Recensione: LA PARANZA DEI BAMBINI di Roberto Saviano

2/16/2018

Veloce si nasce in mare, veloce si è pescati, veloce si finisce nel rovente della pentola veloce si sta tra i denti, veloce è il piacere.

Titolo: La paranza dei bambini
Autore: Roberto Saviano
Editore: Feltrinelli - novembre 2016
Pagine: 348
Prezzo: cartaceo - € 18,90; flessibile - € 9,90; ebook - € 6,99

Trama
Dieci ragazzini in scooter sfrecciano contromano alla conquista di Napoli. Quindicenni dai soprannomi innocui - Maraja, Pesce Moscio, Dentino, Lollipop, Drone -, scarpe firmate, famiglie normali e il nome delle ragazze tatuato sulla pelle. Adolescenti che non hanno domani e nemmeno ci credono. Non temono il carcere né la morte, perché sanno che l'unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Sanno che "i soldi li ha chi se li prende". E allora, via, sui motorini, per andare a prenderseli, i soldi, ma soprattutto il potere. "La paranza dei bambini" narra la controversa ascesa di una paranza - un gruppo di fuoco legato alla Camorra - e del suo capo, il giovane Nicolas Fiorillo. Appollaiati sui tetti della città, imparano a sparare con pistole semiautomatiche e AK-47 mirando alle parabole e alle antenne, poi scendono per le strade a seminare il terrore in sella ai loro scooter. A poco a poco ottengono il controllo dei quartieri, sottraendoli alle paranze avversarie, stringendo alleanze con vecchi boss in declino. Paranza è nome che viene dal mare, nome di barche che vanno a caccia di pesci da ingannare con la luce. E come nella pesca a strascico la paranza va a pescare persone da ammazzare. Qui si racconta di ragazzini guizzanti di vita come pesci, di adolescenze "ingannate dalla luce", e di morti che producono morti.

***

È un episodio rivoltante quello che apre La paranza dei bambini e presenta la banda di Nicolas, ’o Maraja. Sono in molti quando accerchiano un ragazzo la cui colpa è quella di avere messo troppi like alle foto di Letizia, la fidanzata di Nicolas. La punizione che gli infliggono è esemplare e annientante; in men che non si dica è sulla bocca di tutti.
Ma ’o Maraja non ha tempo di godersi una così piccola rivalsa e può rimandare il momento in cui calmerà la fidanzata che, a quanto pare, non è contenta del suo gesto. Capirà.

Perché non c’era tempo da perdere. Non c’era tempo per crescere.

Anche se ha quindici anni, Nicolas non ha tempo perché vuole entrare al Nuovo Maharaja, un locale di Posillipo, e avere il posto assicurato. ’O Maraja aspira a fare soldi e non ha importanza come, ma soprattutto vuole il potere di comandare ed essere rispettato.
Va bene, allora, anche spacciare perché non importava nulla, a loro, di come si facessero, l’importante era farne e poi allargare il giro, fare una paranza per conquistare un quartiere dopo l’altro.

È solo un romanzo, ma non è difficile credere alla realtà raccontata da La paranza dei bambini. ’O Maraja, Drone, Stavodicendo e gli altri personaggi principali sono certamente nati dalla penna di Saviano e dalla necessità di raccontare qualcosa di vero, a partire dal sogno di comandare e tenere in pugno tutta Napoli.
La scelta di un narratore onnisciente non è sufficiente per mantenere le distanze dalle vicende. Il lettore è, anzi, calato dentro ai pensieri di Nicolas, un ragazzo che potrebbe essere come tanti altri e, invece, sogna che il suo nome, ’o Maraja, sia noto, rispettato, temuto. A poco a poco, inevitabilmente si assume la sua visione della realtà in una sorta di sovrapposizione che non riesce a cancellare l’orrore che le sue imprese possono suscitare.
La brama di arrivare, di affermarsi, più opprimente della sete di denaro, è mitigata dalla freddezza calcolatrice che permette a ’o Maraja di guidare i suoi amici e di fare di quel gruppo una famiglia di fratelli che si sono scelti, che hanno riconosciuto la sua autorità e sono diventati una paranza. La paranza è famiglia, cancella i legami di sangue, ne crea di nuovi.

La paranza finisce subito come nasce così muore. Frienn’e magnanno, friggendo e mangiando.

Fa rabbrividire e quasi ferisce la spietatezza di cui sono capaci ’o Maraja e i suoi paranzini. Colpisce la quasi totale mancanza di scrupoli in questi ragazzi educati alla violenza e all’uso delle armi dalle serie tv, dai film e soprattutto da youtube.
Dal punto di vista stilistico la scrittura di Saviano, alla quale mi approccio per la prima volta (shame on me!), mi ha sorpreso moltissimo. La lettura è scorrevole e, sebbene gli eventi siano numerosi e il ritmo incalzante, la narrazione è condotta con saldezza e nemmeno per un attimo ho avuto l’impressione di essermi persa in uno dei vicoli in cui i ragazzi svoltano nelle loro corse in motorino.
Ho particolarmente apprezzato l’inserimento di espressioni dialettali che contribuiscono alla collocazione spaziale delle vicende e vivacizzano la narrazione. Come esplicita Saviano in una nota conclusiva, il napoletano proposto non è quello parlato e non segue la trascrizione classica, ma è frutto di una ricerca dell’oralità propria di una lingua all’interno di un romanzo che deve rimanere accessibile ai più.
Con La paranza dei bambini Saviano svela i meccanismi della criminalità organizzata e raccontando l’ingresso di un gruppo di ragazzini in un mondo grande e pericoloso, denuncia la trasformazione in atto nel sistema della mafia. La storia di Nicolas, Dentino, Biscottino e gli altri non è una storia universale, ma si percepisce la conoscenza profonda di una situazione mutevole e tra le righe emerge una realtà scomoda, spesso edulcorata, che anche i fatti di cronaca ci costringono a smettere di ignorare.

A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano.





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