Nelle fila del suo esercito
Teodorico vanta un’eccezionale generale: la principessa Amala, già promessa
sposa del nobile Eutarico. Come Teodorico (e lo stesso Eutarico che nel
romanzo, però, rimane solo un nome), Amala è ispirata alla figura storica di
Amalasunta.
Simoni dà proprio a questo
personaggio un ruolo di primo piano, raccontandoci di una donna guerriera
animata dal desiderio di dimostrarsi all’altezza non soltanto del padre ma
anche degli imperatori romani, dei quali si sente futura erede, portando la
pace tra Goti e Latini e conquistando l’ultimo territorio e fonte di ricchezze,
l’inaccessibile Vaèl.
Vaèl è, infatti, il regno dei Salvanes,
un popolo il cui aspetto testimonia lo stretto legame con la natura attraverso
chiome fiorite, artigli e corna. Il Nesso, così è significativamente
chiamato il legame, unisce i Salvanes tra loro consentendogli di sentire
come un solo essere vivente e di proteggere il regno.
Se da un lato l’interesse per Vaèl
è dettato dalla cupidigia, dall’altro la paura verso la diversità e il potere
misterioso dei Salvanes rende imperativo l’annientamento.
La sicurezza di Vaèl non dipende
soltanto dal Nesso, ma anche dai figli di Tanna, un gruppo di giovani
Salvanes addestrate per muoversi al di fuori del regno e raccogliere
informazioni. Uno di loro è Dola, un ragazzo umano salvato e cresciuto dai
Salvanes.
Sebbene senta di appartenere ai
Salvanes e abbia accesso al Nesso, Dola è vittima di una diffidenza pronta a
tradursi in emarginazione ed esclusione.
La prima a sospettare della sua
genuinità è Ilde, la principessa dalla quale dipende il destino di Vaèl. Benché
la linea di successione la designi come legittima erede, infatti, il suo
accesso al Nesso è così debole che la Rajetta, la corona che la legherà per
sempre ai Salvanes, continua a respingerla.
La conquista di Vaèl e la salvezza dei Salvanes muovono gli eventi di Dolomites che, tuttavia, fa presa soprattutto sulle tematiche portanti della storia: l’incontro tra popoli diversi nell’aspetto quanto nella cultura, il sentimento di appartenenza e la necessità di trovare la propria strada.
Benché la narrazione alterni i
punti di vista dei tre protagonisti, portando il lettore a parteggiare per
l’uno o per l’altro, non sempre risulta equilibrata: a volte il capitolo dura appena
il tempo necessario a adattarsi al nuovo focus. Riconosco, però, che si tratta
per lo più di un’esigenza soggettiva e della curiosità di approfondire la
psicologia di ciascun personaggio.
Si rivelano interessanti anche i
personaggi secondari,
le spalle degli eroi. Su tutti spicca Spina, con la sua irriverente schiettezza
e l’abilità con i pugnali, ma altrettanto interessante è Flavius, fratello di
Ilde e possibile erede al trono.
Per il lettore, infatti, è
difficile conservare la prima impressione su Flavius collocandolo nella schiera
dei personaggi positivi o in quella dei negativi. D’altra parte, Simoni delinea
similmente anche le sue protagoniste: ombra e luce caratterizzano sia Amala che
Ilde, facendone apprezzare la complessità. Ardua l’impresa per chi voglia
stabilire chi agisca nel bene o nel male.
In generale la lettura è molto
scorrevole e si adatta al ritmo degli eventi, sebbene il finale possa risultare
un po’ fulmineo. Inoltre, per quanto abbia trovato originale l’impianto di Dolomites
per i riferimenti alla storia e alle leggende ladine, mi sarebbe
piaciuto che l’ambientazione avesse più spazio e fosse più dettagliata.
Nel complesso, comunque, Dolomites.
Cuore di rovi è un romanzo piacevole, che affronta più o meno
esplicitamente temi importanti e si ancóra al territorio italiano, ricordando a
tutti le potenzialità delle tradizioni locali.
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