Ho trentacinque anni e mi faccio
dall’età di dodici. Ho iniziato per gioco con un paio di amici. Era estate, pioveva
e avevo trovato una copia malridotta de L’isola
del tesoro. Ci siamo messi in circolo e
abbiamo fatto girare il romanzo. Nonostante fosse ancora legale, la letteratura
aveva già quel non so che di trasgressivo, almeno agli occhi di noi ragazzini.
Insomma, abbiamo letto e fatto i fighi.
Autore: Roberto Gerilli
Editore: Speechless Books
Pagine: 412
Prezzo: ebook - gratuito; cartaceo - € 12,90
Trama
Trama
Mi chiamo Amleto Orciani e sono un libromane. Ho trentacinque anni e mi faccio dall’età di dodici, quando la lettura era ancora legale. Ho iniziato per scherzo con L’isola del tesoro e non ho più smesso.
Leggere è la prima cosa a cui penso quando mi sveglio e l’ultima prima di andare a dormire. Sono talmente assuefatto da conoscere il significato di parole come paradosso, pennivendolo e opulenza. Insomma, uno sniffa-inchiostro senza speranza.
Vivo vicino ad Ancona, lavoro come inserviente in un discount di bricolage e arrotondo spacciando romanzi alla gente della zona. La mia vita non è un granché, ma mi ci trovo. Il problema è che vorrei avere più soldi, per questo accetto di aiutare Eleonora.
La ragazza è brava, ma così folle da voler cambiare il mondo dell’editoria da sola. Per seguirla mi tocca coinvolgere amici discutibili e incontrare gente che preferirebbe vedermi morto (il Bibliotecario ti dice niente?). Meno male che ho dalla mia Caterina, una camgirl con un secondo lavoro ancora meno presentabile del primo, però non sono sicuro mi possa salvare il culo, stavolta. Se ne esco vivo, giuro che smetto di leggere. Forse.
Vietato leggere all’inferno racconta la mia storia. Non insegna qualcosa che vale la pena conoscere, non ci sono buoni sentimenti o altre cazzate ma per sballarsi con gli amici è perfetto. Provalo, e fammi sapere se funziona.
***
Amleto
è cresciuto circondato da libri e
da quando, con lo spirito ribelle
dell’adolescenza, ha iniziato a leggere,
non è più riuscito a smettere. Se vi
sembra bello, vi sbagliate perché, se solo i suoi genitori lo avessero
rimproverato, punito o messo in guardia, forse Amleto si sarebbe potuto
risparmiare terapie e riabilitazioni, avrebbe potuto evitare di passare le ore
a studiare i programmi televisivi per mimetizzarsi al meglio. Avrebbe potuto
essere normale.
I suoi genitori, invece, gli hanno
trasmesso la loro stessa dipendenza per poi ritirarsi in una comunità di
lettori, lasciandolo solo, incapace di affrontare il mondo e i tempi duri che
la legge Montag avrebbe inaugurato per i libromani.
Proprio così, leggere è diventato illegale e la lettura è stata riconosciuta come
una delle peggiori dipendenze. Non di meno l’editoria resiste e gli editori continuano a pubblicare e
distribuire libri in clandestinità.
Amleto è riuscito, non senza
difficoltà, a trovare un lavoro: si accontenta di farsi un paragrafo o due ogni
tanto e di sforzarsi di apparire normale.
Poi
arriva Eleonora che con lo sguardo incantato e il sorriso sognante ti chiede:
«Vuoi aiutarmi a fondare una casa editrice clandestina?»
Ma Eleonora non vuole spacciare libri, vuole cambiare la società ed è disposta
a pagare bene.
La nostra dipendenza ci porta
facilmente ad annoverare tra i distopici questo romanzo: un mondo in cui
leggere è illegale non può essere che il peggiore degli incubi concepibili.
Eppure Vietato leggere all’inferno è, per molti aspetti, un atto di accusa.
D’altra parte, soffermandosi sui
libri nati e distribuiti dalle case editrici clandestine, emergono caratteristiche del panorama editoriale che assottigliano la
distanza tra la finzione del romanzo di Gerilli e la più vicina e concreta
realtà.
Ogni
romanzo viene presentato come l’evento letterario dell’anno, ogni editore come
l’ente benefico che garantisce l’accesso dei lettori a simili tesori. Nessuno
si accorge che pubblicano tutti gli stessi libri? Basta confrontare alcuni dei
cartonati presenti. I temi, le storie, i personaggi, a volte persino le
copertine, sono solo varianti di un unico filone.
Superficialmente, Vietato leggere all’inferno si limita a
intrattenere il lettore, stuzzicandone l’ego. A differenza di Amleto, infatti,
si compiacerà nel riconoscersi nelle abitudini e nei vizi tipici del libromane.
Il romanzo, inoltre, esplora agilmente i territori del genere
thriller: ne rimprovera con bonarietà i cliché e non rinuncia mai alla battuta divertente. In quest’ottica, sarebbe
stato impossibile trovare protagonisti migliori.
Amleto
è il perfetto antieroe. Non lo
ammetterebbe mai, ma si crogiola nella propria dipendenza senza il desiderio di
scavare oltre la superficie: la accetta come danno collaterale di due genitori
libromani, neo-hippy senza alcuno scrupolo. Senza alcuna preparazione o predisposizione
per il crimine, si ritrova invischiato in una situazione più grande di lui ed
estremamente pericolosa: è un pesce fuor d’acqua e, suo malgrado, imbranato. Fortunatamente Eleonora e Caterina riescono
a controbilanciarlo: la prima ha carisma da vendere e a esso aggiunge
qualche asso nella manica di tutto rispetto; l’altra è la prima cotta di
Amleto, la sua migliore amica, nonché una killer professionista.
Eleonora è una sognatrice e gli occhi
le brillano quando parla del suo progetto, ma è anche tanto determinata da
saper come incendiare gli animi e riuscire a passare sopra tutto e tutti. Questo
è anche il suo peggior difetto: è pronta a prendere in mano le redini della
vita altrui, senza alcun ripensamento, pur di raggiungere il suo obiettivo.
Tanta
bellezza è però accompagnata da una serie di difetti al cui confronto il lato
oscuro di Darth Vader sembra una simpatica imperfezione. Eleonora è maniacale,
pazza e, soprattutto, pericolosa.
La
mia assuefazione suggerisce nociva
e squilibrata.
Caterina è, a dispetto di ogni
apparenza, l’angelo custode di Amleto. Senza di lei, non ci sarebbe stata
alcuna storia da leggere ed è lei ad aggiungere note un po’ truculente al
romanzo.
La fisicità delle ragazze è, fin
dall’inizio, al centro dell’attenzione e spesso è descritta con toni che ho
trovato eccessivi. Benché le battute a sfondo sessuale rimangano
caratterizzanti del rapporto del fantastico trio, mi è sembrato che le
volgarità si stemperassero con il procedere e l’incalzare della narrazione.
D’altronde è difficile non lasciarsi
trascinare dalla lettura: ho trovato che i tempi narrativi fossero perfetti,
alternando fasi particolarmente incalzanti e adrenaliniche a momenti di
distensione, nelle quali riprendere fiato insieme ai protagonisti.
Come ho già accennato, Vietato
leggere all’inferno è l’occasione di una riflessione sulla lettura, ma
anche sul mercato editoriale e, non ultimo, la scrittura. Si potrebbe prestare
a diventare il manifesto per noi lettori, libromani non ancora assuefatti.
Noi
amiamo leggere, apprezziamo la buona scrittura, ci emozioniamo di fronte alle
storie ben costruite. Noi non ci accontentiamo di romanzi di quarta categoria.
Pensate di essere le uniche? Credete che fuori da questa stanza non ci siano
altri lettori che condividano la nostra passione? Non è così. Non siamo sole!
Ci sono milioni di appassionati che vorrebbero leggere un buon libro, ma si
devono accontentare di romanzetti scialbi distribuiti da editori senza
scrupoli. Un’opera nuova e creativa è una merce troppo pura per essere
spacciata. Pericolosa. Meglio far soldi con i soliti romanzacci e tenere i
manoscritti più originali in cassaforte. È così che funziona il mercato nero.
Ma possiamo cambiarlo.
In un romanzo di questo tipo non
possono mancare le citazioni letterarie,
brevi paragrafi e battute da farsi giusto per rilassarsi un po’, ma anche
quelle cinematografiche. Gerilli
riesce ad avvicinare il suo mondo distopico al nostro inserendo riferimenti
facilmente comprensibili che non vi riporto per non rovinarvi la sorpresa.
Inoltre, non rinuncia a strizzare l’occhio ai lettori di Questo non è un romanzo fantasy!, il suo precedente romanzo: se lo
avete letto, non potete perdere Vietato
leggere all’inferno.
In ogni caso, ne consiglio la lettura a tutti i libromani: vi troverete una storia originale e a sé stante, di cui desiderare
un seguito; dei consigli di lettura e
rilettura e, ancora una volta, l’opportunità di riflettere e parlare di
ciò che abbiamo a cuore. I libri.
L’unica speranza è
la legalizzazione dei romanzi. Con una letteratura libera gli editori avrebbero
il coraggio di puntare sulla qualità, sull’originalità, sugli autori emergenti.
Sarebbero i lettori stessi a pretenderlo.
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