Recensione: OCCHI DI DRAGO di AAVV

9/18/2015

Salve a tutti! Io sono Angharad, l'ultima arrivata in questo blog tutto all'italiana, sono molto felice di poter far parte di questo team. Qualcuno mi conoscerà perché curo La Bella e il Cavaliere insieme ad Amaranth e Alaisse, per tutti gli altri: felice di fare la vostra conoscenza, spero che le mie recensioni possano essere utili per trovare nuove letture.
Bando alle ciance, vi lascio la recensione di un'antologia davvero meritevole.



Titolo: Occhi di drago
Autori: Stefano Cariddi, Federica Soprani, Ilaria Pasqua, Lorenzo Franchi, Cinzia Ferrara, Mario Pacchiarotti, Ester Trasforini, Martina Scagnolari
Editore: Gainsworth Publishing - 11 marzo 2015
Pagine: 106
Prezzo: Ebook - € 1,99

Trama
Il Drago, la più emblematica e misteriosa delle creature del mondo fantasy, viene svelata attraverso lo sguardo e il cuore di otto promettenti autori del panorama fantastico.
Il Drago non è più il nemico da sconfiggere, la materia bruta che si contrappone al Bene Supremo o il servo fedele di qualche cavaliere, il Drago diventa artefice e protagonista del suo destino; una creatura dalle mille sfaccettature che attraverso la sua anima può trasmettere i sentimenti più umani, come rivelare la profondità stessa dell'Universo.
Il drago che lotta contro le ingiustizie, il drago che sogna una vita migliore, il drago che vince le sue battaglie; il drago che vorrebbe amare, il drago che sa perdonare, il drago che sa distruggere, il drago che brama la fine di ogni cosa e il drago che nei suoi occhi cela guerra e speranza.
Otto racconti, otto interpreti, otto draghi indimenticabili. 

***


Chi mi conosce sa che non sono un’amante di antologie di racconti, per il solo motivo che la brevità non fa per me di solito. Questo non mi ha mai impedito di leggere romanzi brevi o anche alcune raccolte di racconti, ovviamente. Preferisco non impormi limiti e provare comunque nuove cose, anche se lontane dal mio gusto.
In genere il motivo principale per cui decido di comprare un’antologia è la presenza di uno o più autori che mi interessano. E Occhi di drago non è stata l’eccezione: le due “colpevoli” questa volta sono Ester Trasforini e Federica Soprani. La prima è stata una conoscenza del tutto “digitale”, la seguo su facebook e ho avuto poi il piacere di incontrarla al Salone del Libro di Torino; mentre di Federica Soprani ho letto i primi tre della serie Victorian Solstice, che scrive a quattro mani con Vittoria Corella (e li adoro. Quindi leggeteli. *spam random*).
Perciò, avevo già ben due autrici su otto di cui volevo leggere il racconto e non potevo far altro che comprare Occhi di drago.

Il parere generale su questa raccolta è pienamente positivo: la qualità dei racconti è alta e, sebbene differiscano per stile e per scelte narrative, non ce n’è uno che non mi sia piaciuto. Sono ben scritti e piacevoli, il livello di apprezzamento va più a gusto personale che non per una mancanza di qualità.
Per quanto mi riguarda è stata un’escalation: i primi mi sono piaciuti, ma andando avanti mi hanno sempre più appassionata e l’ultimo è proprio il mio preferito. 

I mostri giunti dal cielo di Stefano Cariddi è il primo racconto, che ha il pregio di muoversi tra fantasy e fantascienza. Non dirò assolutamente nulla sulla trama, in quanto rischierei soltanto di fare spoiler e rovinarvi la sorpresa, perché tutto è volto a stupire il lettore. Io ho intuito solo in parte dove volesse andare a parare, perché ho fatto attenzione a determinati particolari che mi hanno messa sull’attenti, ma non per questo mi sono goduta meno la lettura.

Le rovine di Federica Soprani è il racconto più classico. La figura del drago è quella dell’immaginario comune e anche lo sviluppo della storia è piuttosto lineare. La forza del racconto, a mio parere, è lo stile: è elegante, curato e descrittivo, senza per questo essere prolisso, e che ha reso molto piacevole questa lettura. Si contrappone forse un po’ al precedente a livello di scelta della narrazione: il primo è stato scritto con il preciso intento di mascherare al lettore certe informazioni e sorprenderlo alla fine, mentre questo ha giocato su un intreccio già noto e privo di colpi di scena. Due intenti diversi, ma in ogni caso ben riusciti.

Drago da taschino di Ilaria Pasqua ha un punto di vista particolare: la statuetta di un drago. È il drago a raccontare, col suo tono tutt’altro che amichevole, di come sia finito a vivere nella casa di una “femmina, di quelle che odorano di prato fiorito” e del suo “sgorbietto. La nana, termine con cui il drago definirà poi la bambina, è la croce del protagonista, proprio non la sopporta. Il bello del racconto è scoprire poi cosa nasconda davvero questa scontrosità del drago. È davvero dolce.

La sognatrice di Lorenzo Franchi; in questo caso la figura umana è totalmente assente. Il racconto si concentra su Ramut dello Smeraldo: è una Sognatrice, ovvero i suoi sogni possono essere profetici, ed è impegnata nella cova della cucciolata tra cui deve scegliere la sua erede, la nuova Sognatrice. Il suo piano viene però messo in pericolo da un altro drago.
Il racconto si concentra sulla scelta che Ramut si troverà ad affrontare come madre e necessariamente questo crea empatia. È uno dei racconti che più mi ha emozionata.

Il giudizio di Cinzia Ferrara: il fulcro è la guerra tra i draghi e gli esseri umani. La narrazione ruota intorno al conflitto in corso, ma la particolarità è che ci viene offerto il doppio punto di vista, costringendoci quindi a comprendere le ragioni di entrambe le parti e a capire che forse non sono così differenti. Molto azzeccato l’espediente usato per porre fine al conflitto, il confronto tra le due parti mi è piaciuto davvero molto.

Occhi di drago di Mario Pacchiarotti è davvero particolare nella struttura narrativa. Il punto di vista predominante è quello del protagonista, Kluss, anche se in due casi ce ne viene offerto un altro: quello del drago che affronterà. Ha il pregio di avermi sorpresa, non mi aspettavo proprio gli eventi finali e mi ha colpita molto. Questo, insieme al racconto di cui parlerò dopo, mi ha lasciato la sensazione di volerne ancora. Non perché fosse insoddisfacente il finale, sia ben chiaro, semplicemente mi piacerebbe sapere come continua la storia di Kluss.  

Il colore della guerra di Ester Trasforini; la figura del drago in questo caso è stata reinterpretata in una chiave molto differente: i nemici in questione sono i Dracones, progenie del Drago Creatore, che hanno forma umana ma sono privi di compassione e possono lanciare fuoco proprio come i veri draghi. Il fulcro del racconto è proprio il contrasto tra gli esseri umani, per i quali uccidere i Dracones è destabilizzante in quanto sembra di uccidere un proprio simile, e i Dracones che non hanno altro scopo se non distruggere la razza umana.
Ho trovato interessante questa rivisitazione, l’idea è davvero bella ed è stata gestita anche molto bene. La conclusione si presterebbe a un’eventuale continuazione (*coff coff* Vorrei tanto il seguito, Ester. *coff coff*).

La domanda di Frey di Martina Scagnolari ha un’ambientazione  steampunk e tutto ruota attorno alla Domanda dell’Ultimo Soffio: ne è concessa una a ogni cittadino su un argomento che gli sta particolarmente a cuore. E Frey ha meditato a lungo su quale porre fino a decidere di voler sapere il funzionamento della torre dell’orologio. Ciò lo porterà a scoprire qualcosa di davvero inaspettato.
Ho adorato prima di tutto l’ambientazione di questo racconto, che ho trovato ben descritta e affascinante. La rivelazione finale rivela un’idea di base davvero intrigante e anche inquietante, per certi versi; nel momento in cui si scopre tutto, si viene presi dallo stesso dilemma e dalla stessa sofferenza del protagonista. Il finale anche in questo caso è aperto e in più lascia un senso di smarrimento, perché la scelta che Frey sicuramente compirà dietro le quinte e che non ci è dato di sapere (a meno di non avere un seguito) è davvero difficile.  

Senza nulla togliere ai vari racconti i miei preferiti sono proprio gli ultimi tre, mi hanno colpita per ambientazione, interpretazione della figura del drago e intreccio.
Detto questo, ribadisco che la qualità di questa antologia è davvero alto. Mi è capitato di leggere antologie in cui sia apprezzamento sia qualità fossero altalenanti, probabilmente anche per il numero più elevato di storie inserite. In questo caso invece c’è stata una scelta più mirata, che sicuramente ha permesso di rendere più uniforme la raccolta.

Altro punto a favore è il fatto che ogni autore sia stato lasciato libero di interpretare la figura del drago a proprio piacimento: questo ha offerto una panoramica davvero interessante e variegata







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