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Anche se non è la mia terra natia in tasca mi porto un frammento di Puglia perché la si può lasciare o ritrovare dopo una vita ma, come succede ai protagonistз dei racconti di Stega, diventa parte dell’anima.
Protagonistз
dei quindici racconti di Stega sono persone comuni e comuni sono le loro
vicende che certamente più di unə lettorə potrebbe avere la sensazione di
ripercorrere un frangente della propria vita: c’è il pasticcere che lascia il
suo paese per inseguire il proprio sogno a New York e c’è chi decide di restare
in Puglia, stringendo i denti per opporsi alle avversità.
Insieme
alla quarta di copertina, il sottotitolo del libro anticipa al lettore che troverà
«racconti per chi va, per chi viene, per chi resta» perché nelle storie narrate
da Stega che chi parte, chi resta e persino chi arriva.
Accanto
alle tre sezioni del libro che corrispondono a queste azioni determinanti,
trovano spazio anche storie che affrontano tematiche e atmosfere diverse.
La forma del racconto, infatti, non è sfruttata in tutto il suo potenziale e lo sviluppo di alcune storie risulta disequilibrato. La narrazione spesso si sofferma a lungo su particolari di scarso rilievo e accelera su eventi che potrebbero arricchire di sfaccettature i personaggi. Inoltre, è piuttosto ricorrente l’abuso di informazioni non necessarie, riportate in una forma poco elegante.
Anche i piani temporali, infine, sono talvolta confusi dalla scelta di anticipare gli eventi per dettagliarli successivamente.
La Puglia in tasca, dunque, non mi ha portato il calore in cui speravo e ha deluso le mie aspettative, ma forse voi potrete trovarci qualcosa di più.
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