Recensione: IMPOSSIBILE di Erri De Luca

3/06/2020


Titolo: Impossibile
Autore: Erri De Luca
Prima edizione: Feltrinelli - 5 settembre 2019
Pagine: 125
Prezzo: cartaceo - € 13,00 - ebook - € 9,99

Trama

Si va in montagna da soli per starsene da minuscoli dentro le immensità di natura. Molte le variabili in salita, dall’incontro con una cerva all’attraversamento di una foresta sradicata dal vento. Unico il caso di due che si ritrovano in un passaggio esposto a decenni di lontananza dalla fine della loro amicizia. Qui c’è il verbale del loro avvenimento. Il loro impossibile non avviene come fulmine a cielo sgombro, ma come crollo di valanga per lento accumulo di tempo sopra un pendio. Se ne occupa un magistrato che deve ricostruire, insieme al presente, anche un passato sconosciuto.


***

È stato lui a chiamare i soccorsi e ora è accusato di omicidio. R. non teme il carcere e l’isolamento: per lui, che lo ha già affrontato, quello è un tempo regalato. Si allena, lascia spaziare la mente, la tiene in esercizio e scrive alla donna che ama con pacata passione.
Le lettere sono uno spazio aperto di riflessione e confronto, una fase di distensione che rivela aspetti della personalità dell’indagato che, altrimenti, rimarrebbero ignoti.
L’interrogatorio è, infatti, un esercizio retorico controllato dall’uomo: non c’è una parola fuori posto, un’informazione sfuggita che fornisca al magistrato appigli per formalizzare l’accusa.
La narrazione si sviluppa attraverso i due momenti che, alternandosi, danno forma ai capitoli del libro. La struttura accentua il contrasto tra l’intimità delle lettere e la formalità del dialogo tra R. e il pubblico ministero, riportato nell’asciuttezza della trascrizione.
Nella pratica della lettura le epistole ad Ammoremio sono l’ora d’aria, la parentesi concessa per riposare, perché l’interrogatorio è un duello verbale, terreno di scontro anche generazionale. Il discorso, infatti, si allontana spesso dagli eventi della Cengia per spaziare dall’obbedienza alla ribellione civile, dalle abitudini giovanili alla lotta in difesa dei propri ideali.
Il legante narrativo tra le due parti è la montagna: è luogo di meraviglia, rispetto e concentrazione. Le passeggiate lungo i sentieri più impervi sono un esercizio spirituale e fisico da eseguire in solitaria. Nelle lettere e soprattutto nel corso dell’interrogatorio, R. spende molte energie nel tentativo di spiegare la bellezza inutile e necessaria della salita in altura.
Mi è sembrato, talvolta, di essere tornata a essere il camoscio del Peso della farfalla. E forse anche per questo che nella fascinazione per la montagna sono stata tentata di scorgere lo sguardo e il pensiero dell’autore.
Impossibile ha rinnovato il mio amore per la scrittura di De Luca, per l’intensità che hanno le sue parole.
Perché mi piace questa lingua italiana, le sue precisioni che proteggono dalle falsificazioni.
La lingua è un sistema di scambio simile alla moneta. La legge punisce chi stampa biglietti falsi,
ma lascia correre chi spiaccia vocaboli falsi.
Io proteggo la lingua che uso.
Quando leggiamo un romanzo, la nostra mente supera le parole e noi vediamo. Vediamo la storia quasi fosse un film, viviamo le emozioni e le situazioni dei personaggi che la nostra lettura accompagna. Le parole, dunque, scompaiono, ma Impossibile rovescia il meccanismo.
Sono le parole a dargli forma e su di esse si regge. Un’affermazione che può sembrare lapalissiana, lo riconosco, perché… cos’altro sono le storie?
Eppure, il gioco sotteso alla trama rimane in piedi fino all’ultima pagina perché, leggendo, vediamo soltanto le parole: le immagini vengono sopraffatte fino a diventare trasparenti, proprio quando, sorprendentemente, è a loro che dovremmo prestare attenzione. Un gioco semplice per chi delle immagini ha fatto un linguaggio ma, fidatevi, questa volta non lo saprete fare.



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