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Recensione: Atelier - Storie prêt-à-porter



Titolo: Atelier. Storie prêt-à-porter

Curatori: M. Castegnaro Guidorizzi, T. De Palma

Autori: vari

Fuori collana

Editore: Les Flâneurs Edizioni (23 luglio 2021)

Copertina flessibile: 216 pagine

Illustratore: Giuseppe Inciardi

ISBN-13: 979-1254510056


Non una tradizionale antologia di racconti, non il catalogo di una mostra di arte figurativa. Atelier è molto di più. È un viaggio, attraverso immagini e parole, nei ricordi, nelle emozioni e nei sentimenti che gli abiti sono in grado di suscitare. Il risultato è un "Libro d'Artista" collettivo che conquista il lettore al primo sguardo.


Atelier è un'antologia di racconti dagli stili e dai temi eterogenei, accomunati dalla presenza di un capo di abbigliamento importante per la storia.

I temi trattati sono tanti: dal ricordo di un amico, che può essere tenuto vivo da un vecchio pigiama, alla violenza su una donna, che prende forma nel suo abito da sposa e nel giorno delle sue nozze.

In alcune storie i capi prendono vita e ci parlano, oppure esprimono i loro sentimenti, di solitudine o di amore.

Tra i punti di pregio della raccolta devo citare le illustrazioni di Giuseppe Inciardi, che arricchiscono i racconti e dimostrano l'impegno da parte dei curatori, nel creare un prodotto di qualità.

Ciascuna storia è scritta da un autore diverso, per questo i vari racconti hanno stili a volte molto differenti l'uno dall'altro. 

Quasi tutti sono degni di nota, ma ho scelto di citare solo quelli che mi hanno colpita di più sia in originalità che per quanto riguardano le ambientazioni e le tematiche.

Inizio con Finalmente, di Urmila Chakraborty e Oriana Bassani, un racconto che parla di una ragazza ormai da tempo diventata una donna e del cappotto dei suoi sogni.

Il Pigiama, di Cristina Gentile, invece ci racconta uno dei sentimenti più forti: l'amicizia, che spesso sopravvive anni in forma di ricordo e di pensiero, nonostante la distanza.

Oppure ancora, Colorata d'autunno, di Emanuela Mezzadri, che si appoggia ai versi di Lucio Battisti per raccontare l'attesa e la solitudine.

Leggendo questi racconti mi sono fermata a pensare ai ricordi presenti nel mio armadio. A come un particolare paio di scarpe mi faccia ancora ripensare all'occasione per la quale le avevo acquistate e al potere che hanno alcuni capi di farci sentire bene con noi stessi, di coccolarci come le sciarpe morbide invernali. L'introduzione dell'antologia spiega bene che lo scopo di questi racconti è di portarci in un viaggio incentrato proprio sul senso profondo che alcuni capi possono assumere per noi, diventando parte della nostra storia personale, oppure riportando alla mente un nostro caro ormai lontano o defunto. Possono essere espressione dei nostri desideri o dei nostri sogni, oppure possono semplicemente avere una loro storia.

La citazione che apre l'introduzione è perfetta per spiegare cosa i curatori della raccolta abbiano cercato nei racconti:

«Per quanto sembrino cose di secondaria importanza, la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo.

Essi cambiano l’aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo».

Virginia Woolf


Consiglio questa raccolta a chi, come me, ama le antologie, oppure a chi ama circondarsi di oggetti ai quali dare un significato, e non da prodotti usa e getta senza storia. 

Grazie alla varietà di stili e di tematiche proposte, sono quasi certa che questa antologia sarà, almeno in parte, di vostro gradimento.





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