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Recensione: DI ME DIRANNO CHE HO UCCISO UN ANGELO di Gisella Laterza


Titolo: Di me diranno che ho ucciso un angelo
Autore:  Gisella Laterza
Editore: Rizzoli - 15 maggio 2013
Pagine: 180
Prezzo: Rigida - € 15,00

Trama
È quasi l'alba. Aurora, di ritorno da una festa, sta per addormentarsi sul tram che la porta a casa. Forse è stanca e stordita, forse sta solo fantasticando, ma lo sconosciuto che all'improvviso le rivolge la parola ha un fascino così misterioso da non sembrare umano. In un'atmosfera sospesa tra sogno e realtà, Aurora ascolta la sua storia. La storia di un angelo caduto sulla terra per amore di una demone, deciso a compiere un lungo viaggio alla scoperta dei sentimenti umani per divenire mortale. Un'avventura che forse non è soltanto una fiaba, perché raccontare una storia - e ascoltarla - è il primo passo per farla diventare reale.

***

È dolce pensare che questo viaggio sarà breve.

Ci sono romanzi che fin dalla prima pagina riescono a farti chiedere che cosa stessi aspettando per deciderti a leggerlo. È il caso del romanzo della Laterza.
È quasi l'alba, quando Aurora, ubriaca e appesantita da una serata finita male, sale sull'autobus che la riporterà a casa. E proprio durante quel breve viaggio, Aurora fa un incontro che stravolge la realtà.

 Il tram continua a viaggiare, eppure è fermo.
Il sole non è ancora sorto, eppure c'è luce.
Nulla di quel luogo le sembra vero.

Nemmeno lo sconosciuto, così bello e lontano, sembra vero.«Ma tu sei vera» le ripete il giovane.
Convinta che sia un sogno, Aurora si fida e continua a parlare con lui.

«Gli uomini e le donne sono…» risponde Aurora dopo un silenzio leggero, «delle storie da raccontare.»

E il giovane ha una storia da raccontare. Una storia incredibile, piccola e allo stesso immensa e potente come una fiaba.
Quando lo sconosciuto inizia il suo racconto, i contorni della realtà diventano ancora più sfumati. La storia è offerta al lettore non come narrazione diretta, ma come racconto parallelo a quello di Aurora e del giovane dalla bellezza surreale.

Questa storia racconta che una notte la demone della foresta alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di una stella. La stella incontrò gli occhi della demone e desiderò raggiungerli.

Nella storia della demone della foresta e della stella che cadde per raggiungerla viene rivelata la natura dello sconosciuto: è un angelo. Caduto sulla terra, l'angelo non può unirsi alla demone: non conosce le sensazioni e i sentimenti; non conosce la vita.
E la desidera tanto da partire a cercarne il significato.
Alternandosi, i capitoli di Aurora e quelli dell'angelo si intrecciano e fondono armoniosamente.
Di me diranno che ho ucciso un angelo è all'apparenza una storia semplice: è facile da leggere, breve, le relazioni tra i personaggi e persino la loro caratterizzazione (in particolare della protagonista) sembrano prevedibili e banali. Ma appunto è solo apparenza: la superficie di un romanzo che ha molto da regalare ai suoi lettori.
Innanzitutto ci sono le parole. La narrazione, proprio come l'autobus di Aurora, risulta sospesa tra la fantasia e la realtà: l'autrice ha uno stile così delicato e poetico da emozionarmi e farmi vivere con intensità la lettura. Ho riportato alcune delle frasi che ho sottolineato ma, fidatevi, sono molte di più.

«Ma tu sei vero?»
«No» dice il giovane con molta serietà. «Devo diventarlo. Te l'ho detto prima.»

Di me diranno che ho ucciso un angelo è un romanzo ricco di messaggi e di spunti di riflessione. Ne è esempio il viaggio dell'angelo tra gli uomini: l'ingenuità del suo sguardo mette in luce un percorso di crescita e trasformazione dell'identità. L'angelo scopre, per esempio, le sfaccettature dell'amore, il significato della solitudine e della speranza.
Non penso sia un caso che la prima destinataria del suo racconto sia Aurora, una ragazza che, come tanti adolescenti, ha delle convinzioni molto forti, ma allo stesso tempo i suoi occhi sono velati, non riescono a mettere a fuoco la realtà e provano emozioni intense e contrastanti.

Pur essendo un romanzo breve, spinge il lettore a riflettere, a cercare di carpire tutti i significati che le parole sembrano nascondere: a distanza di giorni, continuo a sfogliarne le pagine, a metabolizzarle. La Laterza ha scritto una piccola perla di cui far tesoro, sicuramente da rileggere e consigliare.




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