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Recensione: TIGER FIGHTERS. IL NODO DEL TEMPIO di Dilhani Heemba

Ci sono cuori che nel caos si ritrovano, ci sono battiti che urlano più forte dei demoni di questo mondo.

Sono stata molto fortunata quest'estate: ho letto libri di cui mi sono innamorata. Tiger Fighters. Il nodo del tempio è uno di questi ed è diventato uno dei miei preferiti.

Titolo: Il nodo del Tempio (Tiger Fighters #1)
Autore: Dilhani Heemba
Editore: autopubblicato
Prima edizione: 14 giugno 2016
Pagine: 551
Prezzo: Ebook - € 2,99; Cartaceo – € 16,11

Trama
L'India ha distrutto l'Occidente e ora ha un governo dittatore che inquina il mondo. I Tiger Fighters, in cambio del sangue di Shiva, hanno promesso di combattere i demoni e il governo, erigendo templi e stringendo nodi, distruggendo fabbriche e assassinando.
La famiglia di Daksha è stata allontanata quando suo padre li ha maledetti, ritenendoli responsabili della morte della madre. Anni dopo, il padre incendia un tempio per vendicarsi e scioglie involontariamente uno dei nodi che trattiene i padri dei demoni, i rakshasa. I Tiger Fighters partono alla ricerca di Daksha, nella speranza che possa rivelare loro dove sia l'uomo e obbligarlo a rifare i nodi. Daksha, però, li ha rinnegati per tutta la vita, crescendo in fretta sulle strade di Delhi, tra incontri clandestini e cacce ai demoni e frequentando gli ambienti più marci dei ricchi imprenditori e, proprio ora che è a capo del gruppo governativo che combatte sul campo i Tiger Fighters, non ha alcuna intenzione di stare dalla loro parte. O almeno crede. Perché la strada della vendetta non appare più così facile, quando ci sono di mezzo le ingiustizie, la morte e un passato non del tutto privo di ricordi felici che ora sembra darle la caccia. 

***

Nelle vene di Dashka scorre il sangue di Shiva, che lo ha donato ai tamil, uno dei popoli dell'India, per dar loro il potere e la forza di vincere i demoni che riescono a raggiungere la terra. I Tiger Fighters, però, hanno abbandonato la sua famiglia nel momento di maggior bisogno e Dashka ha dovuto trovare la sua strada. Combattere perché è nel suo sangue e, soprattutto, nella sua indole. E perché le occorre denaro per crescere, proteggere e curare Mili, la sorella. 

Io e mia sorella eravamo piccole e nessuno ci ha voluto tenere. Mia sorella, a tre anni, aveva già i sintomi del morbo G869, quello che la costringeva a stare piegata e che peggiorando poteva bloccarle tutta la spina dorsale. Senza mia madre, senza mio padre, quella era peggio di una vita maledetta.

Come i Tiger Fighters, anche Dashka combatte i demoni. Da quando suo padre è sparito, però, si imbatte sempre più spesso nei rakshasa, spiriti più potenti e pericolosi, nei Tiger Fighters e in Keyton Sharma. 

Se la saga di Nuova Terra aveva presentato la Heemba come un'autrice atipica, Tiger Fighters mostra una penna più matura, una ricerca più profonda che ne conferma l'originalità e, a mio avviso, la rende ancora di più un'outsider nel panorama odierno.
I suoi romanzi non sono mai semplici e, come sanno bene i suoi personaggi e i suoi lettori, non scelgono mai la strada più facile e felice. Credo che sia proprio questo a renderli diversi. Pur fondendo urban fantasy e distopia, Tiger Fighters ha le sue radici nella realtà più cruda e spietata, che destabilizza e non lascia scampo
L'attaccamento alla dimensione reale è l'aspetto che penso di aver amato di più perché ha reso i protagonisti, le voci che si rincorrono in Tiger Fighters, più concreti e imprevedibili. Hanno uno spessore che solo la vita può dare e, anche se al lettore non è dato conoscerla tutta, è evidente che sia ben nota all'autrice. 
I personaggi di Tiger Fighters sono sfaccettati e complessi, caratterizzati da contraddizioni squisitamente umane. Nessuno è risparmiato da ombre e sentimenti negativi e tra tutti è proprio Daksha, la protagonista, a farne sfoggio. 
Riottosa e sanguigna, Daksha vive per vendicarsi. La sua vita è una collezione di scelte che non ha potuto fare, di scelte che ha fatto, e che sarebbe fin troppo facile definire sbagliate, e di amore e di sentimenti confusi che le impediscono di non ferire le poche persone care e di non lasciarsi ferire. 
Daksha non è una protagonista con la quale entrare in sintonia e nella quale immedesimarsi. È troppo dura, troppo spigolosa. Eppure mi ci sono affezionata: il suo punto di vista è, d'altra parte, quello privilegiato all'interno di un romanzo che ne alterna diversi. 
A Daksha e alla sua storia viene lasciata la narrazione in prima persona, mentre gli altri punti di vista sono in terza persona. Ogni personaggio ha, tuttavia, un proprio spazio e una particolare caratterizzazione. La Heemba tira a uno a uno i fili di storie diverse, li tende per mostrarne l'individualità e solo dopo lascia che le vicende si incontrino e si intreccino fino a diventare il tessuto unico e ruvido che è Tiger Fighters.
Sarebbe facile, soffermandomi ancora sui personaggi, proseguire con Kajal, la ragazzina che Daksha accoglie quasi come una sorella e una protetta e che diventerà la sua più grande amica. E ancora, con un sospiro innamorato, potrei assicurarvi che il fascino di Keyton non ha rivali e che Ravih è adorabile, ma il personaggio più interessante, per me, rimane Oleg Mikhail
Fin dalla sua entrata in scena, Oleg Mikhail è un personaggio capace di suscitare sentimenti contrastanti: è inquietante, eppure vi è in lui una dolcezza che provoca empatia e tenerezza
Lo spessore dei personaggi è sostenuto dalla meticolosa costruzione del mondo in cui si muovono. La Heemba aveva già fatto sfoggio, nei romanzi precedenti, di un'immaginazione vivace e di un'attenzione particolare all'ambientazione. Pur avendo apprezzato la saga di Nuova Terra e Le figlie di Ananke, in Tiger Fighters la Heemba supera se stessa facendo dell'ambientazione il punto di forza del suo nuovo romanzo.
Tiger Fighters è ambientato nell'India di un futuro indefinito. Dopo aver vinto la guerra contro l'Occidente e averne accolto i profughi, sfuggiti a bombe e radiazioni, l'India continua a vivere in una dimensione in cui il tempo sembra essersi fermato. 
Le religioni, le tradizioni e persino le caste continuano a esistere nei secoli e avanzate tecnologie coesistono con miseria e malattie. L'India è la terra delle contraddizioni, dei colori sfavillanti e della polvere, del fango e dalla fame degli slum. In un mondo agonizzante per i veleni dell'inquinamento, la disparità economica si manifesta nelle cupole che purificano l'aria proteggendo i ricchi da malattie che solo loro possono permettersi di far curare. 
Nell'India di Tiger Fighters, dunque, si scorge l'India di oggi e nella moltitudine caotica di culture e tradizioni la Heemba riesce a coglierne dei caratteri essenziali. 
Tiger Fighters è una storia di battaglie sociali e guerre contro demoni, reali e interiori, ma è anche una storia di colori e sentimenti e amore. Ed è chiaro che mi riferisco all'amore nato tra me e Keyton.
Dilhani Heemba non ha paura di assumersi qualche rischio e affronta temi delicati e difficili, che possono (è inutile fingere che non sia così) infastidire alcuni lettori. Personalmente io ho amato anche questo e ho apprezzato il coraggio che l'autrice ha dimostrato, scegliendo di seguire ogni sfumatura che una terra a noi lontana e la caratterizzazione dei suoi personaggi le hanno suggerito. 
Primo di una serie, Il nodo del tempio si conclude con un cliffhanger che, se non enorme, lascia ancora più desiderosi di un seguito. E questo è l'unico difetto che riconosco al romanzo, che rimane comunque un inizio più che promettente per una saga da cui mi aspetto scintille. 
Ho amato Tiger Fighters. Il nodo del tempio e vi consiglio di leggerlo: vorrei che annotaste tutti il titolo perché è raro imbattersi in un romanzo tanto originale e promettente. Sono quasi certa che in libreria non si trovi nulla del genere, anche si dovrebbe.




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