Recensione: VENTO DI KORNOG di Alessia Litta

6/09/2020





Titolo: Vento di Kornog
Autore: Alessia Litta
Prima edizione: autopubblicato - 3 ottobre 2015
Pagine: 211
Prezzo: ebook - € 0,99; cartaceo - € 8,50

Trama
Claire, italiana d'adozione, non ha ricordi della sua infanzia, ma possiede l’abilità di leggere le memorie degli oggetti e delle persone che tocca.
Quando, per caso, si trova fra le mani una lettera di sua nonna, creduta morta da anni, si rende conto che le sono state raccontate molte bugie. I suoi genitori, infatti, non solo l’hanno tenuta lontana dalla Bretagna - sua terra d’origine - senza spiegarle le ragioni, ma le hanno nascosto che lei è la causa della loro fuga dalla Francia. Qualcosa è accaduto quando era solo una bambina. Qualcosa che non ricorda.
Determinata a capire, Claire decide di raggiungere la Bretagna.
E in quella terra di leggende, battuta da venti e tempeste, si imbatterà nei Laouenan, ricca famiglia che vive in un maniero arroccato su una scogliera. Qui scoprirà che un segreto terribile circonda l’enigmatico e taciturno proprietario da cui tanto si sente attratta, e che un filo sottile li lega.
Ma sarà solo scavando nel passato dei Laouenan, tra intrighi, rivelazioni raccapriccianti e nuove amicizie, che Claire troverà la verità su se stessa, e potrà così riprendersi ciò che ha perduto.


***


In lingua bretone vuol dire “ovest”. Chiamiamo così il vento umido e forte che spira dall’oceano.

La morte della madre ha riaperto gli interrogativi sulla sua infanzia: sin da bambina Claire ha cercato di sapere qualcosa di più sugli anni trascorsi in Francia e sulle ragioni dell’improvviso trasferimento della sua famiglia a Roma. Le sue domande sono rimaste senza risposta e Claire ha imparato a tacere sui tabù famigliari, ma l’arrivo di una lettera da parte di una persona che credeva morta mette la questione in un’altra prospettiva.
Sapere diventa una necessità improrogabile. Claire parte sperando di trovare a Dinan, la città della sua infanzia, ricordi e risposte. Troverà molto di più: un sorriso aperto, occhi ambrati e segreti. Tutto gira intorno al suo passato, alle visioni con cui ha imparato a convivere e alla ricca e potente famiglia Laouenan.

Le visioni di Claire mi hanno affascinata sin dall’inizio: quando entra a contatto con oggetti e persone sconosciute, le accade spesso di essere trascinata, come in una giostra da capogiro, in memorie che non le appartengono. Un dono e, talvolta, un imbarazzante inconveniente su cui Claire non ha alcun controllo.
Desideravo, probabilmente come la protagonista stessa, scoprirne le origini e mi sono immersa a capofitto nella lettura, pronta a seguire Claire a Dinan e dintorni.
Mi soffermerei sul comitato di benvenuto, un poliziotto affascinante il cui pensiero basta per farmi sfuggire un sorriso, ma mi limito ad augurarmi di essere fortunata come la protagonista.
Be’, si fa per dire. La terra bretone sembra esercitare un forte potere su Claire e le visioni si susseguono incontrollate e anche le reazioni appaiono sfuggire alla sua volontà, tra monoliti che le scatenano un inspiegabile terrore e incontri da brivido.
Non ultimo quello con Damien Laouenan, un uomo apparentemente freddo e tagliente come il vento di kornog.
La narrazione in prima persona lascia trasparire la determinazione di Claire. Nonostante il soggiorno bretone metta alla prova la fermezza dei suoi propositi, Claire non si tira indietro e al contrario, per quanto la situazione precipiti nell’inspiegabile, si fa strada attraverso passati scomodi.
D’altra parte, se il presente è figlio del passato, Claire ha bisogno di ritrovarlo per poter trovare un equilibrio con se stessa. La sua indagine coinvolge inevitabilmente altre persone che, forse, non sanno di aver perso una parte fondamentale del proprio essere.
Le descrizioni paesaggistiche, tra terra e mare, antichi manieri e chiese in rovina, sembrano assumere tridimensionalità sulla pagina, mentre più sottile e riuscita è la caratterizzazione, soprattutto psicologica, dei personaggi.
L’abilità di Litta nell’equilibrare soprannaturale e mistero emerge nella delicatezza con cui tratteggia la parentesi romantica. Si tratta di un aspetto importante della storia che, tuttavia, non prevaricare sugli altri ed è, anzi, un tassello dell’intreccio.
Vento di Kornog è una lettura scorrevole e piacevole, dai contorni e risvolti imprevedibili. Se i segreti e il tocco di paranormale hanno avuto la meglio su di me, la calamita è stata la Bretagna, una terra che fino a qualche giorno fa avevo tenuto scarsamente in considerazione e che scopro, nelle pagine di Litta, sempre più intrigante.



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