LE BALENE MANGIANO DA SOLE
di Rosario Pellecchia
Feltrinelli | I narratori | 272 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,00
4 marzo 2021 | scheda Feltrinelli
Bicicletta, musica nelle cuffie e via, verso la prossima consegna. Napoletano ventitreenne trapiantato a Milano, Gennaro Di Nola detto Genny, di professione rider, si diverte a indovinare il tipo di persona che gli aprirà la porta in base al cibo che ha ordinato. Quei pochi secondi in cui sbircia nella vita degli altri, fermo sul loro zerbino, sono per lui una tentazione irresistibile, ed è difficile che sbagli a tracciare un profilo. Una sera però, contro ogni pronostico, incontra Luca: dodici anni, capelli a spazzola con un po' di crestina, maglia del Napoli e un secchio grande di pollo fritto di Crispy World da mangiare da solo. La madre è uscita, il padre non c'è mai stato: è in un posto lontano a dar da mangiare alle balene, o almeno così gli è stato detto. Un'assenza che si riflette nei suoi occhi nerissimi e profondi, in cui Genny intuisce un dolore che li accomuna. Bastano poche battute perché il ragazzino riesca a convincerlo a entrare in casa per guardare insieme la Champions League in tv. Di partita in partita, nasce così un'amicizia tenera e un po' surreale, nonostante la diffidenza iniziale della madre di Luca, restia a fidarsi di uno sconosciuto. Finché Luca annuncia di voler andare a Napoli con Genny. Sarà una grande avventura e, al tempo stesso, un salto nel passato. Per poter finalmente andare incontro al futuro.
La mia recensione
Io ve lo dico, Le Balene mangiano da sole deve essere letto, subito, con una piccola accortezza: la scorta di cibo. Girare con Genny per le strade di una fredda Milano è infatti un viaggio nel grande e variegato mondo del delivery moderno, quello dei vari Just It, Glovo, ecc ma anche dei cibi più particolari, esotici, comuni e tradizionali che ci si può oramai far portare a casa. La cassœula!! Rendiamoci conto, perfino quella! Che io li sento i Carlo Cracco del mondo dell'alta cucina urlare e dimenarsi.
Uhm forse non ho iniziato questa recensione nel migliore dei modi o nel più chiaro. Ma d'altro canto questo libro è particolare fin da quella copertina gialla gialla con una simpatica balena rider. Ok, passo indietro e ricominciamo.
Genny fa il rider di professione. Sfreccia con la sua bici per le strade di Milano, col freddo e la pioggia, il caldo e il traffico. Gli piace il suo lavoro, perchè tra un kebab, una pizza e un hamburger gourmet può fare quello che più lo diverte e interessa: immaginare chi sarà il suo prossimo cliente, chi gli aprirà la porta e forse darà una mancia. Le soglie delle case, gli zerbini diventano per lui un limite invalicabile in cui sbirciare per brevi e sempre più rapidi secondi le vite degli altri, che siano studenti fuori sede, coppie bene, anziane signore rimaste troppo presto sole. È così che una sera si ritrova a consegnare una doppia porzione di pollo fritto a Luca, dodicenne lasciato a casa dalla madre Giulia a guardare il Napoli in tv. Ed è così che Genny si trova davanti quegli occhi grandi e curiosi, sfumati di triste e di quella che vede nel suo stesso volto, quella fame di vita e di vite che lo porta a correre in bici con la musica nelle orecchie e lo zaino cubo sulle spalle lontano da Napoli, da casa, dalle Converse macchiate trovate incastrate sotto il sedile dell'auto.
L'amicizia con Luca inizia in maniera clandestina, ma alla fine anche la madre si convince del loro rapporto strano ma profondo, tanto da finire con l'affidare a Genny il figlio per un viaggio a Napoli per vedere la loro squadra giocare la Champions.
Leggere Le balene mangiano da sole è stato letteralmente come spalancare una finestra e far entrare aria fresca. Avete presente la sensazione? Quel leggero venticello sul volto, i capelli scompigliati. La storia che Rosario Pellecchia ci racconta è tanto, tante cose messe insieme, c'è l'allegria delle amicizie, degli scherzi, l'aspetto sociale ed economico che riguarda il lavoro dei rider, le discriminazioni, ma anche la capacità di adattarsi e di trovare comunque il bello, c'è il dolore del passato, l'insicurezza del futuro, la crescita verso l'età adulta e quella più profonda, verso un livello nuovo della vita che ci sembrava precluso. E potrei continuare per pagine e pagine.
Tra una pizza strana e una pasta e fagioli consegnata (mah) facciamo amicizia con Genny e non fai fatica a immaginartelo questo ragazzo giovane e spigliato, allegro, sempre sorridente, di quelli che per gli amici si fanno in quattro, ma che dentro racchiude anche qualcosa che non vuole raccontare, un segreto che lo corrode e gli stampa il sorriso sulle labbra per non dover dire, non dover raccontare, non dover ricordare. Genny è l'amico che tutti vorremo. E anche Luca dall'alto dei suoi 12 anni lo nomina migliore amico dopo appena uno sguardo dietro al secchiello del pollo fritto, perchè Genny è quello che dice le cose come stanno e non gli mentirebbe mai. Un padre? No, Luca un padre lo ha da qualche parte (e non dà da mangiare alle balene come gli aveva detto una volta la mamma, perchè le balene mangiano da sole) solo che non sa chi sia. Un fratello maggiore? No meglio, Genny è il suo migliore amico, quello che ha promesso di portarlo a Napoli a vedere la partita. Luca vi strizzerà il cuore, con al sua innocenza e la sua vitalità, con la sua spontaneità e quegli occhioni che si riempiono di lacrime davanti ad un portone chiuso.
E quando l'ambientazione cambia e veniamo trasportati in una Napoli che si prepara per LA partita, il tono del libro in un certo senso cambia. Quel tutto di cui vi parlavo prima si fa ancora più intenso ed estremo. Si ride, oh quanto si ride, con Gino e i genitori di Genny, e si piange, oh quanto si piange, a causa di un portone che resterà chiuso, di un messaggio brusco, di un tavolino al bar e di un appuntamento per venerdì.
Bello, bellissimo questo libro, non smetterò mai di dirlo.
Alla prossima
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