubbi che, per alcuni, possa essere proprio la brevità del racconto. La conclusione della novella è aperta e il lettore ha, quale unica certezza, la consapevolezza che molto deve ancora accadere a dispetto di quella fine. Penso, tuttavia, che si tratti di una scelta consapevole: affidando il racconto all’immaginazione del lettore, Thid lo spinge a riflettere ulteriormente sulla lettura.
Consiglierei Frontiera a tutti, ma soprattutto a chi ama il genere distopico e cerca una lettura breve ma stimolante: a me ha dato molto da elaborare e penso che possa lasciare qualcosa anche a voi.



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