Titolo: Litany
Autore: Ariase Barretta
Editore: Onirica
Collana: Visioni
Pagine: 130 p., Brossura
EAN: 9788896797174
Sinossi:
L'orrore della vita, la bellezza della vita. L'infanzia negata, vomitata, scaduta. La fantasia salvifica, ma solo per poco. Siamo il fango che abbiamo ingoiato, siamo il fiele che abbiamo bevuto. Indietro non si torna. Mai. Si può soltanto camminare sui detriti di un'esistenza immaginaria, ferirsi, annientarsi... per poi farsi stelo in una crepa, fiore in mezzo al fango, ali senza volo. Su una spiaggia desolata un Bambino e il suo Topo, una Signora, il Vecchio e, finalmente, un Uomo. Un'amicizia impossibile, una cancrena inarrestabile. E dalla fine inevitabile di tutto, la rinascita di tutto. Il dolore, la crescita, la speranza, uno spiraglio di vento. E di luce. Una litania poetica per un fiaba horror. Una metafora sull'esistenza pungente e dolorosa quanto può esserlo la bellezza così struggente che fa male.
Recensione:
Ammetto di avere fatto un po' fatica a concludere la lettura di Litany, infatti, nonostante mi avesse incuriosito sin dalle prime pagine e nonostante sia un libro abbastanza breve, l'ho abbandonato più di una volta prima di decidermi ad arrivare in fondo (scelta che ho preso soprattutto per riuscire in questo modo a recensirlo).
L'autore ci porta in un mondo onirico, senza tempo, descritto attraverso uno stile poetico, ricco, con un lessico appropriato, vario e per niente semplificato.
È diviso in paragrafi/capitoli brevi, questo modo di scandire il ritmo del libro mi è piaciuto, perché la struttura dei singoli capitoli (nei quali raramente l'autore manda a capo) rischia di rendere il colpo d'occhio della pagina un po' pesante e di scoraggiare il lettore, su di me all'inizio era andata proprio così.
Ho apprezzato molto anche le metafore e i richiami al mondo della musica, presenti soprattutto all'inizio del libro.
Il protagonista è il Bambino: un bambino, appunto, che vive insieme al Topo su una spiaggia e che è costretto a sopravvivere in un mondo che appare privo di risorse e di colori, nel quale non è facile trovare del cibo e i rapporti umani con i pochi 'abitanti' del luogo appaiono quasi inesistenti.
La Signora, una donna che vive con il Neonato, sembra odiare il Bambino e non se ne capisce molto bene il motivo, anche se appare chiaro da subito che ci sia stato, nel passato, un qualche rapporto tra la Signora e il Bambino.
Anche il Topo merita una menzione: lui vive in simbiosi col protagonista, è un amico per il Bambino, più che un animale domestico ed è il Topo a guidarlo quando lui pare non ricordarsi la strada o a fargli forza nei momenti di desolazione.
Litany non è certo uno dei classici libri da spiaggia, vista la profondità che ogni parola assume nel testo e la complessità psicologica che il contesto stesso assume assieme al Bambino e agli altri personaggi.
È una lettura da assaporare lentamente, senza cercare di arrivare alla fine in fretta, perché è facile immedesimarsi e il senso di tristezza e di desolazione che lasciano alcune delle parti di questo libro risultano difficili da digerire, ma secondo me ne vale davvero la pena.
Consiglio questo libro agli amanti delle introspezioni e della poesia e a chi cerca un libro da leggere un poco alla volta, per cogliere i dettagli che l'autore sparge nel corso delle pagine.
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