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Recensione: Fantastorie - racconti immaginifici tra memoria e futuro, di Antonio Campanile





Titolo: Fantastorie - racconti immaginifici tra memoria e futuro

Autore: Antonio Campanile

Casa editrice:  Les Flaneurs Edizioni

Prezzo: 10 euro

Sinossi: 

Racconti immaginifici tra memoria e futuro - Le suggestioni di una vita intera prendono forma nei racconti di Antonio Campanile. Un oggetto, un brano musicale, un viaggio reale o immaginifico, una parola origliata per caso e lasciata cadere lì: tutto questo ritorna con insistenza alla mente dell’autore, per essere trasferito sulla pagina bianca e acquisire un significato nuovo, più profondo. Il fil rouge delle storie narrate è la memoria, che si fa più lucida e vivace nello sforzo di ricordare, ma anche nel suo slancio verso il futuro. Racconti dalle sfumature più intimistiche – su una donna-angelo volata via, sulla cantina della nonna, su un ulivo dell’infanzia – si alternano ad altri in cui dominano l’ironia, i giochi di parole, la passione per l’Intelligenza Artificiale. Ne deriva un viaggio affascinante, personale ma allo stesso tempo universale, tra le pieghe dell’animo umano.


Recensione

Credo di non aver mai nascosto che a me le raccolte di racconti piacciono, e non poco. Li trovo adatti ai periodi stressanti, ma anche ai periodi nei quali si desidera mantenersi meno impegnati in pensieri, quindi, per esempio, le vacanze. Con questo però non intendo dire che siano racconti leggeri e inconsistenti, anzi: alcuni sono divertenti e ironici, altri più seri e introspettivi, ma quasi tutti lasciano spunti interessanti su cui riflettere e si prestano bene a una seconda lettura. 

L'autore ha creato per noi lettori un cammino che idealmente va dal passato al presente, fino ad arrivare al futuro. Nonostante i temi siano molti e diversi l'uno dall'altro, non ho potuto fare a meno di dare ragione alla sinossi, perché c'è un tratto comune a tutti i racconti: la memoria; il secondo tratto distintivo è la terra, in particolare Mola, che soprattutto nei primi racconti è protagonista.

L'ambientazione è il punto di forza di parecchi dei racconti, anche se non viene descritta moltissimo c'è, aleggia nell'aria ed è nei piccoli particolari. I protagonisti hanno tutti la loro parte, essendo quasi tutte storie di poche pagine non è possibile che abbiano chissà quale caratterizzazione approfondita, ma sono definiti e credibili nel contesto dei racconti.

All'autore piacciono i giochi di parole, ce lo dimostra in "Sniffo!", ma soprattutto in  "Non storia", una storia davvero difficile da inquadrare, perché in effetti non saprei dire di cosa parli, potrei dire che spiega ciò che non racconta, ma probabilmente aggiungerei solo confusione all'idea che potreste farvi molto meglio leggendo la raccolta.


Senza dubbio, alcuni racconti mi hanno colpita di più tra questi vorrei citare Chat si gira, uno dei più originali nella forma e nell'ambientazione, che tratta di socialità ai tempi dei social in modo diretto e semplice e nel quale l'autore non ha evitato di aggiungere dettagli ironci.

Ne Le stelle di Olivood ho riassaporato parte della mia infanzia. Sebbene io sia originaria del Veneto e non della Puglia, questa storia mi ha fatto tornare in mente la campagna nella quale vivevo da bambina, gli alberi sui quali mi arrampicavo e la gioia di sapere che ciascuno di essi aveva una storia ed era collegato a dei ricordi. Tra i racconti che parlano della terra, è di certo quello che ho preferito, nonostante abbia apprezzato molto anche gli altri.

Il gioco della memoria è invece un racconto che mi ha inquietata e colpita.

Nel complesso, la raccolta mi è piaciuta e credo che la rileggerò in futuro, ammetto che alcune storie non mi hanno appassionata particolarmente, ma scegliendo questo tipo di letture riconosco che sia inevitabile che ciascuno di noi abbia le proprie preferenze.

Consiglio questo libro agli amanti dei racconti e delle storie un po' nostalgiche, perché pare esserci nostalgia anche in quelle che trattano del futuro, e a chiunque desideri leggere qualche cosa di breve, ma non necessariamente qualcosa di completamente frivolo, dopo una giornata stancante o anche sotto l'ombrellone.



 Tre cuori e mezzo


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