Buon pomeriggio lettori! Finalmente ho modo di parlarvi di una presentazione a cui ho assistito una settimana fa, esattamente nella giornata mondiale del libro e del diritto d'autore.
Sono tornata ad Alberobello ma causa maltempo la cornice non era quella del belvedere sui trulli, la presentazione si è svolta infatti nella sala consiliare del comune.
Il libro presentato è "La meravigliosa gioventù" del Dottor Antonello D'Attoma, presentato da Filippo Gigante assieme alla presidentessa del Centro Culturale Valle d'Itria, Annalisa Mancino.
All'evento era presente molta più gente del solito, sarà che la serata è stata meglio pubblicizzata, sarà pure che l'autore è del luogo e per la professione è molto noto, in ogni caso sono riuscita a trovare un posticino da cui seguire bene e prendere qualche appunto.
Qualche dato del libro:
Genere: romanzo
Pagine: 123
Prezzo: euro 12,00
Formato: 13×20 cm
Sinossi: Tutto riprende in un freddo pomeriggio di tardo autunno, con un casuale incontro per strada: erano trascorsi quindici anni dal loro ultimo incontro che ne aveva segnato la fine di una breve relazione clandestina. Tutto riparte e si sviluppa nel corso di quella stessa sera, a cena: fra clamorosi dubbi e incredibili errori di valutazione; alla fine, nulla è come appare, per il maturo ricercatore di neuroscienze e la giovane e stravagante amante.
La presentazione si è aperta con un passo letto dalla lettrice a cui è seguita la prima domanda di Filippo. Di fatto, quasi ogni domanda è stata preceduta dalla lettura di un passo del romanzo.
Alla domanda su come sia nata la storia, l'autore ha risposto che è stato tutto casuale, si era imposto di trovare una nuova idea su cui scrivere ed andando via per qualche giorno ne ha avuta una che poi ha sviluppato per circa due anni.
Filippo ha illustrato un po' il romanzo lanciando il motto che "nulla è come appare" e l'autore ha commentato dicendo che nel romanzo non c'è nulla di autobiografico ma che sicuramente ci sono tracce delle proprie conoscenze mediche, il filo conduttore è il non saper valutare bene le situazioni. C'è la necessità di esprimere questa difficoltà che abbiamo nella vita ed infatti il "dubbio" è quello del protagonista.
Alla domanda di chi fosse Antonello per Antonello D'attoma, l'autore ha risposto che è sempre lo stesso, medico, amico, figlio, fratello, mette la stessa passione nello scrivere così come nel suonare il piano, esercitare la professione di medico ed in tutto il resto.
Citando Kierkegaard, Filippo ha chiesto all'autore quanto fossero importanti le emozioni e se la mente ci porti alle giuste decisioni. L'autore, quindi, ha ammesso che mente ed emozioni non sono facilmente conciliabili nel nostro cervello. Citando a sua volta elementi di neurofisiologia, ci ha raccontato che il cervello primitivo ha lasciato posto al cervello limbico (quello del piacere e del dolore) e questo a sua volta al cervello razionale che si è sviluppato poi. Ricordando Rita Levi-Montalcini, il cervello primitivo ha salvato l'uomo nella preistoria ma distruggerà l'uomo nel futuro. L'istintività alla lunga prevale sulla razionalità e l'intelligenza, non conciliandosi con le emozioni, è destinata ad essere mezzo per la fine dell'uomo. L'autore ha citato anche il Papa che, secondo lui, al momento è l'unico che si può ascoltare poiché rilancia la via del bene come salvezza per l'umanità.
Si sa che inseguiamo sempre qualcosa in cui credere, nel libro c'è la figura di Giuliana, una "santa" amica per cui Filippo ha chiesto all'autore da dove nascesse questa figura. La risposta è stata che l'amica rappresenta una figura indispensabile in un particolare momento nella vita della protagonista. Giuliana è molto credente, una cattolica praticante e persone come lei sono importanti, specie in determinati contesti.
E' intervenuto quindi Piero Liuzzi, politico presente nelle vesti di uomo di cultura, che ha ringraziato l'autore per aver affrontato la complessità umana. Egli ritiene che il romanzo sia di formazione poiché non solo ricco di introspezione ma anche perché richiama l'uomo a fermarsi e riflettere. Il protagonista è "non moderno" poiché pieno di dubbi e contraddizioni che non sono propri della società di oggi.
Nel non essere moderno, il protagonista si avvicina ai fautori dell'Illuminismo interrogandosi su tutto. Non esistono solo il bianco e il nero, dobbiamo mediare per comprendere la complessità del mondo moderno.
E' intervenuta poi la presidentessa dell'associazione culturale, Annalisa Mancino, che da donna non credente che vede più che altro la cultura come chiave di salvezza per il mondo, ha chiesto all'autore che importanza avesse per lui la religione. L'autore ha risposto che il ricorrere all'antico può essere una via di fuga per la superficialità odierna, questa via può essere magari anche la religione per la semplicità dei suoi messaggi.
Ci sono quindi state poi delle citazioni di altre opere dell'autore, in primis all'opera "Nei giardini dell'anima" per allacciarsi al tema della famiglia. L'autore, che non ha figli, ha ammesso che oggi è davvero difficile il mestiere del genitore. La madre di Cesco in quest'opera è contrapposta a quella del padre di Loredana nel romanzo "La meravigliosa gioventù", una figura che le segnerà l'esistenza.
Una nuova domanda verteva sul concetto di sbaglio che è il sottotitolo del romanzo stesso. L'autore ha detto che l'errore ce lo portiamo dentro da sempre, a volte volutamente. Nel libro si fa riferimento al momento della scelta, anche pensando si finisce comunque con lo sbagliare. L'autore ritiene che esista una storia già scritta per ognuno di noi, errori compresi a cui siamo predestinati anche se, questa è piuttosto una sua provocazione, non si tratta di rassegnazione.
Sono intervenuti altri presenti, una lettrice ha ritenuto che l'errore fosse per lo più quello maschile stante nella mancanza di ascolto, da questo romanzo infatti la donna viene esaltata perché vista oltre la sua apparente superficialità.
Piero Liuzzi ha notato le assonanze del titolo del romanzo con il libro di Pasolini e con un film di Scamarcio così è arrivata la domanda circa la "meravigliosa gioventù" e la sua importanza nella formazione di ognuno di noi. L'autore ha risposto che in genere si tratta di un'affermazione a posteriori perché generalmente l'adolescente vive male la propria condizione. Un po' tutti rimpiangiamo il passato a posteriori, è catastrofico solo non avere prospettive.
E' intervenuto poi il padre dell'autore, psichiatra, che ha elogiato il figlio neurologo per aver analizzato le cause di certi comportamenti poiché secondo lui tutto dipende dalla stima nella propria persona ed anche la religione aiuta ad avere delle "certezze".
Un altro tra i presenti ha evidenziato nel romanzo la mancanza di riferimenti ideologici contrapposta alla presenza di riferimenti filosofici e quindi ha chiesto se la filosofia potesse essere un punto di riferimento nella vita. L'autore ha risposto che i protagonisti sono presi dalla quotidianità e non hanno tempo per l'ideologia, il libro è un rebus lanciato dalla parte più debole e si scoglie solo nel finale.
E' stato poi letto un passo di "A sud", la citazione è stata bellissima e così l'autore ha sottolineato che dobbiamo tutti essere orgogliosi delle nostre origini, beh, io lo sono :)!
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