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Recensione: "UN TERREMOTO A BORGO PROPIZIO" di Loredana Limone

Titolo: Un terremoto a Borgo Propizio
Autore: Loredana Limone
Editore: Salani
Prima edizione: 10 giugno 2015
Pagine: 384
Prezzo: cartaceo - € 15,90

Trama
A Borgo Propizio va in scena la vita che, si sa, è fatta di cose belle e di cose brutte. Cose belle, il borgo ne ha tante da sfoggiare da quando è risorto a nuova vita, con il Castelluccio restaurato e le imbellettate case del contado, ora affacciate sull'elegante pavé a coda di pavone della piazza del Municipio, e con l'elettrizzante fermento culturale che si respira già fuori della cinta muraria e che sicuramente fa rodere il fegato a fior di città d'arte. Ma un giorno qualcosa di molto brutto, un violento sisma, arriva inclemente a distruggere ampia parte del centro storico, gettando nella disperazione i propiziesi che tanto amano il loro paese. La villa del Comune sembra una scatola con il coperchio sfondato; il pavé è sprofondato quasi agli inferi; i lampioni, ora ciechi e senza luce, con le bocce frantumate, appaiono piegati alla catastrofe; le botteghe e le abitazioni sono squarciate, orribilmente. Felice Rondinella, appassionato sindaco, vive l'immane disastro come un fallimento personale, e Padre Tobia si sente troppo stanco per portare il peso della croce. Perché non si tratta solo del terremoto: al borgo i peccati sono diventati incontenibili e le confessioni scandalo allo stato puro. Non si capisce più nulla, tutto è sottosopra. L'unico fatto certo è che il professor Tranquillo Conforti, trovato a terra nella Viottola Scura, non ha avuto un infarto mentre scappava, spaventato dalle scosse, ma è stato ucciso. Un assassino a Borgo Propizio? La faccenda si complica...


***


A un anno dal Festival sotto le Stelle Propizie, il Borgo continua la sua fioritura grazie alle nuove idee e iniziative guidate dal sindaco Felice Rondinella. Quest'ultimo si è persino impegnato in un viaggio in Moldavia per preparare il gemellaggio di Borgo Propizio con un'antica cittadina che si trova poco oltre il confine dell'Ucraina.
Per i propiziesi, però, non sembra che sia un buon momento. Se in E le stelle non stanno a guardare l'insoddisfazione dei protagonisti principali mi era sembrata una nota stonata nel quadro quasi idilliaco del Borgo rinato, mi è mancata la terra sotto i piedi quando, ritornando a curiosare nelle loro vite, le ho trovate sottosopra, le coppie scoppiate o quasi.
Dopo un litigio che lo ha tenuto lontano da Belinda per tre settimane e dopo essere andato un po' (tanto) oltre il rapporto professionale con la sua sous-chef, Francesco ha deciso di fare un passo avanti, di accettare qualsiasi compromesso e di riappacificarsi con la fidanzata. Il suo arrivo in latteria, però, è ben diverso da quello che aveva immaginato: Belinda è già sveglia e con lei c'è quel rospo di Sebastiano.
E già così non vi so proprio dire cosa mi abbia trattenuto dal testare l'aerodinamicità del libro, perché non è ancora finita.
Una causa tra un cittadino privato e la neonata biblioteca di Borgo Propizio ha permesso a Cesare di incontrare Ingrid Gatta e ora la donna riempie i suoi pensieri, li scalda tanto da costringere l'avvocato a sbottonare il colletto della camicia e allentare il nodo della cravatta. Ah! Io lo avrei stretto quel nodo, accidenti!
E dulcis in fundo Mariolina, sempre più lontana da Ruggero, marito devotissimo e geloso.

«Mirko? Mirko Mezzanotte, l'assessore dello Sport».
Forse erano le mani a prudergli.
«Lo so che assessore è. Non sapevo che lo chiamavi Mirko».
«Non posso mica chiamarlo Vercingetorige se si chiama Mirko».
Gli sembrava che sua moglie pronunciasse quel nome con troppo languore.


E dopo averci consentito di far visita a ciascuno dei protagonisti, la terra trema. Il terremoto giunge a scuotere il Borgo proprio quando è tornato al suo splendore e, specchio dei turbamenti sentimentali, lo ferisce, lasciando distruzione e dolore.
Tanto significativo da dargli il titolo, il terremoto è il capitolo più toccante del romanzo. Al di là del valore metaforico che assume nella rappresentazione del legame simbiotico tra il Borgo e i suoi abitanti, emoziona l'intensa descrizione che la Limone fa degli istanti successivi al sisma. Nonostante i gemiti dei feriti, le canzoni che continuano a risuonare ignare dal jukebox incantato della latteria, al lettore sembra di sentire quel silenzio assordante e, su tutto, l'incredulo sconvolgimento.
Come è potuto accadere? Ma poi, cosa è accaduto?
Rievocano, le parole della Limone, l'annichilimento che il terremoto del 2009 produsse, percuotendo e distruggendo L'Aquila. E nell'immediata reazione del sindaco non manca il riferimento alle infinite ricostruzioni d'Italia.

«Sapete quanti anni sono rimasti nelle tende e nei container i terremotati del Belice, del Friuli, dell'Irpinia? E come procede la ricostruzione in Abruzzo, in Emilia? La mia gente non meritata di essere abbandonata nelle mani di un governo che promette senza mantenere. Io…» e si battè in petto «…non lo consentirò».

Si somma al dramma la scoperta di un omicidio: nella tranquilla Borgo Proprizio, in una viuzza dimenticata, costruita per consentire la fuga degli antichi signori del paese, ma mai usata, è stato rinvenuto il corpo senza vita dell'assessore e professore Tranquillo Conforti. Ma chi può aver compiuto un gesto tanto efferato? Impossibile che si tratti di un propiziese o no?
Come sempre la Limone non è pietosa verso i suoi personaggi e consente al lettore di conoscerli in tutti i loro aspetti, quelli più positivi e ammirevoli, ma anche nei difetti e nei limiti. Se spesso ho trovato fastidiosi il pregiudizio, il luogo comune e la chiacchiera pettegola, tanto cara a quei del Borgo, riconosco che altro non sono che alcuni degli elementi che rendono reali i personaggi.
Sebbene Borgo Propizio, il primo libro della serie propiziese, occupi un posto speciale nei miei ricordi, Un terremoto a Borgo Propizio è il mio preferito. La scorrevolezza, nella distensione necessaria al momento più caotico e destabilizzante della storia del paese, sembra accentuarsi in questo romanzo. I tumulti del cuore, la confusione delle passioni e dei sentimenti, gli intrighi e gli altri eventi diventano cornice della distruzione e della ricostruzione, ma anche delle indagini del maresciallo Saltalamacchia.
Caratteristica dello stile adottato dalla Limone è la ricorrenza di formule quasi epitetiche che descrivono i personaggi o i loro comportamenti e legano i romanzi, contribuendo alla creazione e al rinnovamento dell'atmosfera familiare che caratterizza Borgo Propizio.
Non mancano la sottile ironia con cui, fin dal primo romanzo, la Limone racconta le vicende borghigiane e il sorriso sereno, quel tocco speciale e divertente che solo zia Letizia può regalare ai lettori affezionati, con la certezza che ci si può sempre rimettere in piedi e si può ancora ricominciare.








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