Recensione: ELENA DI SPARTA di Loreta Minutilli

1/28/2022

Ero tutta corpo, esattamente come mi avevano voluta.

Titolo: Elena di Sparta
Autore: Loreta Minutilli
Prima edizione: Baldini + Castoldi - 28 febbraio 2019
Pagine: 189
Prezzo: cartaceo - € 17,00; ebook - € 9,99

Trama

Quando, dopo dieci anni e dopo il famoso assedio di Troia da parte dei Greci, Elena viene riportata in patria, Menelao ha solo una domanda da farle: perché? Perché ha deciso di scatenare una guerra? La risposta di Elena è semplice. Le sembrava l'unico modo per dimostrare a tutti l'esistenza di Elena di Sparta, l'unico modo che aveva di essere ascoltata. «Racconta, all'ora», le dice Menelao. Ed Elena comincia a raccontare. Fin da piccola l'idea di essere considerata una dea le era parso qualcosa di grandioso, presto quella pura illusione si infrange. Teseo la rapisce e la stupra, quando Castore e Polluce, suoi fratelli, vanno a riprendersela viene data in sposa a Menelao e diventa la regina di Sparta. Ma Elena non si accontenta e decide di fuggire con Paride verso Troia, città in cui le donne contano quanto gli uomini, in cui possono scegliersi i mariti. Presto però si rende conto che anche lì il suo parere non è richiesto. Elena racconta non per ammettere colpe né per giustificarsi. Non vuole essere compresa o perdonata, lo fa perché la sua storia, quella di una donna prigioniera del proprio corpo o identificata con esso agli occhi degli uomini, possa infine uscire dalle sue viscere e trovare pace.

***

Fin dal suo primo vagito Elena ha un solo destino: essere bella. La bellezza, un dono che attribuiscono alla sua natura divina, e gli ungenti per curarla sono tutto ciò che le viene concesso.
Elena è una bambina non ha motivo di preoccuparsi o di sentire una mancanza. Quando viene rapita e violentata da Teseo, però, il mondo le si fa incontro nella sua terribile e incomprensibile immensità.
Il suo corpo diventa, per la prima volta, fonte di dolore e risveglia in lei l’urgenza di capire, di raggiungere il potere che le permetta di determinarsi.
Ma Elena è ancora giovane: non ha ancora i mezzi per riconoscere la libertà, per comprendersi. Decide, però, di agire, di non essere inerme davanti all’inevitabile, di cogliere l’occasione.
Minutilli le dona, infine, una voce e, soprattutto, la volontà di essere qualcosa di più di un corpo che, comunque, non disprezza. La mia impressione è, però, che anche nel suo romanzo Elena rimanga il corpo attraverso cui sviluppare un discorso che si moltiplica negli altri personaggi femminili.
Finalmente Elena racconta la sua storia, ma gli eventi sono per lo più quelli noti: mancano descrizioni ed episodi che la liberino definitivamente.
Nell’evidenziare un ritmo e uno stile narrativi poco uniformi si deve tener presente che Elena di Sparta è l’esordio letterario di Minutilli, la cui penna mi ha colpito comunque positivamente.
E positivo è anche il mio giudizio quando affermo che questo romanzo non è soltanto (o non è affatto) la storia di Elena. È piuttosto un discorso intorno al corpo delle donne e alla colpa ancestrale che al loro corpo è attribuita.
Elena è prigioniera della propria bellezza, una caratteristica che viene ritenuta più che sufficiente perché possa avere un valore. Un valore che per una principessa è un buon matrimonio e per Elena significa anche un peso politico che giustifichi una guerra.
Non sono libere le altre donne: non la sorella Clitemnestra, gioiosa di quella poca azione concessale prima di legarsi a un matrimonio infelice, e non le donne troiane, le quali possono uscire a piacimento dal palazzo reale e scegliere chi sposare.
Fino a che. 
Ma non c’è bisogno di arrivare all’apice della tragedia per scorgere, attraverso gli occhi e i pensieri di Elena, i limiti delle possibilità concesse a una donna. Sebbene le condizioni femminili nell’Antica Grecia siano conosciute proprio per la subalternità all’uomo e una generale oggettificazione quale bene accessorio della casa, non mi sembra inverosimile che qualche donna fosse insofferente e aspirasse a maggiori libertà e riconoscimenti.
D’altra parte, è innegabile che il discorso sia animato da una certa attualità: il legame tra corpo femminile e diritti rimane tristemente attuale. Non è difficile constatare che molta strada resta da fare.
Il romanzo di Minutilli accenna a numerosi nodi attualissimi che, sviluppati ulteriormente, gli avrebbero consentito di raggiungere le proprie potenzialità.

Non riuscivo a essere attratta dal corpo di un’altra persona 
al punto di volerlo toccare e stringere
e mi chiedevo se esistesse un mondo
in cui le mie sensazioni fossero normali e accettabili.

Elena di Sparta è, comunque, una lettura interessante, che può però trarre in inganno coloro che si aspettano di immergersi nella Grecia omerica. Chiarito che è proprio questo l’aspetto messo in secondo piano da Minutilli e scesi a patti con la mancanza di una suddivisione in capitoli, è un romanzo che mi ha coinvolto e che consiglio.





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