Titolo: Regina di fiori e radici
Autore: Laura MacLem
Editore: Selfpublishing - 7 settembre 2015
Pagine: 304
Prezzo: Brossura - € 10,39; Ebook - € 3,99
Trama
Quasi nulla di
quello che è stato detto riguarda me, nonostante sia la mia storia.
Si è narrato
della passione di mio marito, della disperazione di mia madre, della decisione
di mio padre. Si è parlato della sofferenza dei mortali e dei riti che da
allora vengono compiuti, per far sì che ciò che accadde non debba mai più
ripetersi. Si sono narrate storie parallale e storie contrastanti, si ricordano
particolari suggestivi, ma di ciò che riguarda me, di ciò che accadde a me,
sembra si conosca ben poco.
Eppure è la mia
storia.
Non è la storia
di Ade, il signore dell’Oltretomba, delle anime dei defunti e di tutto ciò che
cresce nel sottosuolo; non è la storia di Demetra, la Madre Terra che errò
nel mondo alla ricerca della sua unica figlia, scomparsa nella tenebra di
Erebo; e, certamente, non è la storia di Zeus, che permise tutto ciò avvenisse,
finché i mortali non gli ricordarono, attraverso la loro mortalità, ciò che
doveva fare. In questa storia ci sono anche loro, ma non è la loro storia.
È la mia.
La storia della
dea della primavera e regina dell’Averno, contesa tra due mondi, finché la
contesa non mi obbligò a compiere la mia scelta.
Quasi nulla si
sa di ciò che significò, per tutti. Eppure rese il mondo ciò che è.
Perché io sono
regina di fiori e radici.
Io sono
Persefone.
***
Adoro la
mitologia in generale, quella greca in particolare, pertanto potevo lasciarmi
scappare questa rivisitazione? Considerando poi che dell’autrice avevo già
letto e apprezzato Incanto di cenere,
retelling della fiaba di Cenerentola, e avevo potuto saggiare la sua bravura,
ero abbastanza certa che Regina di fiori
e radici mi sarebbe piaciuto.
A lettura
ultimata, dire che mi è piaciuto sarebbe decisamente riduttivo: mi sono innamorata di questo romanzo.
Il mito a cui si ispira è piuttosto
conosciuto, sicuramente uno dei più famosi: il rapimento di Persefone da parte di Ade e la conseguente diatriba
tra il dio dei morti e Demetra, madre della fanciulla. Tuttavia, vi siete mai chiesti cosa ne pensasse
Persefone del conflitto tra due persone così importanti nella sua vita? Se
abbia accettato di buon grado la decisione finale di Zeus di passare sei mesi
sulla Terra e sei nell’Averno?
Ebbene,
l’autrice sì (e lo spiega molto bene nella postfazione, che vi consiglio di
leggere) e risponde a modo suo nel
romanzo a questi quesiti.
In uno dei miei primi ricordi – e so che è
uno dei primi perché, in quelli che vengono dopo, l’erba e le zolle profumate
sono lontane quanto possono esserlo dalla statura di una fanciulla e non da
quella di una bimba – un fiore cadeva dal mazzo.
Dopo aver colto
dei fiori per farne dono alla madre, Demetra le spiega che ogni creatura non divina è mortale e come tale destinata
all’Averno.
Ed è quello il
suo primo contatto con la morte e il momento che darà il via gli eventi
successivi, perché Persefone da quel giorno dona i fiori recisi ad Ade,
suo zio e re dell’Averno.
I
fiori sotto il ciliegio erano secchi.
Non
appassiti, ancora in grado di riaversi, se immersi nell’acqua fresca addolcita
con il miele: erano rigidi e anneriti, privi di qualsiasi vita, come se una
fiamma li avesse disseccati di colpo.
Il re dell’Oltretomba aveva accettato il mio
dono.
Ade è un dio temuto e odiato da mortali e
dei. Eppure Persefone non riesce a odiarlo, ne è anzi affascinata, pur non
avendo avuto mai modo di incontrarlo. Riflette sul ruolo della morte e del
regno del sottosuolo rispetto alla vita, che le è così familiare.
“Non si pronuncia il suo nome!” Mi
rimproverò Artemide.
“Non si parla di lui,” precisò Atena,
“domina l’Averno e il sottosuolo e governa un reame immenso, nel quale tutti i
mortali dovranno recarsi, alla fine del loro ciclo terreno. Lo temono come non
temono neppure Zeus.”
Per un fugace momento mi tornarono alla
mente i fiori disseccati. Ma ero stata io a coglierli. Se c’era qualcuno
colpevole di averli uccisi, ero io: non certo il dio che, se mai, aveva il merito
di averli accettati nel proprio reame.
Ed è proprio questa sua curiosità che una
notte la spinge ad assistere ai riti in onore del dio. E in quell’occasione
viene salvata proprio da Ade, quando Aristeo, divinità minore, tenta di stuprarla
prima e di strangolarla poi. È il suo unico incontro con lo zio, prima del
rapimento.
Questo è solo il principio del romanzo,
di cui ho voluto solo darvi un assaggio senza rovinarvi la sorpresa, perché,
sebbene a grandi linee la vicenda sia nota,
l’autrice ha utilizzato la mitologia a suo piacimento e rivelando troppo vi
negherei il piacere di scoprire come abbia plasmato il mito.
Nel corso della
storia fanno la comparsa personaggi ben conosciuti, a cui Laura MacLem ha
attribuito una caratterizzazione del tutto personale. Mi è particolarmente a cuore l’inserimento del mito di Orfeo ed
Euridice, uno dei miei preferiti, che ho amato rivivere attraverso gli
occhi di Persefone.
L’originalità del romanzo sta proprio nella
figura della dea della primavera e nella sua caratterizzazione: è lei la protagonista, è lei che ci
racconta cosa sia veramente successo. Prende
forma dalla penna della MacLem una Persefone gentile, ma forte, non passiva
agli eventi. L’autrice le dà la voce che per troppo tempo le è stata
negata, ne esce fuori un’eroina molto moderna, che non accetta di essere divisa
dalle due persone che più ama.
Con un sorriso, mi accontentò, come faceva
sempre, perché mia madre mi ha sempre amata e io ho sempre amato lei. Strano,
pensare che fu il fatto che tutti mi amassero a causarmi tante sofferenze.
Ade è l’altro personaggio con più presenza
scenica e che, quindi, conosciamo meglio, insieme a Persefone. Il ritratto
offertoci dall’autrice è di un dio
giusto, ma inflessibile; all’apparenza è freddo e distante, ma è capace di
amare la moglie in modo totale.
Rendere il rapporto tra i due non era
semplice, considerato soprattutto il fatto che è un matrimonio nato dal
rapimento. Eppure ci viene mostrato come
le radici per l’affetto e l’amore tra i due si siano formate molto tempo prima
di quell’evento, un rapporto che nasce dal dono di fiori e uno scambio di
sguardi.
Lo stile è un
altro punto a favore del romanzo. È
descrittivo nella giusta misura, le parole sono ponderate e scelte con
attenzione, e ha il sapore del mito e
della fiaba. Già lo avevo apprezzato in Incanto
di cenere e qui ho avuto la conferma dell’abilità di Laura MacLem.
Regina
di fiori e radici è una storia
d’amore, di crescita, di presa coscienza del proprio potere e della propria
individualità, di ribellione alle imposizioni. È la storia di una ragazza,
una dea, che fa sentire la sua voce al mondo.
È un romanzo che
mi ha conquistata completamente in tutti i suoi aspetti e lo consiglio
vivamente.
Fate attenzione,
scorrete le pagine anche dopo la bibliografia, perché c’è una piccola sorpresa:
un racconto bonus davvero delizioso.
Potete trovare un ulteriore extra Sale di primavera, stavolta dal
punto di vista di Ade, scaricabile gratuitamente sul sito dell’autrice
cliccando qui.
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